Il giornalista Oriani lascia: il massacro di Gaza e la scorta mediatica

Il giornalista Oriani lascia: il massacro di Gaza e la scorta mediatica. Il mondo occidentale segue con indifferenza e faziosità il massacro di Gaza, come se quanto sta accadendo non fosse crimine di guerra reiterato. In tutta Europa e non solo ci sono manifestazioni pacifiste di protesta e a sostegno non certo della causa di Hamas, che lo scorso 7 ottobre si è macchiata di una strage orrenda e condannata senza reticenze, ma della popolazione, dei bambini e di famiglie che non hanno mai avuto un futuro, nate e segregate in quella Striscia di terra.
Nessun gesto, nessuna manifestazione di protesta contro il governo israeliano di Netanyahu, sembra avere il minimo riscontro, la minima attenzione. Gli interessi economici prevalgono su tutto, gli “equilibri”, le ipocrisie anche dello sport che non ha fatto nulla per sollevare una voce contro Israele, così come sia pure con lentezza fu fatto per la Russia di Putin. Sport che sarà pronto ad accogliere anche Israele nel cast della suprema esibizione di ipocrisia e interessi economici, l’Olimpiade di Parigi 2024.
Ecco quindi che il gesto di un singolo giornalista, assume un valore, un sassolino lanciato con la fionda che in ogni caso va segnalato e diventa una notizia. Non servirebbe, ma dato che sul web apre bocca e dà fiato qualsiasi individuo dotato di tastiera, anche se senza cervello e capacità di comprendere ciò che legge, oltre gli schieramenti, schierarsi contro la strage compiuta quotidianamente dall’esercito di Netanyahu non equivale a negare l’altrettanto esecrabile e indifendibile atto di Hamas. Pensare che il governo di un popolo che tanto ha sofferto dal nazismo ora si comporti in questo modo, è insostenibile e inaccettabile.

Il congedo da Repubblica di Raffaele Oriani

Il giornalista Raffaele Oriani si è congedato ieri da Repubblica per protestare contro la linea del quotidiano: «Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile… siamo noi».

Qui la lettera che ha inviato alla redazione: «Care colleghe e cari colleghi, ci tengo a farvi sapere che a malincuore interrompo la mia collaborazione con il Venerdì.
Collaboro con il newsmagazine di Repubblica ormai da dodici anni, ed è sempre un grande onore vedere i propri articoli pubblicati su questo splendido settimanale. Eppure chiudo qua, perché la strage in corso a Gaza è accompagnata dall’incredibile reticenza di gran parte della stampa europea, compresa Repubblica (oggi due famiglie massacrate in ultima riga a pagina 15).

Sono 90 giorni che non capisco. Muoiono e vengono mutilate migliaia di persone, travolte da una piena di violenza che ci vuole pigrizia a chiamare guerra. Penso che raramente si sia vista una cosa del genere, così, sotto gli occhi di tutti. E penso che tutto questo non abbia nulla a che fare né con Israele, né con la Palestina, né con la geopolitica, ma solo con i limiti della nostra tenuta etica.

Magari fra decenni, ma in tanti si domanderanno dove eravamo, cosa facevamo, cosa pensavamo mentre decine di migliaia di persone finivano sotto le macerie. Quanto accaduto il 7 ottobre è la vergogna di Hamas, quanto avviene dall’8 ottobre è la vergogna di noi tutti. Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile.

Questa scorta siamo noi. Non avendo alcuna possibilità di cambiare le cose, con colpevole ritardo mi chiamo fuori».

Finlandia, manifestazione per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza
Finlandia. Manifestazione per il cessate il fuoco a Gaza

Leandro De Sanctis

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