Tecnici sportivi nella scuola, un’idea stravagante

Tecnici sportivi nella scuola, un’idea stravagante.
Una idea alquanto stravagante è quella, proveniente da certi ambienti dello sport, secondo cui per potenziare l’attività sportiva scolastica sarebbe opportuno l’inserimento nella scuola dei tecnici sportivi.

di Attilio Lombardozzi

E’ evidente che chi con chiara presunzione si esibisce in certe trovate si interessa dello sport a scapito della scuola cioè della Educazione fisica che è direttamente chiamata in causa. L’idea è stravagante per vari motivi ma ne va sottolineato uno perché è tanto importante quanto… banale, gli insegnanti di Educazione fisica infatti, (chi dovrebbe saperlo evidentemente non lo sa) possono anche essere tecnici sportivi, non hanno pertanto bisogno di “soccorso”.

Il diploma Isef e la laurea in scienze motorie

Va ricordato che il diploma ISEF e la laurea in scienze motorie si ottengono in quelle che sono state opportunamente definite “Università dello Sport” per cui è tra i laureati da queste istituzioni che si possono trovare “esperti” nei vari ambiti dello sport. La logica, casomai, vorrebbe il ribaltamento della proposta, è lo sport infatti che ha bisogno di professionisti qualificati non solo a livello tecnico ma soprattutto dirigenziale (certe dichiarazioni lo dimostrano). L’affermazione è talmente scontata che diventa difficile capire perché chi non è “addetto al mestiere”, come si suol dire, possa essere di aiuto a quelli che dell’attività fisico-sportiva ne fanno una professione e una ragione di vita.

Lo sport scolastico ha sicuramente bisogno di nuove concezioni per adeguarlo ai principi più avanzati delle scienze dello sport e ancor più per predisporlo alla didattica dell’Educazione fisica moderna. L’insegnamento infatti deve essere orientato per favorire esperienze personali particolarmente adatte anche come facilitatori dei processi di inclusione, problemi che non possono essere percepiti da chi della scuola non conosce le problematiche perché non le vive o non le studia. Dimostrazione di quanto affermato è la confusione che si crea quando non si distinguono i due ambiti dello sport scolastico cioè la lezione di Educazione fisica e l’attività extracurriculare.

La lezione e la tutela degli obiettivi formativi

Nella lezione l’attività sportiva ne costituisce una “forma” di per se molto varia in funzione del grado di scuola (cioè dell’età degli studenti) e delle discipline sportive verso cui ci si orienta. L’importanza della lezione è legata alla tutela degli obiettivi formativi e in tal senso l’insegnante deve utilizzare l’attività sportiva rifuggendo perciò da ogni tentativo di dare valore alle prestazioni, non si vede quindi da dove e perché possano arrivare eventuali aiuti.

La concezione più funzionale dell’insegnamento si basa su un capovolgimento di valori che vede nell’apprendimento delle abilità motorie l’occasione per attivare il processo di comunicazione didattica, in tutta la sua complessità, come vero artefice dei processi di formazione. In questa prospettiva assume un ruolo decisivo l’interazionismo proposto come alternativa più concreta all’esercizio ripetitivo soprattutto se si considera che da un punto di vista neurofisiologico l’attività motoria si manifesta attraverso il passaggio dal movimento derivante dall’arco riflesso (stimolo-risposta) alla concezione olistica del movimento concepito come risposta complessiva della persona al problema motorio (problem solving).

La corretta interpretazione della pratica dello sport nella lezione di Educazione fisica costituisce un impegno che l’insegnante deve responsabilmente assolvere non è così per l’attività extracurriculare di cui si tratta da diverse parti con scarsa cognizione, è necessario chiarire idee e proposte.

Leandro De Sanctis

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