La Roma regina di Conference, perché è una coppa che ha valore

Roma regina di Conference, perché è una coppa che ha valore.
Per chi come me ha vissuto l’infanzia nella più bella Europa del calcio, negli anni in cui c’erano meno soldi e più coppe per (quasi) tutti, la neonata Conference League, brutto nome a parte, ha un qualcosa di antico e affascinante. Ecco perché trovo profondamente sbagliato sminuire la vittoria della Roma e dileggiare i festeggiamenti di una tifoseria e una città non propriamente abituate ai trionfi, italiani e tantomeno europei. Dicevano la stessa cosa dell’Europa League, erede della Coppa Uefa, venendo smentiti negli anni dal blasone delle squadre che l’hanno conquistata. Andate a scorrere l’albo d’oro: Siviglia, Manchester United, Chelsea, Villarreal, Porto, Atletico Madrid. Vi sembrano squadrette?
La Conference League ha il solo torto di essere l’ultima nata ma è una vera coppa europea, una coppa a misura di club appassionati anche se non ricchissimi come quelli che più che alle coppe puntano ai soldi, la cui missione è incassare i premi della Champions League, che magari non vinceranno mai. Negli anni in cui alla Coppa dei Campioni partecipava solo la squadra vincitrice del campionato, arrivarono ad alzare il massimo trofeo europeo squadre che poi con la nuova formula non avrebbero più avuto chance: nomi come Nottingham Forest, Steaua, Stella Rossa, Aston Villa, Celtic, Pdv Eindhoven, lo stesso Feyenoord, solo per ricordarne qualcuna.
Quando per alzare il trofeo, come hanno fatto ieri sera Pellegrini e la sua Roma, si giocano 15 partite a varie latitudini, come si fa a dire che non è una coppa vera? Non è passato un secolo da quando il Leicester, con il romano Ranieri in panchina, sorprendeva i miliardari della Premier laureandosi campione ‘Inghilterra. E il Feyenoord? E’ un nome da Champions e ha dimostrato di essere una squadra più che buona. Negare il valore di questa Conference League vinta dalla Roma significa rinnegare l’essenza del calcio e dare ragione a tutto ciò che non smettiamo di criticare: il calcio per i soldi che ha sostituito il calcio per i sognatori che lottano per vincere. I tempi cambiano e la Champions League andrebbe ridisegnata ricoprendola di euro o di sterline: perché il malloppo che mette in palio è l’unica cosa che conta. Come ha dimostrato recentemente anche il delirio Super Lega di Andrea Agnelli: già così la Juventus fatica a reggere annualmente il peso di un ruolo che dovrebbe competerle, figuriamoci giocando solo contro quella presunta top list e rischiando anche di non fare troppa strada. Il sale del calcio non è l’inflazione di grandi sfide, che sono grandi proprio perché non reiterate fino alla nausea e costituiscono evento quando il sorteggio lo decide.
Oggi purtroppo prevale sempre il disfattismo, il denigrare le vittorie altrui, rosicando un po’, come si dice a Roma. Vogliamo un calcio più romantico e poi snobbiamo una coppa europea perché l’ha vinta la Roma? La Conference giallorossa è anche un capolavoro emotivo di Mourinho (per lui il trofeo numero 26) che proprio nella città tradizionalmente più difficile per il calcio, ha trovato la maniera per riaffacciarsi alla ribalta europea. Come si fa a non sottolineare che ha indovinato i cambi giusti in quella sofferta ripresa? Bravura e fortuna (i pali che hanno salvato Rui Patricio dai quasi gol olandesi) sono sempre ingredienti indispensabili. Attorno a Pellegrini, con lo strepitoso ritorno di Spinazzola e il guizzo felice di Zaniolo, la Roma ha saputo anche soffrire, perché il Feyenoord l’ha messa a lungo alle corde nel secondo tempo. Ma la Roma non è crollata, mostrando segnali di crescita emotiva ed evitando di cadere in quelle trappole che nel corso della stagione l’hanno talvolta o spesso frenata.
Le italiane farebbero bene a snobbare meno e onorare meglio e più le loro partecipazioni alle due coppe vassalle della Champions: che si festeggia a fare una qualificazione a Europa League o Conferenze League se poi l’anno successivo si mandano in campo squadre imbottite di riserve, vivendo l’Europa minore (ma di valore) come un fastidio?
Onore allora alla Roma che Mourinho sta plasmando, ha tutto il diritto di festeggiare una coppa che il suo valore ce l’ha, altroché se ce l’ha!


Leandro De Sanctis

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