Who are who we are | Recensione

Who are who we are, la serie Tv di Luca Guadagnino si è rivelata uno degli eventi più significativi dell’annata. Si è scritto e detto molto sulla prima serie tv firmata dal regista divenuto celebre con il suo film Chiamami col tuo nome (2017). A serie conclusa non si possono che condividere gli elogi e apprezzare un’opera molto personale, che tratta in maniera semplice ma profonda argomenti universali. Inizialmente mi aveva lasciato dubbioso, per il comportamento di Fraser che risultava eccessivo, irritante, fastidioso, come gli strambi abiti che indossava.
Ma episodio dopo episodio, il quadro che si è andato componendo ha rivelato la sua qualità. Siamo in una base statunitense, a Chioggia, che accoglie il nuovo comandante, Sarah Wilson (Chloe Sevigny), e la sua compagna, Maggie Texeira militare anche lei (Alice Braga, nipote dell’attrice brasiliana Sonia Braga). Con loro c’è Fraser (Jack Dylan Grazer), il figlio di Sarah, il protagonista principale insieme con Caitlin (Jordan Kristin Seamòn).
Se il cuore del racconto pulsa sullo smarrimento degli adolescenti che crescono, oltretutto in un ambiente straniante come una base militare in un Paese che non è il loro, ben presto la ricerca di consapevolezza riguardo l’identità sessuale si fa strada. In maniera naturale, a volte dolente, altre gioiosa, nonostante l’ambiente militaresco che avvolge il tutto.
Siamo chi siamo, afferma Guadagnino fin dal titolo, e dopo un lungo viaggio affiderà proprio ad un finale poetico la sintesi e summa del suo pensiero.

Oltre le gabbie dell’identità sessuale di genere

Nonostante le apparenze, le scene di sesso, etero, gay e lesbo, ciò che si vuole affermare va oltre e cerca di eludere le gabbie di identità sessuale e di genere, che il mondo e la società hanno costruito, erigendo muri più che altro. Le affinità che questi adolescenti cercano sono anche sessuali si, ma soprattutto di interessi e condivisione. Il sesso può essere anche un mezzo, più che un fine. Un libro, una poesia, uno squarcio di paesaggio cittadino. E non a caso proprio gli adolescenti statunitensi si amalgamano di più con i ragazzi del luogo, con la Laguna sullo sfondo, superando le barriere, masticando dialetto veneto. Poi come tutti gli adolescenti, a volte o spesso esagerano.
Le affinità e i sentimenti contano più dell’identità sessuale, che può oscillare, mutare, ridefinirsi. Si può provare, nel sesso, ma nulla è definitivo. Come dimostrano Caitlin e Fraser.
Nel calderone finiscono anche religione e pregiudizi, la guerra (perché la base ha il compito di addestrare giovani da mandare a combattere nel mondo, spesso un viaggio senza ritorno).
Girato con maestria, Who are who we are fissa un modello fondamentale nel cinema esistenziale dell’adolescenza e dell’identità, sessuale e non. Nel cast c’è anche Francesca Scorsese, la figlia del regista Martin Scorsese. E il rapper Scott Mescudi (Kid Cudi il suo pseudonimo)
Per apprezzarlo va consigliata la visione della versione originale sottotitolata, come sempre ma più di sempre.

Who are who we are, la scheda

WHO ARE WHO WE ARE – Italia-Stati Uniti, 2020. Otto puntate, durata tra i 49 e i 75 minuti. * vista in edizione originale inglese con sottotitoli.
Regia: Luca Guadagnino.
Interpreti: Chloë Sevigny, Jack Dylan Grazer, Alice Braga, Jordan Kristine Seamon, Spence Moore, Scott Mescudi, Faith Alabi, Francesca Scorsese, Ben Taylor, Corey Knight, Tom Mercier.

Leandro De Sanctis

Torna in alto