VOLLEY World League all’aperto e…Pippo Baudo

Il volley riscopre le sue origini e torna all’aria aperta, rispolverando in qualche modo le sue origini. L’8 giugno la World League sbarcherà a Roma, ma non nella consueta sede del costoso Palasport dell’Eur, bensì allo Stadio del tennis, nell’area del Foro Italico. All’aperto insomma. Se per il beach volley è la regola per il volley è innovazione che sa d’antico.
    I primi campionati Europei, nel 1948, si giocarono proprio al Foro Italico e inizialmente la pallavolo era sport primaverile, si giocava da marzo nei cortili, negli spazi open air, sperando e pregando affinchè non piovesse.
    Ora portare il volley in spazi all’aria aperta è diventata quasi una moda. Pochi mesi fa a Copenaghen, i Campionati Europei si sono conclusi al Parken Stadium, tempio del calcio danese riadattato per la pallavolo. Non che soffra di reale claustrofobia ma la sfida di portare il volley in contesti diversi ha contagiato molti.
    La stessa Polonia che sarà di scena al Foro Italico, la scorsa estate ha giocato la partita di World League col Brasile nello Stadio di calcio di Varsavia.
    In Italia ancora si ricorda il precedente, storico per il volley, della grande amichevole tra Usa e Urss che si giocò il 23 maggio all’Arena di Verona.
    Gianfranco Briani, che di quello straordinario evento fu l’ideatore, ricorda come nacque quell’indipenticabile serata.
  

  «Era l’anno dell’Olimpiade di Seul, che avrebbe visto di nuovo sfidarsi americani e sovietici, dopo le due Olimpiadi boicottate di Mosca e Los Angeles. Con il presidente della Fivb, Ruben Acosta, si penso ad una partita tra Usa e Urss prima di Seul»
    Gianfranco Briani allora era il segretario della Fipav, ruolo che ha ricoperto consecutivamente per 28 anni, dal 1961, tornando poi all’inizio della presidenza Magri.
    «Eravamo già avanti con l’organizzazione di Mondovolley, c’eravamo appena qualificati per l’Olimpiade. Ci venne in mente di creare situazione molto risonante, anche pensando ai media. Si cercava qualcosa di nuovo, Carmelo Pittera conosceva bene Pippo Baudo che all’epoca era anche presidente di una squadra. Pittera mi portò così da Pippo Baudo, e nacque l’idea dell’Arena di Verona».
    Il teatro della lirica per una sera sarebbe diventato il teatro del volley stellare.

    «Acosta si adoperò per convincere sovietici e statunitensi, con cui anche noi avevamo ottimi rapporti. Pippo Baudo organizzò la serata dei

cantanti, soprani e tenori in anteprima un’ora prima della partita, con la classica fiaccolata finale.Tutto trasmesso dalla Tv, con Baudo a presentare la serata. Fu un grande successo»
   

 Una settimana per allestire il campo: allora il volley giocava ancora sul parquet. E senza problemi di budget: «Quella Fipav – sottolinea ricordando con orgoglio Briani – raggiungeva il pareggio di bilancio tra costi di gestione ed entrate federali, con le sole tasse gara. La Nazionale era spesata dal Coni, per cui il volley, se da un momento all’altro fossero mancati contributi, era in grado di mantenersi da solo per l’attività di base»
    Sembra passato un secolo, e forse a tanto equivalgono, alla luce dei cambiamenti epocali registrati nel frattempo, i 25 anni trascorsi da quell’Usa-Urss all’Arena (a proposito, pochi mesi dopo a Seul, gli Usa avrebbero vinto il secondo oro olimpico consecutivo battendo in finale proprio i sovietici). Campioni come Kiraly, Timmons, Ctvrtlik da una parte, il papà di Ivan Zaytsev, Viacheslav, i compianti Kuznetsov e Sapega dall’altra. Al chiuso o all’aperto, un gran pezzo della storia del volley.

* sul Corriere dello Sport di domenica 22 dicembre 2013
 

Leandro De Sanctis

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