Michele La Ginestra e “Il piacere dell’attesa” al Teatro Sette

Michele La Ginestra e “Il piacere dell’attesa” al Teatro Sette.
Al piacere dell’attesa si è aggiunto al piacere della scoperta. Confesso di non essere un telespettatore abituale della Tv generalista e non conoscevo abbastanza Michele La Ginestra, che invece ha una lunga carriera tra teatro, cinema e tv e che recentemente avevo notato nella serie tv Tutto chiede salvezza.
Attore, commediografo, regista teatrale, conduttore televisivo, Michele La Ginestra è in questi giorni e fino all’8 gennaio 2023 al Teatro Sette, a Roma, con uno spettacolo che aveva scritto prima del lungo stop causa pandemia, diretto da Nicola Pistoia. E al Sistina sta per tornare nel Rugantino.
Un atto unico che lo vede condividere la scena con Manuela Zero e Ariele Vincenti. Un testo apparentemente leggero e divertente, ma in realtà non banale e capace di trattare con genuina semplicità temi che paiono scontati, specialmente quando si parla degli altri, ma che spesso di fa fatica ad applicare a se stessi.

Michele La Ginestra e l’elogio della lentezza

Una storia decisamente alternativa e “sostenibile”, visto che il protagonista Aldo vive e lavora con le piante, che cura e coccola con parole e musica. L’elogio della lentezza che ricollega alle attese lunghe e pazienti della campagna e dell’agricoltura. Uno stile esistenziale che sa anche un po’ di fuga dalla frenetica realtà, quella che in un celebre spot dell’amaro Cynar che l’attore Ernesto Calindri sorseggiava seduto a un tavolino in mezzo al traffico, definiva “il logorio della vita moderna”.
E quando nell’angolino quasi magicamente irreale del vivaio irrompe Camilla, la donna super impegnata (Manuela Zero, attrice anche per Abel Ferrara e Leonardo Pieraccioni, ballerina e cantante) è inevitabile lo scontro. Ma anche la contaminazione, che seguirà le regole classiche della commedia. Con il terzo ruolo del collaboratore Gianluca, ancora prigioniero e cocco di mamma, lento di comprendonio ma amante del mangiare e portatore dei luoghi comuni che si tramandavano una volta.
La simpatia e il garbo con cui gli interpreti si muovono sul palcoscenico rendono la commedia divertente, arricchita da canzoni italiane indimenticabili (Celentano, Pino Daniele, Lucio Dalla, Mina) ma anche semplice ed efficace spunto per interrogarsi appunto sulle contraddizioni esasperate della vita di oggi. In ogni campo non si sa più aspettare, si pretende il tutto e subito, si fanno programmi a lunga scadenza ma se poi non si vedono subito i risultati, si è pronti a rinnegarli. Nella vita di tutti i giorni, nella politica, nello sport.
Michele La Ginestra incarna al meglio il suo giardiniere paziente, che immaginiamo anche stanco e contestatore dell’altro modo di vivere, o di non vivere potremmo dire. Un mattatore che fa della semplicità e della naturalezza le sue armi migliori. Manuela Zero si scalda come un diesel e alla distanza regge bene il suo ruolo, così come riesce a coinvolgere Ariele Vincenti, che probabilmente si sarà anche divertito ad incarnare il figliolo ormai cresciuto che non se ne vuole andare da casa, affezionato ai piatti e ai proverbi della mamma.

Leandro De Sanctis

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