Italia-Brasile 3-2: le emozioni restano, la docuserie delude

Italia-Brasile 3-2: le emozioni restano, la docuserie delude. La ricorrenza è significativa, sono trascorsi 40 anni da quel 5 luglio 1982: nei quarti di finale del Mondiale in Spagna, che la formula di allora faceva giocare con fasi a gironcini, l’Italia di Bearzot cancellò con due memorabili vittorie i dubbi alimentati dalle partite con Perù e Camerun e con un passaggio del turno striminzito. Battendo prima l’Argentina di Maradona e poi il Brasile di Socrates, Zico e Falcao, la Nazionale volò verso il suo terzo titolo mondiale, che avrebbe conquistato battendo in semifinale la Polonia e in finale la Germania.
Quell’Italia-Brasile, partita diventata storica, un po’ come era stata Italia-Germania 4-3 ai Mondiali di Mexico’70, è uno di quegli eventi in cui ci si ricorda per sempre: dove si era, con chi e come si visse. Personalmente fu un lampo di gioia in un periodo difficile. Non a caso vidi la partita in Caserma, al Centro Sportivo dell’Aeronautica, a Vigna di Valle, insieme con l’amico Giorgio Bertotti, di Trento, che avrebbe poi ricoperto anche il ruolo tecnico nell’atletica e di preparatore atletico nella pallavolo con l’Itas Trentino. Tutti noi avieri liberi da incombenze, radunati nella sala con un grande schermo. Bello viverla in compagnia, certo, ma avrei preferito vederla a casa, accanto a mio padre, con cui poi avrei vissuto i successi su Polonia e Germania.

Tutto questo per dire che la docuserie attualmente su Sky e Now, doveva raccontare un momento importante per lo sport italiano e per il Paese. Ci riesce solo parzialmente. Le emozioni che furono restano e certi passaggi fanno ancora venire la pelle d’oca, ma le tre puntate sono risultate a mio avviso deludenti e ristrette. Concepita come una partita, la serie si articola in tre episodi: la presentazione, il primo tempo, il secondo tempo.
Sul senso di incompletezza pesa probabilmente il fatto che sia stata Sky a produrla: le immagini Rai (che riportano in primo piano la telecronaca di Nando Martellini e fanno apprezzare la voce unica, senza accavallamenti tra affiancatori opinionisti talvolta di dubbia o mediocre qualità), l’unica tv che trasmise la partita in Italia, sono ridotte all’essenziale e non appagano lo spettatore. Né il nuovo, né il vecchio che vorrebbe rivivere e ricordare. Molte immagini appartengono al docu film di Michele Plastino e come raccordo, che sa tanto di riempitivo alla lunga stucchevole e sostanzialmente inutile, sono ricostruire scene calcistiche a freddo, con figuranti che indossano le maglie di Italia e Brasile. Alla lunga perfino irritanti e non certo coinvolgenti.

Perché solo quattro azzurri?

Altro punto debole di una serie che avrebbe potuto e dovuto essere quasi definitiva su quel giorno meraviglioso: la scelta delle persone da intervistare. Ci sono solo quattro calciatori azzurri: Zoff, Gentile, Conti e Bergomi. Perché non anche Tardelli e Cabrini, Graziani e Antognoni, Collovati e Oriali? Paolo Rossi e Gaetano Scirea non ci sono più (come il ct Bearzot), ma perché non andare a farsi raccontare quel giorno dalla signora Mariella moglie di Scirea, e magari dalla prima moglie di Rossi, la signora Simonetta? Anche un solo intervento: ma avrebbe arricchito doverosamente l’opera.
Tra i brasiliani non si è data voce a Falcao o Zico. Hanno parlato Cerezo, Eder, Serginho. Di quella Selecao non ci sono più il portiere Valdir Peres e Socrates, purtroppo prematuramente scomparsi.
E pure se guardiamo gli addetti ai lavori, i giornalisti interpellati, manca qualcosa. Darwin Pastorin e Mario Sconcerti risultano testimoni preziosi, ma perché non far parlare anche altri, sia quelli che allora erano diventati i nemici della Nazionale, sia ad esempio Italo Cucci, che a quella squadra e a Bearzot non fece mancare il suo sostegno. Mi è piaciuto invece rivedere il fotografo Giuseppe Calzuola, che lavorando tanti anni al Corriere dello Sport ho avuto modo di conoscere.

L’umanità (e l’errore) dell’arbitro Klein

Quando sono in scena i calciatori, il film cattura. Il racconto di Bruno Conti, i ricordi di Dino Zoff, la commozione di Claudio Gentile, la lucidità di Bergomi risultano perle preziose e acuiscono il rammarico per ciò che avremmo potuto ascoltare dagli assenti. Bello che ci sia anche l’arbitro israeliano Klein, che appare così umano nella sua preoccupazione della vigilia per il figlio al fronte e così onesto nel riconoscere che se allora ci fosse stato il VAR (o la VAR), il gol di Antognoni non sarebbe stato annullato (colpa del guardialinee) e Italia-Brasile sarebbe finita 4-2.

La scheda

Italia vs Brasile 3-2 – La partita”, di Giovanni Filippetto. Tre puntate attualmente su Sky e Now. Scritta con Luigi Cruciani, Piero Trellini e tratta da “La partita. Il romanzo di Italia – Brasile” di Piero Trellini, per la regia di Jacopo Rondinelli. Tra i personaggi coinvolti nella serie grandi protagonisti come Dino Zoff, Claudio Gentile, Giuseppe Bergomi, Bruno Conti, Toninho Cerezo, Serginho Chulapa, Éder Aleixo de Assis, Abraham Klein.

Il trailer di Italia-Brasile 3-2, la docuserie

Italia-Brasile 3-2, la radiocronaca di Enrico Ameri

Enrico Ameri racconta Italia-Brasile
Italia-Brasile 3-2, 5 luglio 1982. La prima pagina del Corriere dello Sport del 6 luglio
La prima pagina del Corriere dello Sport

Leandro De Sanctis

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