Film, Martin Eden

Martin Eden, la locandina del film



MARTIN EDEN – Regia: Pietro Marcello. Interpreti: Luca Marinelli, Jessica Cressy, Carlo Cecchi, Vincenzo Nemolato, Pietro Ragusa, Denise Sardisco. Durata 129 minuti.

Il Martin Eden di Pietro Marcello è una liberissima trasposizione del romanzo di Jack London, pubblicato 110 anni fa, come lo stesso regista sostiene. Dai mari di inizio secolo (scorso) ad una Napoli attraversata dal tempo in maniera bizzarra, il personaggio molto autobiografico creato da London prende forma seguendo la via personale e visionaria del regista, che assembla e rielabora partendo dalla storia d’amore impossibile che fa scattare l’educazione, non tanto e non solo sentimentale.
Nel Martin Eden in salsa napoletana c’è la lotta di classe, lo snobismo dell’alta borghesia, la tracotanza con cui il ricco dileggia il povero ignorante. Un amore impossibile che fa scattare la scintilla del riscatto, della conquista della parola e del linguaggio, di una cultura di sostanza letteraria, di quella poetica del verbo che va oltre gli steccati scolastici.
E il marinaio visionario allarga così il suo orizzonte, elevando al massimo il sogno di diventare scrittore, dando forma a malessere e cupezza ma non tradendo la sua personale visione a causa del rifiuto.
Perché i suoi scritti non sono facili né consolatori, non c’è lieto fine nel suo viaggio tormentato verso una fama che non è il suo reale traguardo.
Luca Marinelli è stato premiato con la Coppa Volpi all’ultima Mostra di Venezia per aver dato a Martin Eden la sua maschera poliforme.

Il rifiuto del successo


Dall’ingenuo innamoramento al febbrile vivere prima delle puntuali delusioni e nel duro lavoro, da ultimo e sfruttato, al riconoscimento, al successo come scrittore che viaggia tra filosofia e politica, alla ricerca di una identità che non sarà mai totalmente vincente.
Anima inquieta, il Martin Eden di Marinelli non ha pace, non trova sponde d’accoglienza intellettuale una volta diventato scrittore di successo e firma la sua scontenta ribellione annullandosi e rinnegando il nuovo sè per non sopportarne le contraddizioni morali e filosofiche.
Film interessante e decisamente non convenzionale, per la scelta del regista di mescolare fiction e filmati d’epoca, giocando con la cronologia degli oggetti e con la linearità di un’opera che volge anche lo sguardo alla povera Italia che fu.


Leandro De Sanctis

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