The Midnight Sky | Recensione

The Midnight Sky avrebbe dovuto essere uno dei piatti forti di questo Natale senza cinema e in clausura affettiva e culturale. L’ambizione di George Clooney, regista e interprete, di coniugare fantascienza ed ecologia non ha prodotto un film riuscito. Budget di 100 milioni di dollari giustificato dalle riprese nelle tormente di nevi islandesi che ospitano le basi artiche (o antartiche?) e dagli effetti speciali in studio per le scene spaziali.
A livello cinematografico The Midnight Sky non riesce a proporsi con una sua identità: un po’ Tarkovskij, un po’ Moon (ma qui per la solitudine ripetitiva della base dove resta lo scienziato al termine della sua vita), una spruzzata di Gravity.
Il film non coinvolge troppo, anche perché troppo manca allo spettatore a livello di conoscenza. E l’incapacità di agganciare empatia con il pubblico è un difetto che nuoce.
Il plot è quello pubblicizzato fin dai trailer: nel 2049 la Terra è diventata invivibile, non c’è più aria respirabile e lo scienziato malato deve avvisare gli astronauti in missione su un pianeta forse abitabile, che non possono tornare sulla Terra ormai condannata.
Ma non si conoscono le ragioni e le cause di questa catastrofe planetaria. Il film partirebbe anche bene, con Clooney che regge il ruolo del sopravvissuto condannato o se preferite dell’ultimo uomo sulla Terra (o quasi) in un ambiente affascinante. Il cinema è cinema, d’accordo, ma quando si vedono scene che non hanno logica, anche il meno esigente dello spettatore vacilla e diventa respingente. Come si fa a finire sott’acqua perdendo quasi la vita e quasi tutto, e poi d’incanto indossare il giaccone che si aveva prima rispuntato chissà da dove?
La trama è abbastanza scarna e ciò che accade risulta prevedibile, soprattutto quando sulla navicella spaziale i detriti costringono gli astronauti ad uscire per la riparazione. Se scommettete su cosa accadrà, vincerete facilmente. Il tutto servito con una lentezza che pare essere la cifra stilistica obbligata di certa fantascienza. E chi si fa domande sulla bambina, potrebbe trovare risposta se ha già visto altri film di fantascienza con implicazioni psicanalitiche.
A proposito di psicologia e psicanalisi, il sottotesto propone altre tematiche, dalla scelta tra affetti e lavoro e il senso di colpa che deriva dall’abbandono. Ma è solo un ingrediente aggiunto che si mostra col dovuto spessore, se non con una modalità che non va rivelata.
Così alla fine il piatto risulta insipido e perfino noioso, nonostante il fascino della neve e del ghiaccio (solo per chi guarda, ovvio). E nonostante il nobile intento di George Clooney di lanciare un messaggio sul rischio di estinzione che l’uomo correrà a breve sul nostro pianeta. Il futuro è senza speranza e il film non regala nemmeno la consolazione di una soddisfacente visione.

The Midnight sky, la scheda

THE MIDNIGHT SKY, Stati Uniti, 2020. Durata 122 minuti.
Regia: George Clooney.
Interpreti: George Clooney, Felicity Jones, Kyle Chandler, Demian Bichir, David Oyelowo.
The Midnight Sky è tratto dal libro di Lily Brooks-DaltonGood Morning, Midnight, pubblicato in Italia col titolo La distanza tra le stelle).
* visto in versione originale con sottotitoli

Leandro De Sanctis

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