Il colibrì | Recensione film

Il colibrì | Recensione film.
Un viaggio nel tempo, nell’esistenza di un personaggio come Marco Carrera (Pierfrancesco Favino) che appunto come l’uccellino del titolo, sembra muoversi solo per restare fermo. Il colibrì è infatti l’unico uccello che sa volare anche all’indietro. Sotto questo aspetto il film della Archibugi non fa una piega, proponendo senza soluzione di continuità salti temporali che affondano radici nel passato e arrivano fino all’oggi, con un montaggio fluido che diventa esso stesso storia, tra i personaggi bambini e poi adulti, infine vecchi.
Chi ha letto il romanzo assicura che c’è fedeltà tra schermo e pagina. Anzi, il film taglia parti inutilmente verbose che appesantivano la lettura. Non si può affermare che Il colibrì sia un brutto film, eppure non convince completamente. Ma probabilmente è la natura stessa del personaggio principale, che vive in maniera incompiuta, trattenuta, non esplicitata, la sua vita e le sue scelte. Spesso “digerendo” un film, lo si apprezza di più. A me è accaduto il contrario, forse perché sconcerta lo scarto tra la vita e gli amori pensati da Marco, e la realtà in cui si è calato e ha vissuto, tra inganni e lutti, tra indecisioni e paure, che affrontate e superate forse gli avrebbero evitato sofferenze. Una mancanza di determinazione nel perseguire ciò che ama realmente, credendo peraltro in un qualcosa che forse non è come lo immagina. Ma più che limiti del film, sono “peccati” del romanzo, perché la storia è quella di Veronesi, che Francesca Archibugi ha fatto sua.
Favino è come sempre bravo, meno in questa occasione Katia Smutniak, che comincia a essere scelta per recitare donne inclini a comportamenti sopra le righe con attacchi di rabbia incontrollata.
Eppure, nonostante tutto, c’è anche dolcezza nella vita di Marco, con il suo manifesto esistenziale esplicitato in una delle scene più belle del film, la sera della partita a poker dove Massimo Ceccherini ha modo di mostrare le sue qualità (quasi sempre svilite in altri film farseschi).
Una lezione in cui specchiarsi, una lente di osservazione che le parole di Marco/Favino, mai domato o piegato dalle avversità della vita, al punto che alla fine sarà determinato nel compiere la scelta definitiva della sua esistenza, stavolta pensando solo a se stesso.
Nonostante tutto quanto detto fin qui, il romanzo e il film hanno l’elemento migliore nel personaggio dello psichiatra, interpretato al meglio da Nanni Moretti: carico di umanità, va ben oltre i limiti della professione dimostrando quel coraggio e quella sensibilità che induce a capire e agire, anche a costo di stravolgere la propria vita. Scoprendo che la nuova dimensione è perfino migliore di quella in cui la routine esistenziale professionale lo aveva costretto.

Il colibrì

IL COLIBRI’ – Italia-Francia 2022. Durata 126 minuti. Tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi.
Regia: Francesca Archibugi.
Interpreti: Pierfranceso Favino, Kasia Smutniak, Berenice Bejo, Laura Morante, Nanni Moretti, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Fotini Peluso, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Francesco Centorame, Valeria Cavalli.

Leandro De Sanctis

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