Libertadores, Gabigol e Flamengo da impazzire

Gabigol  abbraccia la Libertadores 2019 Foto Vistodalbasso.it
Gabigol abbraccia la Libertadores 2019 Foto Vistodalbasso.it

Libertadores, Gabigol e Flamengo da impazzire. Il calcio è davvero uno sport a volte incredibile, dove è possibile tutto e il contrario di tutto. La finale della Copa Libertadores, svoltasi al Monumental di Lima, in Perù, dove era stata dirottata la partita inizialmente assegnata a Santiago del Cile. Al riguardo bisogna riconoscere che la Confederazione sudamericana ha deciso di cambiare sede a causa della perdurante situazione a rischio esistente in Cile. La Uefa invece ancora non trova il coraggio di fare la cosa giusta togliendo a Istanbul la finale della Champions League, a causa della condotta della Turchia sia sul fronte interno (arresti in massa per chi critica il governo Erdogan, libertà di stampa abolita, giornalisti perseguitati) che esterno (la guerra contro i curdi).

Flamengo campione dopo 38 anni

La Libertadores è andata dunque ai brasiliani del Flamengo, che da ben 38 anni aspettavano questo trionfo, maturato nella maniera più rocambolesca che si potesse immaginare. Emozionante da impazzire per il Flamengo e la sua torcida; amarissima da impazzire e disperarsi per gli argentini del River Plate e per i loro aficionados, campioni un anno fa al Bernabeu nel derby col Boca.
Il River Plate era passato in vantaggio dopo soli 14 minuti, con un bel gol da centro area del colombiano Rafael Borre, preciso nello sfruttare un velo di Suarez sul cross di Nacho Fernandez caparbio nel rivitalizzare una palla che pareva persa sulla linea di fondo. I brasiliani accusano il colpo e il River conduce il gioco per tutto il primo tempo, costruendo anche la palla gol per il raddoppio. Ma nella ripresa cambia tutto e la partita sale di ritmo e diventa più interessante ed emozionante.
Gabigol, il centravanti ancora di proprietà dell’Inter che in Serie A è stato sbolognato in fretta e non senza ironia, comincia ad avvicinarsi alla porta di Armani sempre più pericolosamente. E’ il terminale obbligato del gioco rossonero. Ma il pareggio non arriva e il tecnico portoghese Jorge Jesus inizia a stravolgere l’assetto tattico della sua squadra, imbottendola di uomini offensivi. La carta giusta che cala sul tappeto verde del Monumental si chiama Diego ed è proprio l’ex juventino a suonare la carica, a dare più determinazione e concretezza al gioco brasiliano, che punta a infilare verticalmente il River Plate. Gli argentini hanno anche buone occasioni per chiudere la finale, ma la mira è sempre sbagliata e in fondo sembra che importi più mantenere il vantaggio che rischiare di scoprirsi per raddoppiare. Giorgian De Arrascaeta e Filipe Luis firmano occasioni gol, Everton Ribeiro va vicinissimo al pareggio, sventato dal portiere Armani dopo un caotico batti e ribatti a due metri dalla porta.

L’incredibile finale, il veleno e l’estasi nella coda

I cambi del tecnico argentino Marcelo Gallardo non risulteranno altrettanto fortunati, soprattutto Lucas David Pratto (31enne nativo di La Plata, come il tecnico del volley Julio Velasco) diventerà il protagonista in negativo della finale: il suo errore non finirà di tormentarlo per il resto dei suoi giorni. In una prolungata fase offensiva, con la palla saldamente tra i piedi del River, Pratto insiste assurdamente nel tenere palla, dribblando in orizzontale invece di appoggiare sulla fascia destra al compagno libero. De Arrascaeta lo affronta con decisione ed esce vincitore dal contrasto lanciando il contropiede del Flamengo. Implacabile nello scambio al limite dell’area, è lo stesso De Arrascaeta che davanti ad Armani crossa rasoterra invece di tirare, fornendo a Gabriel Barbosa “Gabigol” la più comoda delle palle da spingere in rete.
Tutto da rifare all’89’. River Plate stanco e scellerato tatticamente, raggiunto ad un metro dal traguardo.
Ma non è finita perché nel secondo minuto di recupero ancora Gabigol Barbosa punisce crudelmente gli argentini, con la coppia centrale difensiva che pasticcia, lasciandolo conquistarsi lo spazio per il tiro che vale la Libertadores. Nei secondi finali doppia espulsione (Palacios per un calcetto di frustrazione, Gabigol Barbosa per…beh non si è capito cosa abbia fatto, visto che il cartellino rosso lo raggiunge mentre sta bevendo a centro campo).
Esagerando un po’, un interista e uno juventino, Barbosa e Diego, hanno propiziato la Libertadores del Flamengo (europeizzato dal tecnico Jorge Jesus e dai “reduci” della Liga). Il centravanti di proprietà dell’Inter è stato anche il capocannoniere della Libertadores con 9 gol, raggiungendo le 40 marcature stagionali.

Il tabellone della Libertadores 2019
Il tabellone della Libertadores 2019
Il portoghese Jorge Jesus, secondo tecnico europeo a vincere la Copa Libertadores Foto Vistodalbasso.it
Il portoghese Jorge Jesus, secondo tecnico europeo a vincere la Copa Libertadores Foto Vistodalbasso.it
Gabriel Barbosa, detto Gabigol, autore delle due reti decisive Foto Vistodalbasso.it
Gabriel Barbosa, detto Gabigol, autore delle due reti decisive Foto Vistodalbasso.it

L’interista Gabigol capocannoniere

Gabriel Barbosa, detto Gabigol, è ancora di proprietà dell’Inter. I suoi due gol hanno regalato al Flamengo una vittoria attesa da 38 anni. Nella Libertadores Gabigol ha segnato 9 gol ed è stato il capocannoniere della manifestazione. In questa stagione ha realizzato 40 reti.

Il precedente: Manchester Utd-Bayern 2-1 in Champions

Anche in Champions League, nel 1999, esattamente venti anni fa, si verificò un finale analogo a quello andato in scena ieri a Lima. Al Camp Nou di Barcellona il Bayern Monaco vinceva 1-0 e dopo aver preso anche un palo e una traversa, subi la rimonta del Manchester United addirittura nei minuti di recupero, con i gol dei due subentrati: Sheringham al 91′, Solskjaer al 93′. Allenatore era Ferguson, arbitrava l’italiano Collina.

Leandro De Sanctis

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