CALCIO Il giallorosso tradito: i giocatori restano, le maglie passano

Una volta si diceva: l’importante è la maglia, la squadra. I giocatori pasano, la maglia resta. Nemmeno questo è un concetto che sopravvive nel calcio del marketing e dei fabbricanti di divise che dettano legge all’insegna del chi si ferma…non vende. La maglia grigia con cui la Roma è stata spazzata via dal Bate Borisov grida vendetta (e porta anche male!). Non discuto nè il grigio, peraltro anonimo, nè il fatto che nella terza divisa i colori della tradizione non compaiano più in quasi nessuna squadra. Ma perchè scolorire anche lo stemma? La lupa sul giallorosso non avrebbe dovuto essere toccata, privarla del giallo e del rosso ha significato toglierle il cuore («mezzo giallo e mezzo rosso» cantava Lando Fiorini nell’inno dedicato alla sua squadra). A turno molte squadre hanno scelto il grigio, anche se con tonalità migliori (ricordate, ad esempio, quello che fu definito… il “pigiama” della Juve, con il marchio lotto in verde sulle maniche). E se ci fate caso, nella terza divisa a rotazione i colori sono sempre gli stessi: iniziò il Barcellona col giallo fosforescente, la Juve ha avuto il verde pennarellone, a Moenchengladbach è stato il Manchester City a giocare in maglia verde fosfo. Nero, grigio, arancione, rosa, verde, azzurro: i colori delle divise alternative che a turno i grandi club europei adottato. Ma nessuno di loro si è sognato di scolorire in bianco e nero lo stemma della società. Ha sbagliato la Roma a non impuntarsi con la Nike, non avrebbe dovuto accettare una maglia senza il suo vero stemma originale. Totti, De Rossi: i giocatori restano, le maglie passano…

Leandro De Sanctis

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