Il processo ai Chicago 7 | Recensione

Il processo ai Chicago 7 mi ha fatto tornare ai tempi del grande cinema impegnato. Quando l’America cinematografica metteva alla sbarra la dittatura di un Paese che si dichiarava fieramente democratico, vantandosi di essere la più grande democrazia del mondo, ma che in realtà per scopi politici non esitava a trasformarsi cinicamente e crudelmente.
1968, la guerra in Vietnam non si esaurisce in fretta come aveva sostenuto il governo: la storia ha poi detto quale tragico errore fu in realtà, e il cinema quella sporca guerra l’ha raccontata spesso, da vari punti di vista.
In Vietnam morivano giovanissimi ragazzi statunitensi, negli Stati Uniti montava la protesta pacifista. Un gruppo di manifestanti voleva attirare l’attenzione dei media e degli americani contro la guerra. Ma furono accusati di cospirazione e attraversamento dei confini di stato con lo scopo di incitare rivolte alla Convention Democratica del 1968 a Chicago. Naturalmente non era vero, si trattava di una manifestazione pacifista e di una protesta motivata e sensata. Roba che la costituzione consentiva. I sette che finirono sotto processo furono Abbie Hoffman, Jerry Rubin, David Dellinger, Tom Hayden, Rennie Davis, John Froines e Lee Weiner. C’era anche un ottavo uomo Bobby Seale , leader delle pantere nere, che inizialmente fu imputato insieme con loro.
Il film di Aaron Sorkin racconta il vergognoso processo, integrandolo con flashback sui fatti, evidenziando le bugie del sistema accusatorio e la volontà di trasformare il tutto in un autentico processo politico.

Ripensando a Fragole e sangue

L’indignazione che inevitabilmente assale lo spettatore mi ha fatto ripensare ad un classico come Fragole e sangue (The strawberry statement, 1970) diretto da Stuart Hagmann e tratto dal romanzo omonimo di James Simon Kunen). La risposta del potere alla protesta pacifica è repressiva e violenta, sanguinosa e antidemocratica.
Tornando a Il processo ai Chicago 7, la violenza arrogante della politica e della polizia emerge spudoratamente. La figura del giudice Julius Hoffman, interpretato da Frank Langella (curiosamente è stato anche il presidente Richard Nixon, in carica dal 1969 al 1974, nel film Frost-Nixon) sembra quasi irreale: possibile che in un tribunale statunitense si potesse gestire un processo in quel modo? Sì, fu possibile anche se poi la condotta di Hoffman fu giudicata inammissibile e il verdetto di condanna ribaltato nel processo d’appello. Il film mi è piaciuto, per il modo in cui ricostruisce i fatti e rappresenta una delle pagine nere della democrazia statunitense.

Il processo ai Chicago 7, la scheda

PROCESSO AI CHICAGO 7 – (The Trial of the Chicago 7) . Usa, 2020. Durata 124 minuti.
Regia: Aaron Sorkin.
Interpreti: Yahia Abdul Mateen II, Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Levitt, Frank Langella, Michael Keaton, John Carroll Lynch, Eddie Redmayne, Mark Rylance, Alex Sharp, Jeremy Strong, Noah Robbins, Daniel Flaherty, Ben Shenkman, Kelvin Harrison Jr.
* visto in versione originale inglese con sottotitoli.

Leandro De Sanctis

Torna in alto