Velasco, i giovani atleti e il tempo di vivere

Velasco, i giovani atleti e il tempo di vivere. Le parole pronunciate da Julio Velasco a Milano, in occasione della presentazione della stagione 2023 delle Nazionali di pallavolo, sono musica per chi rifiuta di liquidare lo sport strappandolo al fluire della vita, a tutto il mondo che gira intorno.
Fin dal suo apparire sulla scena dello sport italiano, Julio Velasco accompagnò lo sbocciare del volley italiano a livello mondiale (da ct azzurro vinse due mondiali, 1990 e 1994, oltre a…tutto il resto) con un diverso modo di comunicare. Veicolava pensieri e opinioni anche extra volley, con intelligenza e proprietà riflessive che fecero presa imponendolo come personaggio. Poi si sa come funzionava e funziona a livello mediatico in questo Paese: si cavalca un personaggio e gli si chiede di esprimersi su tutto o quasi. Per poi passare oltre con altrettanta disinvoltura trasformando quell’attenzione perfino esagerata in disinteresse.
La forza delle parole di Julio Velasco è spesso stata quella di esaltare concetti anche semplici, talvolta perfino ovvi, ma elevandoli a reali e utili sentenze filosofiche. E con il passare degli anni non è cambiato.

Mi è particolarmente piaciuto questo suo riferimento al tempo che lo sport pretende di rubare ai ragazzi, dimenticando la loro età, le loro esigenze, la loro voglia di vivere se non proprio come i loro coetanei amici, almeno provandoci qualche volta, senza doversi sentire alieni e poi alienati. Non a caso l’abbandono della pratica sportiva è un tema che ricorre. E in un’epoca così difficile per i giovani, ai quali i politici e la politica non solo italiana ma mondiale, hanno rubato presente e futuro, lavoro e possibilità di un’esistenza dignitosa, la speranza e il diritto di sognare, penso sia grave che nemmeno lo sport consideri le loro esigenze. In poche parole, un giovane che fa sport è prima di tutto un ragazzo, non solo un atleta monotematico. Perché se anche lo sport può essere bello, la vita è meglio. E Julio Velasco ha fatto benissimo a ricordarlo.
Purtroppo non faccio troppo affidamento invece, sulla cultura sportiva di certa stampa, che meno conosce e più sentenzia. Velasco ci è già passato con i suoi azzurri e ha voluto spendersi per il suo ex allievo e ora collega ct, Ferdinando De Giorgi, Oltre che termometro di ignoranza sportiva e pallavolistica, pretendere che la giovane Italia sia appesantita dall’obbligo della vittoria, sarebbe profondamente sbagliato. Ma alla fine la cosa più importante, o l’unica che conterà, sarà che siano gli azzurri e l’ambiente stesso a non caricarsi di questa inutile e deleteria zavorra.

Velasco: I nostri adolescenti devono avere il loro tempo

Julio Velasco: “Un giovane atleta come fa a saper gestire nel giusto modo le sconfitte? Io personalmente credo che i reali problemi non ci siano con i giovani ma bensì con gli adulti. Nello sport non basta fare le cose bene, bisogna farle meglio degli altri. In base ai risultati ottenuti lo scorso anno sono fiducioso su quella che sarà la prossima stagione, perché in questo senso la Federazione ci fa dormire sonni tranquilli. Poche realtà investono come la FIPAV. Motivo importante di tutti questi successi. Pochi Paesi sono sviluppati come l’Italia della pallavolo. Chiedo solo una cosa. Chiederei gentilmente alla stampa di non far passare l’idea che l’Italia sia obbligata a vincere. Se riuscissimo a fare questo penso che potremmo dare un sostanziale aiuto a tutte le squadre. Abbiamo grande entusiasmo per migliorarci tutti. La FIPAV ha appoggiato ogni mia richiesta. Abbiamo il dovere di creare entusiasmo e non l’obbligatorietà della vittoria. Il calendario di quest’anno è molto fitto, è vero. Noi del settore giovanile abbiamo un problema da gestire. Spesso i migliori giocatori delle nazionali giovanili infatti fanno una vita più stressante rispetto a quella dei professionisti. Il giovane va a scuola, deve studiare, ha ripetizioni, è sempre e comunque sotto pressione, giocando tanto e non avendo quasi mai un giorno libero. I nostri ragazzi devono avere il tempo che un adolescente ha bisogno di avere”.

Leandro De Sanctis

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