Ennio | Recensione film

Ennio | Recensione film di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone. Lo strepitoso e meritatissimo successo di Ennio sta riportando la gente al cinema. In teoria sarebbe un documentario, ma è talmente vivo, variegato, profondamente umano e personale, che giustamente Tornatore lo definisce un romanzo. Dura due ore e mezza eppure lo si guarda rapiti, senza un attimo di stanchezza e anzi si vorrebbe che non terminasse mai.
Un film focalizzato sulla figura straordinaria del compositore che resterà nella storia della musica e del cinema, con tanti colleghi musicisti, registi, artisti, che compongono un quadro che Giuseppe Tornatore ha mirabilmente dipinto e montato. Già premiato con il Nastro d’Argento per il miglior documentario del 2022, Ennio parte da lontano e arriva fino alla fine di una carriera che ha visto Morricone firmare colonne sonore per circa 500 film.
Il padre che suonava la tromba e che decise che anche lui sarebbe stato musicista, il conservatorio, il maestro Petrassi, l’incontro con la moglie Maria che ha avuto un ruolo importante nelle sue scelte e nella sua vita, spentasi il 6 luglio del 2020.
Chi si stupisce dei momenti di commozione che Ennio Morricone non nasconde nel corso del suo racconto, comprenderà il segreto della sua vena compositiva, spesso estremamente commovente. Anche i più grandi capolavori del cinema non sarebbero stati tali senza la sua musica, che diventava un tutt’uno con il film.
Il film è ricco di aneddoti e racconta piccole e grandi battaglie che Ennio sostenne. Non nasconde la grande delusione per l’Oscar mancato a Mission, al quale fu preferito ‘Round midnight che però era fatto da musiche già note, oltre alle parti originali di Herbie Hancock.

Grande spazio hanno i western, i film con il compagno di scuola Sergio Leone. Capolavori immortali raccontati con semplicità (“Viè a fa ‘na fischiatina” disse convocando il “fischiatore” di Per un pugno di dollari) e spesso annunciati e accennati come potrebbe fare uno qualunque di noi spettatori. Dalla musica leggera che trasformò e vesti con i suoi arrangiamenti alle prime colonne sonore per i western meno nobili, che lo portarono poi da Leone a Quentin Tarantino. Ascoltare artisti come Bruce Springsteen (ho compreso meglio le influenze nel suo Western stars) e Pat Metheny, colleghi come Hans Zimmer, Quincy Jones e Nicola Piovani tratteggiare e sottolineare aspetti del suo lavoro rende onore ed esalta le qualità di un compositore che resterà il simbolo del’900 e che ha avuto il merito di elevare le musiche da film a straordinarie partiture musicali, semplicemente.
Morricone parla in modo semplice di cose difficili, tutt’altro che immediate per chi è digiuno di studi musicali. Compone mentre parla al telefono, gioca a scacchi senza una scacchiera, immaginandosela all’altro capo del filo telefonico. Troppo lungo elencare tutti gli ospiti che lo raccontano, basta ricordare gli anni delle canzonette con Edoardo Vianello e Gianni Morandi, le cui canzoni divennero delle hit con gli arrangiamenti di Ennio. Ha ragione Nicola Piovani: senza Ennio Morricone non ci sarebbero stati i compositori di colonne sonore. Ed è un peccato che Ennio si sia sentito per un lungo periodo non valutato completamente dai compositori puristi.
L’unico difettuccio del film, se così possiamo definirlo, è che Ennio mostra frammenti di tanti film che scaldano il cuore del pubblico più maturo ma che spettatori più giovani potrebbero non aver ancora visto e che si vedono svelare qualche finale o qualche scena clou. Ma era inevitabile. Ora non resta che attendere che esca in dvd.

Leandro De Sanctis

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