VOLLEY Zaytsev e l’harakiri della pallavolo italiana, troppe cose da chiarire

Fare harakiri con le scarpe piuttosto che con la lama, è praticamente impossibile. Eppure la pallavolo italiana c’è riuscita, costruendo il suicidio perfetto, mediatico e forse tecnico, con la vicenda delle scarpe che ha determinato l’allontanamento di Ivan Zaytsev dalla Nazionale.
Una brutta vicenda che è stata gestita malissimo sia nella sostanza che nella forma. Troppi misteri, troppi punti interrogativi non sciolti, troppe negligenze e soprattutto una certa mancanza di sensibilità globale per ciò che stava accadendo.
Inevitabile porsi alcune domande.
1 – Se il contratto di Zaytsev con la Adidas non contemplava l’obbligo di utilizzo delle scarpe anche in azzurro, quali sono le reali ragioni per le quali è stato montato e alimentato questo caso?
2 – Quando la Fipav ha firmato il contratto con la Mizuno, perchè non ha ritenuto doveroso informarsi delle situazioni di sponsorizzazione dei suoi giocatori in odor di Nazionale, almeno di quelli sicuri della convocazione, in modo da affrontare e risolvere subito ogni eventuale problematica?
3 – Perchè è stato esteso alle scarpe, un articolo troppo personale per poter essere massificato, il regolamento Fipav-Nazionale, con apposito codicillo aggiunto a posteriori?
4 – E’ ammissibile che in presenza di un caso del genere, un presidente federale non parli direttamente con il giocatore più noto e rappresentativo dell’intero movimento per scongiurare il peggio?
5 – Perché si è chiesto l’intervento del Coni, dando all’esterno l’immagine e l’impressione di una Fipav se non proprio commissariata, quasi…?
6 – Può essere accettato il reiterato e prolungato silenzio stampa della federazione su una vicenda di tale importanza? Altro che trasparenza, la Fipav ha pronunciato parole solo quando è accaduto il peggio. 
7 – L’impressione è che anche tra la stessa federazione e il ct Blengini ci sia stato qualcosa che ha creato attrito. Mentre il presidente Cattaneo lasciava ancora teorici spiragli, il ct azzurro ha poi chiuso la questione annunciando l’esclusione di Zaytsev.
Aperta e chiusa la parentesi: il suo annuncio nel giorno in cui la Lega ha varato i calendari dei campionati, è andando a sovrapporsi erodendo spazi alla già precaria visibilità dei club, come ai brutti tempi in cui tra Fipav e Lega c’era guerra perenne e liti che oscuravano tutto il resto.
Sicuramente anche Zaytsev, arrivati ad un certo punto, avrebbe dovuto chiarire qualcosa rimasto sospeso in un modo che lo danneggia e lo fa apparire anche come non è, come se non tenesse abbastanza alla maglia azzurra. Ivan sa benissimo, e se non lo sapeva ora lo scoprirà, che il suo grande momento di popolarità, è dovuto all’Olimpiade quasi vincente giocata con la Nazionale. 
Mi sembra prematuro, adesso, privilegiare l’ottica di un futuro post volley che potrebbe essere ancora lontano, non meno di quattro o cinque anni, se lui ne avrà voglia.
Se fino ad un certo punto il suo silenzio era da considerare opportuno, oltre che legittimo, poi qualche chiarimento essenziale gli avrebbe giovato e avrebbe forse contribuito a farci leggere meno sciocchezze e commenti fuori dalla realtà e dal tempo, che in molti hanno ritenuto dover esprimere, pur sapendo poco o nulla di lui e della vicenda.
Infine, e rimando al link sotto incluso, il tema trattato anche dall’amico Gian Luca Pasini. Il personaggio Zaytsev, anche all’interno del mondo pallavolistico, suscita probabilmente gelosie, se non proprio invidie. Era così già dal 2014, figuriamoci dopo l’argento di Rio 2016 e l’intensa attività mediatica che ha visto Ivan protagonista dopo l’Olimpiade.
Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma ci sono degli equivoci di fondo che inquinano i giudizi e il panorama. Si può essere campioni senza essere personaggi, questa è la realtà. 
Purtroppo nel mondo di oggi, lo sport in quanto tale, non gode più dell’attenzione che fino a qualche anno fa aveva, quando la cultura sportiva era più diffusa, a tutti i livelli. E’ triste doverlo dire, ma è la realtà ed è inutile far finta di credere che sia diverso. 
Sui giornali è finito Zaytsev e la vicenda delle scarpe, ma non ha certo tolto spazio a reportage sugli allenamenti della Nazionale a un mese dagli Europei. Degli allenamenti azzurri non si sarebbe parlato comunque. Oltretutto la pallavolo è una delle pochissime federazioni che hanno una considerata nazionale femminile e un’attività che definire estesa è poco.

C’è poco da ridere, ma ricordando una vecchia pubblicità che aveva per protagonista Paolo Ferrari, che inutilmente provava a convincere la casalinga di turno a scambiare il suo fustino di detersivo griffato Dash con due fustini anonimi, è venuto naturale il gioco di parole tra Dash e Adidas, la marca delle scarpe di Zaytsev all’origine di tutto questo.
Da Dash ad Adidash, per sorriderci un po’… Al resto ha pensato Serena Stelitano, la valente disegnatrice e vignettista che periodicamente dona qualità a Visto dal basso con i suoi lavori. Dai fustini al fustone, niente scambio…

http://dal15al25.gazzetta.it/2017/07/23/perche-il-volley-uccide-i-suoi-personaggi/ 

https://www.vistodalbasso.it/2017/07/08/volley-far-le-scarpe-zaytsev-no-meglio/ 

Leandro De Sanctis

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