ATLETICA Golden Gala: riflessioni sull’edizione 2014

L’edizione 2014 del Golden Gala stimola qualche riflessione, che può essere condivisa o meno ma che dovrebbe far parte del bagaglio culturale di chi lavorerà al Golden Gala Pietro Mennea nelle prossime stagioni.
In assenza di Bolt, il Gala ha perso circa il 50% del suo pubblico, che nel 2013 era arrivato a superare le 40.000 presenze. La sola assenza del re dello sprint non basta a spiegare la contrazione delle presenze, scese a circa 20.000. O meglio, indubbiamente non avere Usain in pista è stato un forte handicap in un contesto che si era ormai abituato alla sua presenza dirompente, catalizzante attenzione ed interesse.
L’errore è stato quello di non rendersi conto completamente che, senza Bolt, andava cambiato qualcosa nel contorno e nell’allestimento. 
Ci si chiede: è stata fatta adeguata campagna promozionale? Non è che mancando Bolt, sono venuti meno anche gli stimoli a pubblicizzare adeguatamente una Diamond League che era comunque interessante e ricca di interpreti? Ecco, forse, alla luce dei risultati e col senno di poi, andava fatto qualcosa di più e di diverso. O è la stessa atletica che resta prigioniera della Bolt dipendenza?
Il pienone registrato da Italia-Polonia di pallavolo, nel vicino Stadio del tennis, solo tre giorni dopo e frutto del gran lavoro sul territorio dei comitati regionali e provinciali della Fipav, induce a chiedersi: l’atletica ha sfruttato al meglio il suo legame col territorio laziale?
Già la concomitanza con i campionati giovanili di Torino, come aveva sottolineato già alla vigilia il presidente federale Alfio Giomi, aveva privato tanta gente della possibilità di venire a Roma per il Golden Gala. Il 75% circa degli 11.000 biglietti venduti dalla pallavolo, è stata acquistata tramite le società di Roma e Lazio. L’atletica che cifre ha raccolto tramite le sue società? E’ un interrogativo, non un atto d’accusa: sia chiaro.

Nemmeno la scenografia dello Stadio Olimpico è stata immune da pecche. In passato, dopo le sollecitazioni della stampa, qualche volta fu fatto: non era meglio coprire con dei grandi teloni azzurri lo spazio nelle curve lasciato vuoto dal pubblico e attenuare il senso di vuoto? Anche l’occhio vuole la sua parte e le stesse 20.000 persone, se raggruppate, avrebbero regalato un’immagine diversa e più incisiva.
Personalmente poi vado oltre. Non so esattamente in che percentuale, ma i biglietti a 5 euro delle curve hanno riscosso successo: in Nord e in Sud di gente ce n’era. Non era meglio rinunciare a qualche euro d’incasso e consentire a quella cifra l’ingresso in Tribuna Tevere? 
Il colpo d’occhio e il tifo sarebbero stati ben più gratificanti. Chi sceglia la Curva, nell’atletica, dimostra di voler vedere lo spettacolo e di non avere troppi soldi da spendere. Per avere maggior pubblico sarà consigliabile tenerne conto l’anno prossimo.

Infine la dolorosa conferma che il carrozzone sportivo e mediatico, è sempre più schiavo delle proprie carenze e di un livello culturale andato progressivamente calando, fin quasi a sparire. 
A parte i giornali sportivi, ad esempio, l’attenzione riservata al Golden Gala (e al volley al Foro Italico) non è stata adeguata al reale valore degli avvenimenti proposti. Una su tutte, la gara di salto in alto all’Olimpico, con i voli di Barshim e Bondarenko, è stata di valore assoluto. Interessante il triplo, con Fabrizio Donato e Daniele Greco che sfidavano i migliori specialisti statunitensi.  
Così come la Nazionale di pallavolo che ha giocato all’aperto nel tempio del tennis, è stato un evento che ben pochi hanno saputo comprendere. Le consuetudini, chiamiamole così…, si sono rivelate zavorra di cui nessuno ha voglia di liberarsi.

Leandro De Sanctis

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