VOLLEY World League a Firenze, la persistenza (molle) della memoria

Le vie della comunicazione sono non infinite ma varie. Specialmente quando a percorrerle è chi pensa di saperla lunga, pur non avendo idea di cosa in realtà sia (la comunicazione). 
Quei pochi che ancora leggono i giornali hanno avuto di che riflettere, leggendo notizie spacciate per nuove anche se pubblicate, sulla carta e non solo sul web (ma in entrambi i casi, tutto scorre via in fretta, spesso senza lasciar traccia). 
E la mente materializza l’immagine di una delle opere più celebri di Salvator Dalì, La persistenza della memoria, con quegli orologi molli che piegano il tempo, offrendo passeggiate nell’indefinito. 
In un’epoca dove l’informazione troppo spesso si fonde con la pubblicità, occulta solo per chi non ha voglia di accorsersene, svilendo se stessa e i suoi principi ormai demodè e dimenticati, ecco che si coniuga lo spot con una specie di notizia a scoppio ritardato, già vecchia ed improponibile perfino (se si fosse trattato di altro sport, più seguito e considerato). Così dopo… un mese e mezzo si è (ri)letta la primizia della Final Six di World League organizzata in Italia, a Firenze. Abbinata allo sponsor che comparirà sulle maglie (striscia sulle braccia, in alto). Non ci resta che CRAI, avrebbero detto Benigni e il compianto Troisi, leggendo in inglese, cry, il nome dello sponsor. Appunto, non ci resta che piangere… Urlare, non serve a nulla.

Toh, che novità! Che annuncio sorprendente! 
Chi segue la pallavolo sul Corriere dello Sport, tuttavia, aveva già letto la notizia lo scorso 22 dicembre, inserita in uno speciale sulle partite del volley all’aperto che annunciava Italia-Polonia al Foro Italico, con il corollario del calendario estivo azzurro e, appunto la World League a Firenze, di cui peraltro, sotto traccia si parlava da settimane. Con il Brasile impegnato ad organizzare Mondiali di calcio 2014 e Olimpiadi 2016, ospitare anche la World League sarebbe diventato più un intralcio che altro, così l’Italia ha accettato di sollevare il Paese del nuovo presidente della Federazione Internazionale, il brasiliano Ari Graca, dal problema. Consentendo all’Italia di ospitare un bell’evento quattro anni dopo il Mondiale (il cui grande successo è colpevolmente evaporato, come purtroppo temuto e preventivato, per l’inadeguatezza del sistema sestessocentrico e l’incapacità cronica di valorizzare quanto si ha e si produce) e al leader supremo di dare una lucidata al curriculum.

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P.S. – Chissà se vorrà dire qualcosa il fatto che la press conference indetta abbia coinciso con una di quelle giornate paralizzanti, di pioggia ininterrotta e allagamenti, in cui il traffico impazzisce e diventa un’impresa spostarsi in macchina o con i mezzi pubblici. Una di quelle giornate in cui chi è costretto a vivere in questa Roma ingannata e maltrattata, ed a pagare salate tasse per i (dis)servizi che non vengono svolti, sgrana il rosario dei colpi, che invano augura ai suoi sfacciati sfruttatori.

Leandro De Sanctis

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