VOLLEY MastrANGELO caduto (e dimenticato)

Foto gentilmente  concesse dalla pagina Facebook di Gigi Mastrangelo

 
Gigi Mastrangelo sta per compiere 38 anni, non è passata un’intera
annata dal giorno in cui indossando la maglia azzurra è salito sul podio
olimpico di Londra, per mettersi al collo la medaglia di bronzo.
        Meno di undici mesi dopo, il centrale pugliese ha dovuto
arrendersi all’evidenza e alla rottura con il suo club, la Bre Banca
Cuneo, che gli ha ribaltato la vita. Da eroe azzurro a mal sopportato
nel club. Anzi, messo brutalmente fuori rosa perchè alla fine, tra un
allenatore che evidentemente non riteneva che fosse utile alla sua
squadra e una società che gli aveva fatto firmare un contratto
triennale, l’ha spuntata il tecnico.
        Morale di questa poco edificante storia all’Italiana : Gigi
Mastrangelo è messo fuori rosa, non più utilizzato in campionato. Le
iniziali bugie riguardanti un infortunio, poi la verità non poteva
restare nascosta.
        Il ct Mauro Berruto si è trovato nelle condizioni di non poterlo
prendere in esame. Non per la World League, dove era già previsto
l’ingresso dei giovani, addirittura provenienti dalla A2, ma per gli
Europei di settembre.
        Ha stupito, pochi giorni fa, vedere Mastrangelo inserito nel
roster della Brebanca Cuneo, come se niente fosse, come se non fosse
stato messo al bando solo pochi mesi fa. Al giocatore pugliese è stato
fatto firmare il tesseramento per la prossima stagione e durante il
volley mercato nessuna squadra si è fatta avanti per acquistarlo. Con la
crisi che ha messo tutti in difficoltà, la maggior parte dei club ha
avuto da pensare alla sopravvivenza e nessuno ha avuto il modo o la
voglia di andare a bussare alla porta di Cuneo.
        La cosa più triste di questa vicenda è che anche la pallavolo
sembra aver dimenticato Mastrangelo. Non si tratta di riconoscenza,
perchè nello sport conta sempre il presente, ma come si fa a pensionare
forzatamente un giocatore titolare nella terza squadra più forte
dell’Olimpiade? A disinteressarsi di ciò che gli è capitato? Un campionato impoverito dai molti trasferimenti
all’estero di grandi campioni ha deciso di cancellare un nome come
quello di Mastrangelo, senza batter ciglio.
        Senza contare che Mastro ha dimostrato di saper essere
personaggio noto e spendibile al di fuori del volley, come solo Andrea
Lucchetta negli anni è riuscito ad essere. Non solo, Gigi avrebbe ancora
molto da dare a livello di idee per risollevare questa povera pallavolo
schiacciata dall’inadeguatezza dei dirigenti mondiali. Insomma, anche
da ex azzurro, Mastrangelo è un patrimonio del nostro volley e come tale
andrebbe tutelato. 
Anche dalla Federazione, che avrebbe potuto
sfruttarlo a livello di immagine, per attirare interesse e rivitalizzare
l’ambiente. Uno con le sue potenzialità andrebbe tenuto stretto. Ma come accadde a suo tempo per Lucchetta, uno come lui diventa forse perfino ingombrante con la sua personalità.
Mi tornano in mente le tante idee che Gigi Mastrangelo illustrò a me e agli altri amici nella notte di Vienna, due anni fa, dopo la cena nel ristorante italiana per festeggiare (con un po’ d’amaro per l’oro sfuggito) la medaglia d’argenta vinta dalla Nazionale di Berruto agli Europei. Gigi ha più idee su come alimentare l’immagine della pallavolo di molti che sono pagati apposta per partorirne. Basterebbe ascoltarlo, senza preconcetti e con l’umiltà di chi si rende conto che qualcosa do diverso bisogna fare. 
Per quanto ne so, il presidente Magri non ha avuto tempo e voglia di approfondire la situazione e porsi il problema. 

C’è poi chi dice, ricordando episodi avvenuti in passato: ma sempre Mastro in mezzo ai guai? Non voglio certo dipingere il “santino” di Gigi.

Ora però mi chiedo e sostengo: se Mezzaroma dopo avergli fatto firmare un contratto pluriennale decide di smantellare la squadra e di sparire dalla pallavolo disfacendosi di ogni impegno sottoscritto evitando così di onorare quei contratti, è colpa di Mastro che chiedeva di avere quanto pattuito? Anzi, grazie alla sua impuntatura la Roma poi si iscrisse almeno alla A2 (prolungando l’agonia direte… Beh, almeno la vicenda è servita a smascherare certi bluff, anche a livello umano).
Se una banale frase in conferenza stampa viene strumentalizzata e presa come spunto per una stolta guerra verbale (e non solo) contro di lui (e non solo) che mise a nudo certe caratteristiche di chi la innescò: fu colpa di Gigi?
E ora? Un club lo prende e gli fa firmare un contratto triennale. Poi ingaggia un allenatore che non vuole Mastrangelo in squadra e finisce come è finita. E’ colpa del Mastro?

Quello che si fatica a capire è perchè quando sorgono delle problematiche di questo tipo, le società non riescono a gestirle senza scendere a certi livelli. Lo sport ormai è degenerato, e ce lo dimostrano anche molti episodi che accadono da qualche anno nel mondo del calcio, con giocatori allontanati dalla prima squadra perché rifiutano prolungamenti di contratto o perchè si è saputo che vorrebbero sfruttare la possibilità di giocare in altri club.
Il sospetto che la responsabilità primaria sia di allenatori capricciosi e presuntuosi, di presidenti che si sentono infallibili e padroni del destino dei loro giocatori e dello sport intero, è lecito.

 

Leandro De Sanctis

Torna in alto