CINEMA Per amor vostro

PER AMOR VOSTRORegia. Giuseppe Gaudino. Interpreti: Valeri Golino, Adriano Giannini, Massimiliano Gallo, Elisabetta Mirra, Edoardo Crò, Salvatore Cantalupo. Italia, 2015.

Intenso, insolito, realistico e visionario (nonostante sembri una contraddizione). Giuseppe Gaudino regala un film ambizioso e sincero, una storia forte raccontata senza paura di sconfinare, nel cattivo gusto o nella pop art ultrapopolare. A volte pare esagerare (non sempre l’onirico si fa apprezzare) ma poi bisogna rendersi conto che tutto si amalgama. La forza del film è in ciò che racconta e nella cifra stilistica narrativa: un bianco e nero che sa di realismo, con squarci di colore che accolgono l’azzurro del mare, del cielo carico di nubi nere e inquietanti, come l’animo umano. C’è l’insopportabile violenza tra le mura domestiche, c’è l’altrettanto infima violenza verso il prossimo e della peggior specie. C’è il non voler vedere, la presa di coscienza, la vischiosità di rapporti quotidiani familiari, un passato segnato dall’ingiustizia verso il femminile, tanto per mettere subito in chiaro come funzionano le cose per le donne, fin da ragazzine. Ed è insopportabile quella cultura di sopraffazione (di genere) sedimentata nella cultura familiare, partenopea in questo caso ma in genere, forse, soprattutto al Sud. 
 E’ anche una storia di tradimenti: verso gli altri o verso se stessi, il futuro rubato che condiziona l’esistenza. Non date retta alle stupidaggini: Valeria Golino è molto brava e il cast è adeguato. Dal perfido Gallo ad Adriano Giannini ambigua e viscida star televisiva. 
I simboli. Parole da canzonetta, parole scritte sul gobbo che la protagonista trascrive per gli attori da soap opera. Il figlio sordomuto e il linguaggio dei segni che mamma e sorelle utilizzano, ma non il padre, significativamente. 
Non c’è dialogo reale tra moglie e marito, non sono sintonizzati, uniti solo dalla connivenza più o meno consapevole, più o meno inevitabile. Il marito risponde alle domande reali della moglie cantando motivi popolari napoletani, l’attore pronuncia leggendo (nemmeno facendole sue imparandole a memoria) parole scritte da altri. Persone che non si incontrano, adagiate, mortificate, contestualizzate nel contesto comportamentale napoletano, dove l’anomalia diventa normalità, quasi sempre sopra le righe, fuori misura.
Gaudino ha realizzato il film che voleva, bussando alla porta del cinema d’autore, con qualche tocco esagerato, ma alla fine quella porta se la fa aprire.

Leandro De Sanctis

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