CINEMA Taxi, Teheran

TAXI, TEHERAN –  Regia: Jafar Panahi. Interpreti: Jafar Panahi. Iran.

* visto in edizione originale con sottotitoli in italiano

 Qualcosa meno di un vero e proprio film, molto più che un documentario. Il taxi di Jafar Panahi ci porta alla scoperta dell’Iran, ci accompagna per Teheran ma non a scopo turistico. Il regista condannato a non poter fare film dal governo iraniano non è nemmeno lontano parente del tassinaro di Alberto Sordi che guidando per Roma mostrava cartoline turistiche. Eppure qualcosa lo ricorda, anche se dove c’erano personaggi in vista e attori (nella macchina gialla di Sordi), si siedono personaggi comuni della Teheran di oggi e passeggeri familiari che consentono a Panahi di far sentire la voce del dissenso. Senza comizi, semplicemente raccontando la realtà, le tragicamente comiche direttive alle quali devono attenersi le opere cinematografiche per avere l’assenso della censura iraniana. L’avvocato che si batte per i diritti civili che nell’occasione parla della vicenda che arrivò anche in Italia, la ragazza angloiraniana Ghoncheh Ghavami arrestata e a lungo detenuta per aver manifestato contro il divieto, per le donne, di assistere ad eventi sportivi maschili, nei palasport.
La nipotina loquace e pungente, una che se vivesse in Occidente avrebbe un futuro da attrice assicurato.
I passeggeri del taxi parlano, si mostrano, si esprimono facendo capire le anime di un Paese che ha cittadini ben diversi da come li vorrebbe il regime. Non tutti, ma molti, teoricamente identici nei gusti e nelle aspirazioni, ai loro coetanei europei. Basta pensare che in Iran perfino vedere film non autorizzati e distribuiti può costare anni di prigione. Un Iran dalle varie anime, forcaiola assecondando tradizione e dittatura, illuminata dalla parte della cultura e dell’insegnamento. Restano nella memoria l’uomo caduto con il motorino che pensando di essere in punto di morta si preoccupa del futuro della giovane moglie, sapendo come vanno le cose in Iran (e la moglie che superato lo choc iniziale, si attrezza per il futuro).
E il più toccante, l’uomo derubato dal vicino conosciuto e riconosciuto: momenti di cinema che grondano umanità. “Che faccia ha un ladro? Una faccia qualunque…”
Non è che vedendo Taxi possiamo dire di sapere tutto dell’Iran, ovviamente. Ma il coraggioso Panahi una certa idea ce l’ha saputa dare. E gliene siamo grati. 

Leandro De Sanctis

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