Wada e Schwazer, una vergogna infinita

 Wada e Schwazer, una vergogna infinita.
“L’Agenzia mondiale antidoping prende atto dei risultati di ulteriori indagini svolte nell’ambito del caso Schwazer, che confermano che il campione prelevato il 1° gennaio 2016 da World Athletics non è stato sottoposto ad alcuna manipolazione”, Non è una barzelletta, come potrebbe sembrare, ma la ridicola conclusione che la Wada vorrebbe far passare come verità, perché proprio non riesce a digerire che un Tribunale italiano abbia smascherato l’inqualificabile complotto teso a cancellare Alex Schwazer (e il suo allenatore Sandro Donati) dallo sport.
A oltre un anno di distanza dalla sentenza del Tribunale di Bolzano, Gip Walter Pelino, la Wada non si vergogna a sostenere l’insostenibile e pensa di essere creduta quando espone come sua unica sintesi difensiva una perizia svolta da un tecnico di Losanna in beata e sospetta solitudine, senza che vi fosse presente nessuno “neutrale”. Come dire, nemmeno l’apparenza si prova a salvare, in realtà perché da salvare non c’è proprio nulla, poiché la verità è quella stabilite e appurata, dopo indagini capillari e avversate costantemente, dalla sentenza del tribunale di Bolzano nel febbraio 2021, secondo la quale il campione era stato chiaramente manomesso, per incastrare l’ex marciatore azzurro, campione olimpico a Pechino 2008. A caldo vennero annunciate azioni legali, ma guarda caso, o guarda verità, nessuna azione legale è stata intrapresa contro la sentenza del Tribunale di Bolzano.
Indovinate chi ha eseguito in solitaria le analisi che la Wada cita? Martial Saugy, un professore dell’università di Losanna, che fino al 2017 è stato direttore del laboratorio antidoping (toh!) nella stessa città del Canton Vaud, nonché consulente pagato dall’agenzia (ari toh!) alle olimpiadi di Sochi 2014 e Rio 2016. Nel 2017, Martial Saugy era stato prima tirato in ballo e poi scagionato da uno “whistlblower” nello scandalo doping che ha visto coinvolta l’intera Federazione russa.

Donati: Agenzia modesta, studio deludente

E’ da tempo – spiega – che avevo compreso quale fosse la dimensione modesta di questa agenzia. Ma che a distanza di più di un anno dalla sentenza del tribunale di Bolzano – come arma di difesa si porti una perizia svolta da un tecnico di Losanna senza che vi fosse presente nessuno che potesse controllare e si pretenda che questo studio sia significativo, mi pare francamente singolare e molto deludente”. Donati pone quindi una domanda: “Il direttore generale della Wada, a caldo, dopo la sentenza del giudice Pelino disse che si trattava di un pronunciamento farneticante e che avrebbe intrapreso azioni legali. Le hanno intraprese, queste azioni? Se non lo hanno fatto dovrebbero spiegare perché. Sarebbe stato interessante, invece, se fossero andati fino in fondo e ci fosse quindi stata l’occasione di un confronto vero nel merito”.

Per saperne di più, I signori del doping”

Chi ha ancora dubbi, chi non conosce la vicenda, chi vuole mettere a confronto le azioni di Wada e World Athletics, può leggere l’esauriente libro I signori del doping che Sandro Donati ha dedicato alla vicenda, che anch’io su questo sito e sul Corriere dello Sport finché sono stato io ad occuparmene.
“Secondo quanto appurato la provetta con le urine di Alex conteneva una quantità spaventosa di DNA. Una quantità tale che era impossibile ci fosse, dal momento che sparisce in fretta. Il DNA era stato quindi riversato in prossimità della consegna della provetta all’autorità giudiziaria”. La lapidaria conclusione. Ma la Wada non ci sta e continua a voler avere l’ultima parola su questa squallida vicenda che ha scoperchiato tutto il marcio che c’è nella gestione di certi sport, Nemmeno rendendosi conto che ogni volta che ne parla, a vanvera, contribuisce a non far dimenticare la colossale ingiustizia e il complotto ordito.

Questo articolo è LOBBY FREE e gratuito

Leandro De Sanctis

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