Coe & C. stanno uccidendo l’atletica

Mondiali atletica a Doha
La scenografia della Iaaf per i Mondiali di Doha

Coe & C, stanno uccidendo l’atletica. O quel che resta della regina degli sport olimpici. Del resto era difficile pensare che proprio l’atletica si salvasse dalla deriva commerciale che tutto il mondo sportivo ad alto livello ha deciso di seguire. Trasformandosi, rinnegando la sua essenza, sacrificando tutto sull’altare della pur indispensabile televisione. Restando sull’atletica, la Iaaf presieduta da Sebastian Coe ha dimostrato di non essere all’altezza in più di un’occasione. In particolare nelle interviste che rilascia, il campione del mezzofondo dei temi andati tradisce tutta la sua inadeguatezza, esprimendo concetti difficilmente condivisibili da chi davvero ama l’atletica.
E’ innegabile che questa disciplina attraversi una crisi profonda, che l’epoca Bolt aveva coperto e mascherato, facendo dimenticare tutte le problematiche che l’attanagliano già da anni.
Ma, come si dice, i rimedi sono perfino peggiori dei mali. Inutile tornare sulla schifezza di un Mondiale disputato a Doha in quelle condizioni climatiche che sono state un insulto per gli atleti (e ai Mondiali di calcio le cose non andranno certo meglio). O sullo stadio vuoto, come peraltro più che prevedibile. Da tutti meno che da Sebastian Coe e dalla Iaaf, che hanno avuto la faccia tosta di dire che pensavano venissero spettatori dai Paesi vicini ma che le crisi politiche degli ultimi tempi hanno impedito i viaggi.
L’ineguagliabile Raimondo Vianello dei tempi calcistici sulle reti Mediaset avrebbe chiesto: Ma ci fai o ci sei?
Che il Qatar sia in zona politicamente più che difficile non è certo una novità. Riguardo poi alle migliaia di persone che in aereo avrebbero raggiunto Doha per l’atletica…beh, stendiamo un altro velo pietoso.

Altro che rilancio…

La Iaaf pensa di rilanciare l’atletica massacrandola, cambiando il format delle gare, rendendole simili ad uno spettacolo circense sempre più breve, sempre meno tecnicamente valido. Abolendone altre. Varando una coreografia al buio, con gli occhi di bue ad illuminare solo un atleta alla volta e con il suo nome scritto sulla pista. Tutto riguarda il contorno, nulla la sostanza. Come ad esempio obbligare gli atleti nei meeting a non indossare tutti la medesima maglietta dello stesso colore (dello sponsor). Se si pensa alle esigenze della Tv perché non varano questa norma? E’ bello vedere in tv tutti in maglia cromaticamente identica.
E il bello, anzi, il tragico, è che la Iaaf non se ne rende conto. Non si vergogna di affossare, tappa dopo tappa, uno sport che gli atleti di tutto il mondo hanno reso straordinario. Anche quando la Tv non c’era e i Mondiali si organizzavano con gli stadi pieni.

Leandro De Sanctis

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