Pechino 2022 | Dominik Fischnaller, slittino di bronzo

Pechino 2022 | Dominik Fischnaller, slittino di bronzo.

Il collega Fausto Narducci, che ha seguito nove Olimpiadi per la Gazzetta dello sport, scriverà per noi di Pechino 2022. Ogni giorno il pagellone dell’Olimpiade di Pechino. Da 10 a 1 un voto per tutte (o quasi) le discipline in programma, un modo diverso e divertente per rileggere la giornata olimpica. Oggi è arrivata la terza medaglia, il bronzo di Dominik Fischnaller nello slittino dopo i due argenti di Francesca Lollobrigida e della staffetta mista dello short track..

DIECI: il “figlio” di Armin

Zoeggeler ha dovuto mettersi a bordo pista per aver raggiunto i limiti di età ma ha mandato a rappresentarlo il suo figlioccio Dominik Fischnaller. Il ventottenne (compirà 29 anni il 20 febbraio) di Manzano, frazione di Rio Pusteria che è il regno dello slittino, è un fenomeno ma non ragazzo di ghiaccio come Armin: a PyeongChang si era “bloccato” rimanendo a due millesimi dal podio. Stavolta ci ha fatto tremare ma ha salvato il bronzo con un’ottima quarta run che gli ha permesso di respingere l’assalto del tedesco Felix Loch. Finora è sempre stato un po’ altalenante ma a Pechino è riuscito a gestirsi anche a nome del cugino Kevin, risultato positivo. Peccato che Zoeggeler abbia perso il primato di più vecchio vincitore olimpico, record passato al tedesco Johannes Ludwig che compirà 36 anni il prossimo 14 febbraio. Argento all’austriaco Wolfgang Lindl.


NOVE: la rivincita dei birilli


Per quattro anni se ne parla quasi con scherno. Se ne fanno film-parodia e si usa il curling come paradosso: lo sport delle casalinghe. Poi arrivano le Olimpiadi e tutti se ne innamorano. Era già successo a Torino 2006 quando scoprimmo la squadra azzurra dei birilli su ghiaccio, è successo anche a PyeongChang con l’esaltazione della parte agonistica del torneo e succede anche a Pechino. Ma stavolta c’è un motivo in più. La forza e la simpatia di Amos Mosaner e Stefania Constantini, soprattutto lei quando dice “la traiettoria è giusta, occhio che è buona” mentre lui scopa il ghiaccio per far volare la stone. Oggi la settima vittoria (su 7) è arrivata con la Cina, all’ottava con la Svezia proprio all’ultimo tiro di Stefania (12-8). Siamo già in semifinale a punteggio pieno e, dopo l’ultima partita del round-robin con il Canada, ora viene il bello. Ci sarà ancora qualcuno che ha voglia di scherzare in caso di medaglie?

OTTO. Non solo All Blacks

Alla Nuova Zelanda, terra di rugby e vela (ma anche di grandi mezzofondisti del passato), che ha vinto il primo oro della sua storia olimpica invernale. Dopo un argento e un bronzo l’ha portato, nella specialità più spettacolare dello snowboard, lo slopestyle, Zoei Sadowski-Synnet che nell’ultima run ha avuto ragione dell’americana Marino e dell’australiana Coady. Una gioia per gli occhi. Zoi, classe 2001, era stata bronzo a PyeongChang 2018 nel Big Air ma aveva vinto il titolo di miss Giochi. Ha cambiato specialità e stavolta l’oro è arrivato in gara. Lauzi (Emiliano, non Bruno) si è qualificato brillantemente per la finale maschile di Big Air di stanotte


SETTE: in fondo va bene

Dopo la disfatta delle donne, Francesco de Fabiani dimostra che in Italia lo sci di fondo esiste oltre…Federico Pellegrino. E’ ottavo, secondo le aspettative, nello skiatlon maschile che unisce le due tecniche nella stessa gara. I grandi sconfitti sono i norvegesi, a partire da Klaebo e Roethe, che hanno dato via libera al vincitore Alexander Bolshunov. La Russia (o comunque vogliamo chiamarla visto che gareggia sotto la bandiera del Cio) potrebbe essere la sorpresa di questi Giochi.

SEI: Una discreta “figura”

Probabilmente non ci si poteva aspettare di più dalla squadra di pattinaggio di figura che sta vivendo un difficile cambio generazionale senza Kostner, Marchei e C. Tutti hanno fatto il loro dovere ma alla fine nel Team Event, che ha aperto le competizioni, è arrivato solo un 7° posto che non ci ha consentito di entrare in finale


CINQUE. Non abbastanza Ghiotto

Il voto è alla pista lunga maschile nei 5000 metri. Ghiotto è Davide che sulla carta, in base ai risultati stagionali, poteva sognare di ripetere la bellissima medaglia inaugurale della Lollobrigida. Nella terzultima batteria è partito bene anche se è rimasto sempre fuori dal podio virtuale ma alla fine è crollato facendosi superare anche dal russo Rumyantiev, avversario diretto. E’ ottavo. Era andata peggio a Malfatto e Giovannini ma siamo nella disciplina che assegna più medaglie ai Giochi e ci sarà occasione di rifarsi. Ci consoliamo con il crollo di miti come gli olandesi Sven Kramer (4 ori prima di Pechino) e Ted-Jan Bloemen (un oro). Eccezionale lo svedese Nils Vad der Poel (ovviamente di origini olandesi) passato dalla dura disciplina militare per risorgere: sembrava fuori dal podio a due giri dalla fine e invece vince l’oro per 47/100 sull’olandese Patrick Roest. E’ il cambio della guardia.


QUATTRO Salto minimo di Giovanni Bresadola

Giovanni Bresadola ci riporta nell’elite del salto con gli sci ma dopo la buona qualificazione con 94 metri, nel primo salto di finale atterra a 93,5 e fallisce l’obiettivo di entrare nei primi trenta: alla fine è 41°. Speriamo in un “salto” di qualità nel trampolino grande. Il successo va al giapponese Rhyoku Kobayashi, cinquant’anni dopo la tripletta giapponese a Sapporo. Aveva già vinto il Trofeo dei Quattro Trampolini che è sinonimo del più grande spettacolo delle nevi.

TRE: favoriti sciolti come la neve (che non c’è)

Il voto va ai tanti favoriti che si sono sciolti come neve al sole (si fa per dire) di Pechino. Fra i tanti la kazaka Yuliya Galysheva, campionessa mondiale 2019 e bronzo olimpico uscente, che è arrivata solo settima nelle gobbe del freestyle vinte a sorpresa dall’australiana Jakara Anthony. Lei merita il 10 come la specialità, spaccagambe ma spettacolare.


DUE: Il fantasma di Morioka


All’organizzazione che, pronti via, ci ha privati della discesa libera maschile che avrebbe dovuto aprire il programma di sci alpino al Yanqing Skiing Center di Xiaohaituo. Pare che anche a Pechino si sia affacciato il fantasma giapponese di Morioka (Mondiali ’93) e di Nagano (Giochi ’98) in cui le condizioni meteo e la scarsa capacità di programmazione falsarono il calendario di gare con continui rinvii e cancellazioni. Già era stato difficile riaprire gli occhi alle 4 dopo aver tirato lungo per la programmazione del vincitore di Sanremo. I continui annunci che alla fine hanno fissato la gara a domani, sono state pugnalate al cuore non solo per Paris (che sogna la medaglia) e compagni ma anche per i poveri nottambuli olimpici.


UNO: non facciamo il tifo

Che brutta abitudine quella di esaltare sempre le prestazioni degli italiani approfittando della scarsa competenza dell’italiano medio. E’ il tipico atteggiamento di alcuni commentatori negli studi televisivi in questi giorni. “Comunque bravo, non poteva fare di più…”. Poi parla l’atleta e, puntualmente, ristabilisce la verità: “Ho deluso, sono andato male…”. Ma se non si parte dall’autocritica come si fa migliorare?

Fausto Narducci

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