Il gol di Turone era bono! | Recensione

Il gol di Turone era bono!, audace romanzo di Gianluca Montebelli che partendo da uno spunto di cronaca calcistica, costruisce un racconto che ha gli ingredienti del giallo ma che in realtà si propone di raccontare altro. Il titolo è un atto di fede per il pensiero unico del tifoso romanista, tradizionalmente incline al complottismo, specialmente quando come in questo caso, la tradizionale rivale Juventus diventa il nemico per eccellenza.
Era questo uno dei motivi per i quali la lettura de Il gol di Turone era bono! in teoria non era propriamente invitante per un lettore juventino. Ma visto che l’autore è tifoso della Lazio, ho pensato che se un laziale lo ha scritto, uno juventino poteva anche leggerlo.
E ho fatto bene, perfino in relazione all’altro ostacolo congenito che mi ero trovato a dover accantonare. Non ho mai praticato né capito la violenza, né allo stadio né altrove, e non ho mai considerato la politica, con il suo corollario di tragiche violenze, tema nobile nel nome del quale sacrificare la vita. Soprattutto quando certi “ideali” politici non prevedevano democrazia ed erano eredi di una Storia che tanto dolore e lutto aveva causato. Non ho mai indossato casacche politiche, pensando ingenuamente che ci fossero cose fatte bene e cose fatte male, indipendentemente dal colore della “squadra”.
E allo stadio andavo da solo, cagnolino sciolto non tifoso di Roma e Lazio ma semplicemente simpatizzante e amante del calcio. Ma era un altro calcio, un altro stadio Olimpico, un’altra società. E probabilmente i gruppi di tifosi avevano le caratteristiche dei ragazzi del muretto raccontati da Montebelli, con connotati da quelli ben diversi che oggi hanno reso le curve pericolose e impraticabili per le famiglie.

Una storia che ne racconta altre

Dopo questo preambolo, a scanso di equivoci, serve forse dire chiaramente che Il gol di Turone era bono!, mi è piaciuto. Nobilitato dalla prefazione di Bruno Conti e dall’introduzione del senatore Claudio Barbaro che era proprio uno dei ragazzi del muretto della Curva Sud giallorossa, Il gol di Turone era bono! si è rivelato un romanzo divertente e interessante.
La storia, chiaramente di fantasia, risulta avvincente e mantiene pathos dall’inizio alla fine. La goliardia che è alla base del romanzo è il filo che attraversa tutta la vicenda ma che non intacca tocca la serietà della scrittura. Ciò che ha originato il romanzo, la voglia di rivivere e far rivivere personaggi e aneddoti della Curva Sud giallorossa che Claudio Barbaro ha frequentato dai primi anni ’70 al 1988, viene trasmesso al lettore con passione. Una rimpatriata ideale che diventa letteraria, con i nomi cambiati ma pur sempre riconoscibili. Traspare la nostalgia per un periodo formativo della vita di molti, sicuramente dei tifosi romanisti protagonisti di questo libro. Forse anche l’inevitabile malinconia per un mondo e un calcio che si sono dissolti nel tempo e per la gioventù perduta.
Personalmente mi ha colpito molto l’essenza di un tifo che sapeva unire persone diverse, di diversi livelli economici e culturali, forse perfino di ideali politici che diventano più sfumati nel tempo, secondari rispetto alla immensa fede per la Roma (“dimmi cos’è che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani“, cantava Antonello Venditti, tifoso romanista ovviamente, nonché autore di Grazie Roma, uno dei due inni giallorossi, l’altro – Forza Roma, forza lupi – col cuore mezzo giallo e mezzo rosso, lo scrisse l’indimenticabile amico Lando Fiorini). E quando il tifo è genuino, non inquinato, è sempre bello e portatore di valori, indipendentemente dai colori per i quali il cuore palpita. Ogni maglia, ogni bandiera è bella e meritevole del massimo rispetto. Altro che il clima di odio che le possibilità offerte dal web alimentano senza pudore né vergogna, tra uno strafalcione grammaticale e l’altro.
Non mi sento vicino alle zuffe, condivido invece i sentimenti dei protagonisti di questo romanzo nei riguardi della loro squadra. Forse mi illudo, ma leggendo Il gol di Turone era bono! mi viene da pensare che la fede giallorossa abbia saputo unire più di ogni altra cosa, rappresentando un valore autentico e prezioso. Un viaggio in territorio per me ostile si è rivelato preziosa esperienza, inducendomi a scoprire sentimenti comuni.
Certo, sarebbe bello se davvero le mogli riuscissero a comprendere realmente la passione dei mariti tifosi, invece che sentirsi minacciate da una rivale imbattibile. E l’appoggio incondizionato che il protagonista trova in sua moglie è un elemento di fantasia che sarà invidiato da ogni tifoso.
Credevo che Il gol di Turone era bono! circa quarant’anni dopo fosse ancora fonte di divisione. Invece tra le pagine di una fiction realistica ho scoperto qualcosa di bello che potrebbe essere apprezzato indipendentemente dal tifo. Perché nel calcio il vero nemico non dovrebbe mai essere la squadra avversaria, ma solo e soltanto chi specula sulla passione dei tifosi, in modo legale o illegale che sia. E penso che non ci debba essere tifoso romanista che rinunci alla lettura di questo romanzo.

IL GOL DI TURONE ERA BONO! Gianluca Montebelli– Pav edizioni. Collana Storie di vita. Euro 22.

Il gol di Turone era bono. La scheda dell'autore, Gianluca Montebelli
Il gol di Turone era bono. La scheda dell’autore, Gianluca Montebelli

Prometto che… non scriverò di Nakata e Collina

Goliardia per goliardia, mi permetto di fare una promessa doppia.
Non cercherò di emulare Gianluca Montebelli. Non scriverò un libro sulla storia di Nakata che non doveva poter essere tesserato dalla Roma e che quindi non avrebbe potuto essere in campo a Torino segnando il gol dell’1-2 e poi scoccando il tiro ribattuto da Van der Sar ribadito in gol da Montella per il 2-2 finale. Era il 6 maggio del 2001. Pareggio decisivo per il terzo scudetto della Roma.
Non scriverò nemmeno della collina del disonore, 14 maggio 2000, Stadio Curi di Perugia quando l’arbitro Collina nonostante il prolungato nubifragio che rese impraticabile il campo e dopo un’attesa record (ricordavo addirittura novanta minuti, sicuramente più di un’ora…) fece giocare la partita. Vinse il Perugia 1-0 e la Juventus perse in extremis lo scudetto, a vantaggio della Lazio.

Il gol di Turone era bono. L'arbitro Collina fece giocare Perugia-Juventus su un campo impraticabile dopo una sospensione record
Il gol di Turone era bono. L’arbitro Collina fece giocare Perugia-Juventus su un campo impraticabile dopo una sospensione record

Leandro De Sanctis

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