Tik Tok e una morte assurda, l’abisso social dell’umanità

Tik Tok e una morte assurda. L’abisso social dell’umanità ha inghiottito la vita di una bambina di soli dieci anni, a Palermo. Si chiama Blackout challenge la sfida estrema che da mesi spopolava su Tik Tok, il social cinese definito all’unanimità il peggio del peggio, di gran lunga il peggior social del globo. La bambina palermitana, appena 10 anni di età, si è chiusa in bagno e con il suo telefonino riprendeva la sua sfida che si è rivelata fatale. Cingersi il collo con una cinta per il folle desiderio di distinguersi, di resistere senza respirare con una cintura stretta al collo immortalando la sua “impresa”.
Tante volte, di fronte a certe tragedie, si tira in ballo la fatalità. Ma la morte della bimba di Palermo, oltre che la pietà per una giovanissima vita interrotta, suscita orrore e indignazione.
La tragedia poteva essere evitata? Fino a che punto è precipitata la società di questo mondo bacato, dominato dal profitto, dal capitalismo esasperato che prospera rinnegando ogni principio, ormai reputato obsoleto se non porta soldi, se non frutta oppure ostacola guadagni.
Naturalmente non sono solo i social la rovina di questo pazzo e povero (per quasi tutti…) mondo. Ma ne sono l’inquietante segnalatore. E sono in molti a ritenere Tik Tok il peggior social esistente. Nato in Cina con finalità educative, non faceva soldi e così si è trasformato, solleticando il lato oscuro della gioventù e dell’imbecillità del genere umano, cresciuto inebetito dinanzi a una cultura sempre più trash. In Italia e non solo.
Personalmente non amo i divieti, le proibizioni, ma ogni regola può contemplare lecite eccezioni, senza che si gridi alla censura. C’è già quella occulta di chi non veicola le verità scomode o invise ai “padroni” di varia natura. Bene quindi ha fatto il Garante per la protezione dei dati personali a disporre il blocco per gli account del social “per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”.
Nel nome dei soldi si permette di guidare macchine(tte) a quattordicenni, nel nome del profitto i social accettano tutto e sono diventati facili veicoli perfino di azioni criminose. In particolare, Tik Tok ha registrato un’ascesa vertiginosa, perché è chiaro che la spazzatura attira come niente altro da quando la cultura è morta. Il peggio conquista facilmente le menti deboli o vuote.

Genitori e figli

Tuttavia, registrato il pozzo senza fondo (e senza cultura, né coscienza sociale e familiare) in cui si è precipitati, andrebbe aperto anche il capitolo riguardante i rapporti tra genitori e figli. Detesto i divieti, ma penso che l’utilizzo di cellulari consentito a bambini sia decisamente da sconsigliare, da proibire assolutamente a 10 anni di età. Computer, televisori e telefonini consentono un blocco dei contenuti ma chi lo utilizza? Un bambino di dieci anni, un bambino al di sotto dei 13 anni, non dovrebbe poter avere accesso ai social. Non solo Tik Tok, ai social in genere. Mi spingo oltre: prima dei 13 anni non si dovrebbe nemmeno poter usare uno smartphone. Per superare l’obiezione che tutti i bambini ormai usano i telefonini e non averlo significa essere escluso o discriminato, basterebbe appunto al massimo dar loro un normale cellulare analogico.
Capitolo controllo dei genitori. Non mi esprimo sul tragico episodio per rispetto del dolore dei genitori della bambina palermitana. Ma è ovvio che i bambini vadano seguiti e controllati nel miglior modo possibile. Anche se sono consapevole che non sempre un padre o una madre hanno la possibilità di essere presenti nella maniera e per il tempo necessario.
Se fino a un decennio o due fa si parlava male di genitori che usavano la tv, le videocassette, i dvd, come baby sitter per i loro bambini, ora con l’uso libero di smartphone la situazione è peggiorata a dismisura, al punto da far rimpiangere i cartoni animati baby sitter.

Il fenomeno assurdo degli influencer

Il guaio è che tutta la società è diventata così. Azzerate professionalità, qualità individuali certificate: basta pensare al fenomeno assurdo degli influencer (chiedo scusa per la parolaccia). Ma solo una decina di anni fa sarebbe stato ipotizzabile che un esercito di pecoroni seguisse l’idiota di turno che si auto elegge a guida spirituale, pratica e commerciale?
Sarebbe stato ipotizzabile che un artista non fosse apprezzato per la qualità delle sue opere ma piuttosto per la sua abilità a comunicare quotidianamente se stesso, a far parlare di sé raccontandosi nei modi più bislacchi o caciaroni, inondando il web di azioni, commenti, filmatini assolutamente prescindibili?
Un tempo, ad esempio, si diceva che i cantanti, i musicisti, si esprimessero e comunicassero attraverso la loro musica. Oggi e non da oggi, la musica è diventata un accessorio, che non si arriva nemmeno ad ascoltare se non è portata all’attenzione di un pubblico attirato da altro.
Chi avrebbe il potere di resistere e cambiare, non lo ha fatto, cedendo alla spazzatura del web, ai like comprati, alle manovre dei maneggioni che vivono sfruttando la nuova economia, spremendo giovani giornalisti, scrittori, musicisti, cineasti vittime di un’illusione.
Negli ultimi vent’anni le assunzioni nel settore giornalistico si sono quasi azzerate. Eppure si è assistito al proliferare di costosissimi corsi per…diventare telecronisti o giornalisti. Disoccupati, naturalmente.
EE il futuro per troppi giovani è forzatamente diventato una sorta di Grata e Vinci, una lotteria a cui ci si avvicina sperando di trovare il biglietto vincente, il modo per avere una vita diversa in un’epoca dove ai giovani in cerca di lavoro non pensa nessun politico. E dunque nessuno.
Così l’exploit sul web diventa nell’immaginario una scorciatoia possibile senza più farsi troppe domande.
Chi si illudeva che internet, il web, portasse libertà, sbagliava di grosso. Alla fine si è rivelato solo un modo diverso per arricchire a dismisura i proprietari. Una macchina da soldi immune perfino dalle tasse (vi siete chiesti perché nessuno dei politici vota per applicare legittime tassazioni ai colossi del web? Se vi dicono che i colossi del web sono più forti, non vi viene da pensare che chi dovrebbe votare per la riscossione delle tasse, sia lautamente… indotto a non farlo?)

Leandro De Sanctis

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