ATLETICA Bolt resta re dei 100, l’Usain sicuro e i pronostici frettolosi

https://www.vistodalbasso.it/2015/08/19/atletica-mondiali-di-pechino-perche/


E’ stata una bella giornata per tutti gli ammiratori di Usain Bolt (sbirciare il link in alto). A Pechino ha rivinto l’Usain sicuro, una fuoriserie che nemmeno tutti i problemi degli ultimi due anni e gli acciacchi che ne hanno condizionato pesantemente la preparazione sono riusciti ad imballare. Certo, non poteva essere il Bolt ammazzafinali. Non il fulmine che annienta gli avversari a tempo di record, ma non siamo lontani dal vero se proviamo ad azzardare che questa sarà considerata dal giamaicano la sua vittoria più bella. Sicuramente la più sofferta, coraggiosa, voluta. La meno certa di tutte le finali che ha corso trasformandole in oro. Ma nell’atletica conta andar forte nel momento giusto e a Pechino oggi si è avuta la conferma che l’atletica e lo sport non sono solo tempi, misure, pronostici. Tutt’altro. Il valore umano, con le sue variabili, l’imponderabilità delle emozioni che arrivano ad intaccare la forza delle gambe, la lucidità del cervello che si riflette sulla tattica di gara. Bolt si è ritrovato nel giorno che contava, nell’ora più importante, nell’attimo presente in cui Justin Gatlin si è di nuovo rimpiccolito nella sua ombra, risucchiato dalla sua rimonta, riassorbito dal suo sogno dorato scolorito nell’argento. Ha ragione Gatlin, che a dispetto di ciò che la maggior parte della gente pensa di lui ha sempre sostenuto con simpatia e rispetto il suo ruolo di nuovo monarca temporaneo dello sprint, nelle ultime due stagioni. Gatlin ha detto di essere comunque contento di esserci stato, della sua medaglia d’argento undici anni dopo il trionfo olimpico di Atene. Ed ha ragione, la sua longevità agonistica, macchiata o dovuta anche al doping, lo rende comunque ancora un vincente a 33 anni. Ma è innegabile che stavolta, mai come stavolta, il mondo avrebbe potuto essere suo.

Una medaglia d’oro che Bolt ha vinto con merito, coraggio e tenacia. Una medaglia d’oro che Gatlin ha perso mettendoci del suo, smarrendosi negli ultimi metri, materializzando incredibilmente il centesimo di distacco, il misero ma lunghissimo centesimo di secondo che ha irrobustito, se possibile, il mito di Bolt. Credo che Usain abbia iniziato a vincere la sua medaglia d’oro nel momento in cui ha accettato la sfida iridata di Pechino, ha rimesso in gioco tutto di fronte ad un rivale che pareva invincibile, pur non avendo la certezza di spuntarla.

Leandro De Sanctis

Torna in alto