SPORT Cuba libre? Cuba torna!

 Le agenzie di stampa internazionali ieri sera hanno rilanciato una notizia che potrebbe rappresentare una svolta importante per Cuba e per lo sport mondiale in genere, soprattutto in alcune discipline di squadra, come il volley, dove Cuba potenzialmente potrebbe di nuovo avere una nazionale davvero competitiva. 
Si dice che Cuba consentirà ai suoi atleti di guadagnare i soldi dei premi vinti gareggiando all’estero (non è specificato se la parola premi comprenda anche la voce ingaggi, e la differenza sarebbe sostanziale). Qualche mese fa erano circolate voci al riguardo di una possibile, imminente, svolta nella gestione dello sport, o meglio dei suoi atleti, da parte del governo cubano.
L’emorragia di talenti non si era fermata e, dal basebal al volley, tanti giocatori “defezionavano”, come si diceva un tempo.
Era bastata qualche indiscrezione per indurre molti campioni a ribadire che sarebbero stati ben felici di tornare a giocare per Cuba: penso a Simon, ma anche a Juantorena (che con una manovra maldestra e gestita male si è cercato di arruolare in maglia azzurra).
Chi ha avuto occasione di venire a contatto con i giocatori cubani, dai campioni che vennero a giocare in Italia sul finire degli anni ’90 agli ultimi arrivati, sa bene cosa rappresenti per tutti la camiseta della selezione caraibica. Per tutti è stata una scelta di vita abbandonare l’Isola, anche dolorosa e non priva di conseguenze. Ma in tutti c’è sempre stato il desiderio, più o meno celato, di poter un giorno tornare a casa da uomini e atleti liberi, di poter ancora giocare per Cuba. Se davvero questa rivoluzione si farà, e mi auguro che stavolta sia tutto vero, penso con simpatia alla gioia di tutti i cubani, ai risvolti emotivi e sentimentali.
Roma nel 2000 vinse uno storico scudetto nel volley, anche grazie a due campioni di Cuba, Ihosvany e Osvaldo Hernandez, che portarono la loro cultura, le loro abitudini, il loro modo di essere e un pizzico di sapore cubano donato al nostro campionato. E poi Leonell Marshall, che una collega francese dell’Equipe venne ad intervistare a Roma, a due passi dalla scalinata di Piazza di Spagna, chiedendomi di organizzarle l’incontro. Ricordo l’emozione di Marshall nel raccontarsi, nel parlare del papà che aveva messo in difficoltà (perchè era il presidente della federvolley cubana), della sua voglia di costruirsi una vita giocando a pallavolo, delle sue speranze appunto.
Ora sarei curioso di sapere come procederà la Federazione cubana riguardo la pallavolo e i pallavolisti. Solo un paio di settimane fa Alberto Juantorena (lo zio del pallavolista Osmany, ex Trento, che ora gioca in Turchia) aveva pronunciato parole durissime nei confronti dei ribelli: “Non si morde la mano che ti ha dato da mangiare, ti ha fatto studiare e ti ha messo nelle condizioni di fare sport fin da bambino”.
E che fine farà Wilfredo Leon (foto in alto, maglia rossa), campione appena ventenne, che pare essere stato squalificato per quattro anni per aver lasciato la Nazionale? Verrà graziato? La squalifica sarà addolcita? E in che tempi tutto questo si realizzerà?
Verrà offerta una camiseta a Juantorena (foto sopra, maglia bianca di Trento), Simon e ad altri esuli, per andare a caccia della medaglia d’oro olimpica a Rio 2016?

 Ecco  il lancio dell’Agenzia Ansa risalente a ieri sera

L’AVANA – Il governo cubano sta preparando una nuova riforma dello
sport: dopo l’autorizzazione dei contratti all’estero per i giocatori di
baseball, decisa a luglio, ora la decisione si estenderà agli atleti di
ogni disciplina, che potranno inoltre conservare l’80% dei premi che
otterranno in gare svoltesi fuori dall’isola.
La misura è contenuta in un accordo già esaminato dal consiglio dei
ministri ma non ancora reso noto pubblicamente, secondo quanto riporta
oggi Granma, organo ufficiale del Partito Comunista Cubano (Pcc),
l’unico giornale esistente nell’isola.
Senza mai riferirsi alla riforma come un ritorno allo sport
professionistico, abolito dopo la rivoluzione del 1959, il quotidiano si
limita ad indicare che in futuro gli atleti cubani riceveranno una
retribuzione che “dipenderà dai risultati ottenuti nello sport che
praticano”, quando finora ricevevano solo lo stipendio dovuto per il
loro lavoro al di fuori dello sport.
Inoltre, gli atleti potranno sottoscrivere contratti all’estero, anche
se attraverso la mediazione dell’Istituto nazionale dello Sport, che
garantirà che “non saranno trattati come merce”, sottolinea Granma. Via
libera, in ogni caso, allo sport retribuito anche per i campioni di
pallavolo, pugilato e atletica leggera, discipline che a Cuba vantano
molti praticanti.
Ma la vera novità di questa riforma sta tutta nel fatto che i premi
ottenuti dagli atleti in competizioni internazionali (ad esempio, i
Mondiali di atletica) “saranno consegnati totalmente ai protagonisti,
con l’80% per gli atleti, il 15% per gli allenatori e il 5% per gli
altri componenti dello staff”.
Finora gli atleti potevano trattenere soltanto il 15%.
Cuba affronta da tempo un serio problema di diserzione dei suoi
campioni, specie in discipline come baseball, atletica, pugilato e
pallavolo, che fuggono dal paese, a volte con mezzi di fortuna oppure
‘eclissandosì durante le varie manifestazioni,  attratti da contratti
negli Stati Uniti o in Europa che prevedono retribuzioni ben pià alte di
quelle dell’isola.
L’ultimo caso noto è quello di Raciel Iglesias, giovane speranza 23enne
del baseball cubano che, secondo il sito web cubano di Miami CaféFuerte,
è fuggito dall’isola lo scorso fine settimana: se la sua defezione
fosse confermata, si tratterebbe della quarta deserzione di un giocatore
della nazionale cubana di baseball quest’anno. Proprio per evitare il
ripetersi di questi episodi è stato ora stabilito che, in un paese dove
uno stipendio medio mensile equivale a 20 dollari, i giocatori delle
varie squadre di baseball, lo sport più popolare nell’isola caraibica,
ricevano un salario pari a circa 200 dollari, ovvero dieci  volte di più
della media nazionale. In più, alla prima classificata nel campionato
nazionale andrà un premio di 2700 dollari da dividersi fra la squadra,
mentre 1.875 andranno ai secondi. Ogni medaglia olimpica, di qualsiasi
disciplina, andrà un fisso di 1500 pesos (circa 62 dollari) mensili, più
altre somme in base ai risultati ottenuti nelle altre gare.
Insomma, anche se non viene detto chiaramente, da oggi a Cuba rinasce ufficialmente lo sport professionistico.

Leandro De Sanctis

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