SPORT E MEDICINA Concussione cerebrale, gli atleti rischiano senza saperlo

 Sul Corriere dello Sport-Stadio di oggi 1 dicembre 2016

L’occasione è offerta dal Congresso della Federazione Medici Sportivi. Il presidente Maurizio Casasco, 62 anni, pavese di Rivanazzano, affronta senza mezze misure un tema delicato e non esita a bocciare il calcio, lo sport più seguito in Italia, sulle emergenze durante le partite. «Quando succede qualcosa di tragico, muore qualcuno, ci si ferma una settimana e poi si ricomincia come prima – osserva Casasco – Il calcio è il peggiore sulle emergenze di gara. Dovrebbe seguire l’esempio del rugby, dove quando qualcuno si fa male attorno a lui spariscono tutti, ognuno sa esattamente cosa fare, all’infortunato si mette subito un collare se ha subito un trauma al collo. Nel calcio ci vedono situazioni assurde quando qualcuno si fa male. Tutti gli sono sopra, lo toccano, gli muovono la testa. Dovrebbe essere sempre trasportato su barella rigida, ma non accade, a volte i barellieri sono improvvisati».
    Già, sul web ci sono tanti video che testimoniano in modo tragicomico quanta poca attenzione ci sia riguardo questo aspetto. In quasi nessuno stadio, non solo in Italia ma anche ai Mondiali o agli Europei, c’è la macchinina del golf, con barella rigida, che trasporta fuori campo giocatori infortunati. A chi spetta dare regole precise e farle rispettare? Casasco ha fiducia nella Federcalcio: «Tavecchio sta lavorando bene».
    I Medici Sportivi sono pronti a recitare un ruolo primario nell’evoluzione culturale del Paese, e non si tirano indietro, anzi: «Guardiamo al futuro, confermando la figura centrale dell’atleta e la tutela della sua salute puntando sulla specificità della nostra professione». Dopo la morte in campo di Morosini si parlò tanto di defibrillatori, il presidente Casasco al riguardo mette a fuoco una problematica più ampia. «La presenza dei defibrillatori va bene, soprattutto per gli spettatori. Ma i rischi cardiopolmonari non sono quelli più diffusi. Al primo posto in assoluto c’è infatti la concussione cerebrale. Per questo noi abbiamo fatto il PSSD (pronto soccorso sportivo defibrillato) che a contempla l’intervento su tutti gli organi. E’ una formazione completa su tutti i rischi, non solo cardiaci, ma non viene attuata».
    La concussione cerebrale, per intenderci, può condurre a danni irreversibili e drammatici. I sintomi di un trauma cranico lieve possono sembrare “lievi”, ma possono condurre a disturbi di lunga durata che coinvolgono funzioni fisiche, cognitive e psicologiche. Una diagnosi tempestiva è determinante per la soluzione o la riduzione delle complicazioni.
    Casasco batte il tasto della formazione: «La formazione della presenza umana è fondamentale, ma non si investe su questo. Dovrebbero farla tutti, a cominciare dai giocatori. Noi abbiamo chiesto di fare un briefing prima della partita tra arbitro, medici sociali, capitani delle squadre e provato a introdurre la figura del match doctor, che dovrebbe essere il quarto uomo, ma questo dipende dalla Federcalcio, che potrebbe fare un esperimento internazionale per Fifa e Uefa. E’ che non si investe nella sicurezza, gli interessi sono altri, manca la cultura della salute».
    Casasco affronta il discorso dell’età anagrafica e l’età biologica (indici forniti dal consumo di ossigeno) e ribadisce l’assoluta importanza dell’attività fisica.
    «Riduce le patologie e migliora la qualità della vita. Due ore di ginnastica a scuola? Perché non farne cinque a settimana magari prima dell’inizio delle lezioni? Ripeto, c’è un problema culturale, di educazione» 

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La prevenzione 
 
Il Salone dell’Hilton è stracolmo e l’introduzione del presidente della Federazione Medici Sportivi Italiani, Maurizio Casasco è una specie di trailer di quanto avverrà nei tre giorni congressuali, nel corso dei quali verranno affrontate molte delle tematiche chiave riguardanti la  tutela della salute degli atleti.
    Il titolo è eloquente: “Guardiamo al futuro: l’atleta al centro”. Sottotitolo: la tutela della salute è il nostro traguardo.
    Un Congresso ambizioso, il trentacinquesimo di una federazione nata nel 1929, che negli ultimi anni, con il diffondersi di una nuova coscienza riguardo le problematiche della salute anche nello sport, ha acquistato un’importanza sempre pù evidente ed imprescindibile.
    Significativo il legame tra salute e ambiente, visualizzato in sede congressuale con la presenza del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, entrambi premiati dalla FMSI con il Leonardo d’oro, a testimoniare come la medicina sportiva, come peraltro quella generica, debba abbracciare il concetto di trasversalità, non fermarsi ad un’analisi unidirezionale. Ribadendo il concetto che prevenire è meglio che curare e fa risparmiare una montagna di soldi alla Sanità.
«La prevenzione è la grande sfida – ha ribadito il ministro Beatrice Lorenzin, 45enne romana – Lo sport insegna a vivere nel modo giusto, abbiamo raccolto dati allarmanti sui bambini che non fanno attività: diabete alimentare, obesità, apatia. Lo sport è la grande medicina e costa poco. Fondamentale avere uno stile di vita che contempli lo sport, il mangiare bene, non fumare, insomma una migliore qualità della vita. Si è calcolato un risparmio di tre miliardi di euro!»
    «E’ molto importante che i Medici Sportivi pensando alla tutela della salute sottolineino anche il tema dell’ambiente – ha aggiunto il ministro Galletti – Lo sport deve svolgersi in ambienti corretti perchè gli atleti passano tante ore nei luoghi di gara e di allenamento»
Sul progetto QUIS, Qualità degli Impianti Sportivi, spiega in dettaglio il presidente Casasco: «Bisogna sapere tutto anche degli impianti. Servono schede con tuttte le caratteristiche. Ad esempio se parliamo di erba normale sarà importante conoscere il concime usato, il grado delle polveri, il tempo di esposizione, e poi negli spogliatoi i materiali delle docce». 

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Leandro De Sanctis

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