Il centravanti e La Mecca | Recensione

Il centravanti e La Mecca, calcio, Islam e petroldollari.
Si fa presto a dire Oriente… Il discusso Mondiale di calcio ospitato in Qatar oltre alle infinite e giustificate polemiche, ha sollevato il velo su un mondo calcistico per lo più nascosto e assai poco conosciuto soprattutto nei suoi risvolti più oscuri e drammatici. Alla vigilia del torneo in Qatar vinto dall’Argentina sulla Francia (o forse dovremmo dire dal Paris Saint-Germain di Nasser Ghanim Tubir Al-Khelaïfi, che finale aveva in campo le due superstar Messi e Mbappè) è uscito il libro Il centravanti e La Mecca, calcio Islam e petroldollari, che raccoglie capitoli scritti da Rocco Bellantone, Marco Cochi, Beniamino Franceschini, Stefano Piazza, Marco Spiridigliozzi e Davide Vannucci, risultando una base utile per iniziare ad approfondire un tema di cui poco si parla e scrive, illuminando le pieghe buie di azioni poco sportive, quando non evidentemente criminali e dittatoriali. Ma l’intreccio di interessi è tale che si può tranquillamente affermare che chi opera in tal senso, conosce bene le debolezze umane e le sfrutta abilmente, senza scrupoli.


Quando il calcio resta senza diritti umani

Già dal titolo è evidente il rapporto tra un calcio che ad altissimi livelli è diventato altro trasformandosi in un industria fondata su valori che con lo sport non hanno più nulla a che vedere, se non per lo sfruttamento ingenuo e per molti congenito, della passione popolare.
I capitoli annunciano i temi: Imam Beckenbauer, In fuga dall’Africa, Follow the money, I califfi di Baghdad, Il ritorno dei talebani, Calcio e Jihad, Con la prefazione di Roberto Tottoli, Rettore dell’Università L’Orientale di Napoli.
Un libro che racconta retroscena, segue il destino amaro di campioni alla fine sfortunati (come Hakan Sukur) vittime della politica di un presidente dittatore che ha usato il calcio per creare consensi attorno a sé. Il mondo del calcio, veicolo ideale di strumentalizzazione, anche quando nasce da passione insospettabile. Nelle pagine ci sono Saddam Hussein e Bin Laden, l’Iraq e l’Iran, i talebani e l’Afghanistan (con il racconto degli orrori e le atrocità che hanno sostituito il calcio negli stadi), fino inevitabilmente agli sceicchi, ricchissimi in maniera indecente e ormai padroni incontrastati perfino del calcio, grazie alle complicità e alla dilagante corruzione, emersa clamorosamente proprio nei giorni del campionato del mondo. Basta pensare alla condotta della Fifa, che getta fumo negli occhi con le campagne sul fair play e il rispetto tra calciatori e poi lei per prima contrasta ogni forma non violenta che prende posizione contro chi non ammette e combatte elementari diritti umani,
Il centravanti e La Mecca, una lettura agile e interessante, specialmente per chi vuole farsi un’idea di come anche attraverso il calcio si eserciti il potere, anche calpestando e ignorando i più elementari diritti umani, anche sfruttando i risvolti di una religione piegata alle esigenze delle dittature, come dimostra anche la cronaca di questi mesi di terrore che il popolo dell’Iran sta patendo.
Non certamente voluto, ma il logo che ha caratterizzato il Mondiale di calcio Qatar 2022 ricordava troppo il cappio delle impiccagioni. Va solo

Il centravanti e La Mecca

IL CENTRAVANTI E LA MECCA, CALCIO ISLAM E PETROLDOLLARI di Rocco Bellantone, Marco Cochi, Beniamino Franceschini, Stefano Piazza, Marco Spiridigliozzi, Davide Vannucci. Pagine 112, euro 12, Edizioni Paesi

Leandro De Sanctis

Torna in alto