ATLETICA Schwazer e l’iscrizione sub iudice a Rio 2016, il precedente di Bevilacqua e Capobianco (Atlanta 1996)

/https://www.vistodalbasso.it/2016/06/29/atletica-perche-la-fidal-e-cosi-passiva/

Il pasticcio della positività di Alex Schwazer, marciatore italiano ed azzurro, campione olimpico a Pechino 2008 è già una bruttissima storia, da qualunque parte la si voglia vedere. Una storia in cui paiono al momento destinati a perdere tutti. L’atleta perché, da innocente, si vedrà privato dell’Olimpiade che sulla strada aveva meritato e del resto della sua carriera. La Iaaf e la Wada perchè nulla sarà più credibile dopo questo caso che in un vero tribunale non reggerebbe una giornata di udienze, tante e tali sono state le mancanze che hanno accompagnato e caratterizzato questa positività, peraltro assai blanda nei valori, che se non ci fosse stato di mezzo Alex, nemmeno avrebbero determinato un approfondimento.
Ma a questo punto è chiaro a tutti che su quel campione etichettato Racines e quindi tutt’altro che anonimo, si doveva per forza trovare qualcosa. Ormai sono noti molti dei buchi neri di questa catena della custodia della provetta (non stupirebbe apprendere in futuro che il tempo e il modo di aprirla, manometterla e richiuderla possa rientrare nel campo delle ipotesi plausibili), dei tempi più che sospetti in cui il campione di urine ormai prossimo alla data di distruzione, è stato riesumato. 
Su ordine di chi? Non certo del laboratorio di Colonia per il quale non c’era motivo di approfondimento. C’è stato un regista occulto esterno? Più persone influenti si sono mosse per costruire questa brutta storia che sembra già un bel soggetto per un romanzo o un film, una storia lontana dalle menti oneste ma vicina e credibile se si vuole deliberatamente distruggere una persona (anzi due, aggiungiamoci l’allenatore Sandro Donati, che a sua volta in Italia scoprì le fogne del salto allungato di Evangelisti ai Mondiali di Roma 1987 e del doping dilagante) prima che un atleta. Una storia di oggi ma che ha forse anche radici lontane, che legano personaggi poco limpidi ma piazzati in posti di potere e dotati di una fitta rete di amicizie trasversali, in grado di consentir loro di passare indenni ogni fase di rinnovamento.
Se poi la contaminazione fosse avvenuta nei momenti in cui il marciatore (durante gli allenamenti di quei giorni) lasciava le sue bottigliette di acqua e succhi di frutta incustodite nella sua vettura (sarà chiesto l’esame del dna)  decollerebbe l’ipotesi del dolo. Un lavoretto da professionisti senza scrupoli, ma ormai in questa storia ci sta anche questa eventualità.
Per il doping di Alex, checchè ne dicano i suoi nemici a prescindere, non c’è movente. A chi giova? Non certo a lui, che ha investito tutto sul suo rientro pulito, per dimostrare che si può vincere senza doparsi, con il solo allenamento, quando si ha talento. A sostegno tutti i test svolti dall’equipe medico scientifica che lo ha seguito.
A chi giova allora che Schwazer sia radiato? A tanta gente con le più varie motivazioni: soldi, vendetta, invidia, affari, cultura (del doping, ovvio ed evidente). Si può riflettere, ad esempio, sulle prossime Olimpiadi e sui premi destinati ai medagliati, specie di alcuni Paesi, per capire quanto soldi siano in palio sotto forma di premi, per tecnici e atleti. Giova a chi vuole far fuori ancora una volta Sandro Donati, autentico paladino di un antidoping reale e non di facciata, l’unico che non getta la croce sugli atleti ma considera il marciume di chi guadagna somme esorbitanti vendendo e guadagnando attraverso il doping. Un giro valutato intorno ai 50 miliardi di euro annui dallo stesso Coni in un covegno ad hoc.
La vicenda Schwazer, la cui scelta controcorrente non ha attirato la minima attenzione da parte della Iaaf e della Wada (Alex ha rinunciato alle finestre orarie di controlli a sorpresa ad esempio, ha una enorme quantità di dati medici da condividere) alimenta il sospetto che a loro della vera lotta al doping importi poco o nulla.
Anche se sono trascorsi 20 anni, il precedente che riguardò due atleti italiani, la saltatrice in alto Bevilacqua e il velocista italo australiano Dean Capobianco, indica la strada per non trascinarsi dietro l’infamia di un’ingiustizia palese. Ci fu una lotta serrata, politica più che altro, tra l’allora presidente del Coni, Pescante, Carraro e Nebiolo presidente della Iaaf, che alla fine partorì la decisione di far gareggiare gli atleti sub iudice. Saltarono e corsero, poi i loro risultati furono cancellati quando fu emessa la sentenza. Ma i confini erano decisamente diversi e non c’erano tutti i dubbi che invece avvolgono ora di ombre inquietanti la vicenda Schwazer.
E qui entrano in scena le domande di chi segue il caso senza essere un addetto ai lavori. Molta gente si chiede perchè la Fidal e il Coni prima hanno registrato con soddisfazione la conversione di Alex, con pubbliche dichiarazioni di stima per l’ex dopato che aveva cambiato vita, e poi ora non fanno nulla di pratico e dimostrano di averlo abbandonato al proprio destino. Si fosse ridopato davvero, sarebbe comprensibile e giusto, ci mancherebbe altro. 
Ma è chiaro anche a osservatori sprovveduti che questo doping è fasullo. Se un altro qualsiasi atleta, avesse vissuto quello che sta vivendo Schwazer, con le stesse modalità, gli stessi ritardi creati ad arte per bypassare i limiti temporali di sospensioni, processi, sentenze, ricorsi, iscrizione olimpica, la federazione interessata e il Coni (che sulle possibili medaglie, istituzionalmente, non sputa mai) avrebbero dimostrato lo stesso distacco e disinteresse?
E’ verissimo che si agisce nel rispetto delle regole. Appunto. Qui per far sembrare positivo Schwazer le regole sono state ignorate, vilipese, calpestate.
Per uscire da questa brutta vicenda basterebbe che gli organi preposti dicessero, alla luce delle prove da loro stessi fornite, che c’è stato un errore. Un deprecabile errore che non dovrà più ripetersi. Ma quando mai il potere ammette di aver sbagliato? Specie quando in realtà il risultato è il frutto di azioni precise e mirate?
Queste cose non le dico io, le dicono i fatti, pubblici ormai. Ed è su questi fatti che bisogna ragionare prima di emettere sentenze di condanna precostituite. Questo nuovo caso Schwazer offrirà una grande occasione anche alla struttura antidoping italiana, la Nado Italia, e al suo nuovo capo, l’ex Generale Leonardo Gallitelli. Quando la Iaaf sospenderà il marciatore, toccherà a lui valutare il caso in ogni suo risvolto. Se è vero che il suo è un ruolo di totale autonomia, lui che nell’insediarsi sottolineò come lo sport debba significare pulizia, valuterà attenendosi semplicemente ai fatti quanto poco pulito sia stato questo caso di doping? Da uomo abituato ai regolamenti, come valuterà il fatto che nel prelevare il campione di urine, l’1 gennaio, sia stata infranta la prima regola cardine dell’antidoping, ovvero che il campione deve essere anonimo? Come valuterà i tempi di giacenza della provetta? Quali spiegazioni darà ai mesi lasciati trascorrere per poter evitare di dare modo all’atleta di difendersi? Quattro anni fa il Carabiniere dopato Alex Schwazer era colpevole. Oggi l’ex Carabiniere Alex Schwazer andrebbe guardato (e salvaguardato) per tutti i valori che la sua redenzione rappresenta. Contro il doping, se davvero lo si vuole combattere, vale più la storia di Alex Schwazer che mille convegni.

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http://www.sportmediaset.mediaset.it/video/altrisport/altrisport/schwazer-ecco-i-coinvolti_78913-2016.shtml 

Il fatto del 1996
La Bevilacqua risultò positiva all’uso di efedrina il 4 maggio durante
una riunione a Milano e pochi giorni dopo a Bologna. Dean Capobianco du trovato positivo per sostanze steroidee

Il comunicato che emise la Iaaf 20 anni fa

Atlanta 96/Bevilacqua e Capobianco possono gareggiare

Antonella Bevilacqua e Dean Capobianco potranno partecipare ai Giochi
olimpici di Atlanta.

Lo ha deciso il consiglio della Iaaf alla vigilia dell’inizio delle gare
di atletica.

Il caso dell’atleta italiana, che gareggia nel salto in alto, e quello
del velocista australiano saranno sottoposti ad arbitrato, ma dopo la
conclusione delle Olimpiadi. “In base alle nostre regole non possiamo
sospendere i due prima che si sia pronunciata la commissione di
arbitrato.

Possono gareggiare”, ha dichiarato il portavoce della Iaaf Giorgio
Reineri.

La Bevilacqua era risultata positiva due volte in maggio a uno
stimolante proibito, l’efedrina.

La federazione italiana aveva accettato la tesi difensiva dell’atleta,
che aveva sostenuto di aver assunto la sostanza senza saperlo prendendo
un prodotto cinese a base di erbe.

Capobianco era invece risultato positivo agli steroidi durante un
meeting in Olanda, sempre in maggio.

La settimana scorsa un tribunale australiano aveva stabilito che poteva
partecipare ai Giochi di Atlanta motivando la decisione con la
possibilità di errori nei test.

Leandro De Sanctis

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