Freaks out | Recensione film

Freaks out | Recensione film. Non c’è dubbio che Freaks Out sia il film più originale che si sia prodotto in Italia negli ultimi tempi. Un notevole sforzo produttivo, un budget al di sopra delle abituali possibilità del nostro cinema per una storia originale, in qualche modo figlia di quella fantasia che prova a rileggere eventi storici. Quentin Tarantino lo aveva fatto con il suo Bastardi senza gloria al quale in qualche modo il film di Mainetti può essere ricondotto alla luce dell’ambientazione nell’epoca del nazismo. I supereroi del Circo Mezzapiotta (per chi non è di Roma, una piotta erano le 100 lire, mezza piotta 50 lire) dell’ebreo Israel (Giorgio Tirabassi), mutanti ante litteram che potremmo definire i super eroi de Noantri, sono fenomeni da baraccone, personaggi da circo appunto, i cui poteri (siamo nel 1943) fanno gola a un solerte pianista tedesco (Franz Rogowski) che li cerca per assicurarli alla causa nazista e ribaltare le sorti di una guerra che da preveggente ha visto persa. Anche lui è un freak, le sue mani hanno sei dita.
Gli artisti del Circo Mezzapiotta: la giovanissima Matilde (Aurora Giovinazzo) dà scariche elettrice e fulmina chi la tocca, Fulvio (Claudio Santamaria) è l’uomo Lupo (affetto da ipertricosi) ricoperto di peli dalla testa ai piedi e dotato di forza sovrumana. Cencio (Pietro Castellitto) ragazzo albino che controlla gli insetti, Mario (Giancarlo Martini) un nano mentalmente un po’ritardato che ha la capacità di manovrare oggetti metallici.
Ambientazione curata, Roma grande protagonista, con Mainetti che riporta lo spettatore sul greto del Tevere (come in Lo chiamavano Jeeg Robot) e in altri scorci romani, con una splendida scena con affaccio sul Colosseo. Una storia fantastica, realizzata con fantasia e abilità narrativa, contando sulla forza di attori, giovani e meno giovani, che si cuciono i personaggi addosso come una seconda pelle. Una storia fantastica che cede al fascino degli effetti speciali della guerra (e la scena della battaglia finale l’ho trovata forse un po’ troppo lunga), che sconfina nel pulp strizzando l’occhio al pubblico più giovane. Però il film s’impone per l’originalità, per una rappresentazione senza veli delle crudeltà naziste in una Roma suggestiva. E per la forza di una storia fantastica, come non se ne fanno mai nel nostro cinema. L’ironia seminata dai personaggi, dei diversamente supereroi che riescono a essere divertenti, è la medicina ideale per accompagnare le disumane atrocità naziste. Se poi qualcuno, a proposito di diversi e di nazismo, volesse associarli all’epoca che stiamo vivendo, può farlo.

Freaks Out, quante citazioni cinematografiche…

Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone sono anche dei grandi appassionati di cinema. Non c’è da stupirsi se in Freaks Out abbiano messo tante citazioni cinematografiche, componendo una rete di “omaggi” incastonati a meraviglia nel loro film, nella loro storia. La rivista Ciak li ha messi in fila. Oltre a quelli già catalogati, magari se ne troveranno altri. Ma si può partire dal personaggio di Fulvio, acconciato come L’Uomo Lupo di George Wagner, quando si unisce alla donna lupo del Circo di Berlino si ricorda L’ululato di Joe Dante. La lunghissima scena della battaglia accanto al treno rimanda a Giù la testa di Sergio Leone. La Roma occupata dai nazisti, Matilde che insegue a piedi la camionetta dei nazisti evoca Roma città aperta di Roberto Rossellini. Modello più recente, Inglorious basterds di Quentin Tarantino, per il drappello di partigiani anti nazisti. Il Circo Mezzapiotta rimanda al cinema di Federico Fellini, I clowns, ma anche a Il circo di Charlie Chaplin. Con il titolo è obbligatorio ricordare Freaks di Tod Browning, mentre i quattro super eroi de Noantri sono una sorta di X Men, o New Mutants di Josh Boone.



Freaks Out, la scheda


FREAKS OUT – Italia/Belgio, 2021. Durata 141 minuti. Lingue: italiano e tedesco.
Regia: Gabriele Mainetti
Sceneggiatura: Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone.
Interpreti: Claudio Santamaria, Giorgio Tirabassi, Pietro Castellitto, Aurora Giovinazzo, Giancarlo Martini, Franz Rogowski.

Leandro De Sanctis

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