Guignard e Fabbri, 5° posto che vale all’Olimpiade di Pechino 2022

Guignard e Fabbri, 5° posto che vale all’Olimpiade di Pechino 2022
Il collega Fausto Narducci, che ha seguito nove Olimpiadi per la Gazzetta dello sport, scrive per noi di Pechino 2022. Ogni giorno il pagellone dell’Olimpiade Invernale. Da 10 a 1 un voto per tutte (o quasi) le discipline in programma, un modo diverso e divertente per rileggere la giornata olimpica.
La decima giornata con pochi titoli in palio non ha portato medaglie all’Italia che è fuori dalle prime dieci del medagliere ma con 11 podi complessivi ha superato il bottino complessivo di PyeongChang.

DIECI: quinto posto nella danza che vale il podio


Quella di Charlene Guignard e Marco Fabbri, coppia più anziana in gara nella danza del pattinaggio di figura, è una vera impresa. Più grande di quanto non dica il quinto posto finale e la posizione guadagnata nel programma libero rispetto alla rhythm dance. Basti pensare che nella storia olimpica azzurra solo Barbara Fusar Poli (oggi allenatrice della coppia olimpica) e Maurizio Margaglio hanno fatto meglio con il bronzo di Salt Lake City 2002. Gli azzurri hanno infatti eguagliato i quinti posti olimpici ottenuti da Callegari-Camerlengo ad Albertville 2002 e Faiella-Scali a Vancouver 2010. Una escalation da parte di Guignard-Fabbri punteggiata dalle note di Atonement e Little Sparrow con una prestazione tecnica altissima e pochissime sbavature. Scavalcati i russi StepanovaBukin e i canadesi GillesPoirier. Bisognerà vedere se i due azzurri ce la faranno ad arrivare fino a Milano 2026, nella città di nascita di Fabbri: “Sarà uno stimolo in più”, dice lui. Sicuramente li rivedremo l’anno prossimo, poi si vedrà. La vittoria, con tanto di record mondiale (226.98), è andata ai francesi PapadakisCizeron già in testa dopo la rhythm dance. Coppia anche nella vita (come Guignard-Fabbri) i due transalpini avevano vinto finora tutto tranne l’alloro olimpico. Argento ai russi Sinitsina-Katsalapov e bronzo agli americani Hubbell-Donohue che hanno vinto la sfida in famiglia con Chock-Bates. Spettacolo vero non solo per i pochi nottambuli olimpici della notte ma anche per chi se l’è goduto nelle numerose repliche televisive.


NOVE L’ottanta per cento di Sofia


Sofia Goggia, anche se non ha ancora gareggiato, è il personaggio dell’Olimpiade azzurra. Lo ha certificato anche un post di Mikaela Shiffrin che ha fatto gli auguri alla bergamasca per la discesa di stanotte (alle 4) in cui difenderà l’oro di PyeongChang. Intanto le cose vanno per lei sempre meglio: l’ultima prova cronometrata le ha dato il quarto tempo e ottime sensazioni anche se ci sarà ancora qualcosa di correggere. Non resta che incrociare le dita: i tecnici dicono che gareggerà all’80 per cento che è già tanto visti i tempi del recupero. Selezionate con lei per la discesa Nadia e Nicole Delago ed Elena Curtoni.


OTTO: il freestyle azzurro che non ti aspetti


Silvia Bertagna nella finale a 12 dello slopestyle con l’ottavo posto. Un’altra bella notizia per il freestyle azzurro dopo il quinto posto di Leonardo Donaggio nel Big Air. Una disciplina giovane che sta crescendo in fretta in vista di Milano-Cortina e in cui stiamo colmando uno storico gap. Nella big air dello snowboard intanto fuori dalla finale Emiliano Lauzi che era stato quinto nello slopestyle. Ma anche qui gli azzurri crescono.


SETTE Favola a (triplo) lieto fine in pista


All’oro di Erin Jackson nei 500 metri della pista lunga avevamo accennato già ieri. Ma l’impresa merita un approfondimento: non solo perché si tratta del primo oro di un’afroamericana nella disciplina ai Giochi Invernali (il concetto del “politically correct” è fin troppo inflazionato) ma perché Erin, cresciuta in Florida sulle rotelle e anonima partecipante a PyeongChang, era stata di fatto eliminata per una caduta ai Trials americani. In base alla dura legge dei Trials di atletica e nuoto sarebbe finita lì, invece in questo caso la Jackson ha beneficiato del nobile gesto della compagna Brittany Bowe che le ha ceduto il posto. La benefattrice è poi stata premiata due volte: in base al riequilibrio delle quote nazionali è stata ugualmente selezionata per Pechino e per la sua generosità si è anche guadagnata il ruolo di portabandiera in sostituzione della bobbista Eliana Meyers Taylor positiva (temporaneamente) al covid. Una favola con triplo lieto fine come può succedere solo nello sport.

SEI: la gioia e la bellezza del freestyle


Che dire dell’esultanza della cinese Xu Mengtao dopo la conquista dell’oro nei salti (aerials) del freestyle: smodata, esagerata, liberatoria? Sicuramente eccessiva ma giustificata per una ragazza che gareggiava davanti al suo pubblico (a ranghi ridotti) dopo la delusione dell’argento a squadre. Quando la favorita americana Ashley Caldwell ha sbagliato l’atterraggio lei, che aveva chiuso perfettamente il volo, ha fatto esplodere la sua gioia che ha coinvolto anche le compagne di gare. Bellezza di questi sport in cui si viaggia e si vive in gruppo, quindi si può fare festa insieme alla rivale che ti ha battuto. Le prime a festeggiarla, in questo caso, sono state proprio la Caldwell e l’altra americana Megan Nick che è arrivata terza. E che belli i fermo-immagine delle atlete in volo con lo sfondo del cielo e gli sci in perpendicolare rispetto al corpo.


CINQUE: C’è anche il “mono-oro” femminile


L’allargamento del programma all’interno delle discipline e la parità di genere fanno crescere in quantità, non sempre in qualità, il medagliere l’olimpico. Il primo storico oro del monobob femminile è andato all’americana (ex canadese) Kaillie Humphries, terzo oro in carriera dopo quelli del bob a due a Vancouver 2010 e Sochi 2014 a Pechino. Argento per Elana Meyers Taylor, guarita dal covid che le aveva impedito di svolgere il ruolo di portabandiera. Solo quindicesima l’azzurra Giada Andreutti che ambiva a un piazzamento vicino alle prime dieci ma solo nella seconda run è risultata all’altezza dell’obiettivo. L’ex lanciatrice, già appagata dalla qualificazione in extremis, punta ora a Cortina 2026.

QUATTRO: Le esclusioni azzurre nella discesa


L’esclusione di Marsaglia, Bassino e Brignone dalla discesa di stanotte dopo l’ultima prova ci sta ma perché decidere all’ultimo momento, proprio alla vigilia, e non lasciare più tempo a tutte le azzurre in discussione di metabolizzare la scelta? Per fortuna Federica Brignone, che proprio non riesce a trovare il feeling con la pista olimpica, l’ha presa con fairplay. Dopo la prova ha ammesso: “Se mi escluderanno capirò la scelta perché nelle prove non sono andata bene”. Lei mette addirittura in dubbio la partecipazione alla combinata mentre la Bassino punta sulla gara a squadre in cui ritroverà l’amato parallelo.

TRE: il curling azzurro saluta (quasi)


La squadra maschile di curling virtualmente fuori dalle semifinali ma non ancora eliminata aritmeticamente. Dopo il colpo di coda sulla Svizzera è arrivata la pesante sconfitta col Canada per 7-3 senza disputare l’ultima end. Bisognerà ora assolutamente vincere le prossime partite con Usa (domani), Danimarca (mercoledì) e Norvegia (giovedì) per sperare in una combinazione di risultati che ci qualifichi. Per fortuna anche la brutta prova di ieri non disperde il patrimonio di immagine che il curling si è guadagnato con “Stefania e Amos”, Costantini e Mosaner, per i quali si annuncia un futuro da copertina. Curiosità: una tale Stefania Costantini (una N in meno) ha segnalato sui social di avere il profilo invaso da messaggi di complimenti. Un caso di (non) omonimia che la dice lunga sui fenomeni mediatici di oggi.

DUE. Il salto in corto dei cinesi

Nel salto con gli è successo un po’ di tutto con il vento che ha spirato in tutte le direzioni favorendo e sfavorendo determinati atleti e i giudici che hanno continuamente spostato i punti i riferimenti. Ma, al di fuori dello spirito decoubertiniano, un punto interrogativo se lo meritano anche i cinesi che hanno fortemente voluto la partecipazione nel salto a squadre per i quali non sono assolutamente attrezzati. La squadra cinese è stata aggiunta fuori quota nella lista di partenza e nel primo turno di salti è stata eliminata con un punteggio imbarazzante. Meglio partecipare o stare a guardare e imparare? Chissà. Niente da dire, invece, sulla vittoria dell’Austria davanti a Slovenia e Germania.

UNO Anche Pechino fa festa (degli innamorati?)

Al Cio e agli organizzatori del programma olimpico che hanno riservato un lunedì 14 così scarno di gare e soprattutto di titoli in palio. Sarà la Festa di San Valentino (chissà se si festeggia anche in Cina) o il giorno di riposo dei parrucchieri (chissà se esiste anche in Cina) ma un lunedì così “moscio” non si era mai visto ai Giochi. Ne sanno qualcosa i curatori di Rai, Eurosport e Discovery che si sono aggrappati al caso Valiyeva (di cui sappiamo già tutto) per riempire i palinsesti di chiacchiere e repliche.

Fausto Narducci

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