Marco Caronna, quando il volley si fonde con l’arte

Marco Caronna, quando il volley si fonde con l’arte.

Come spesso accade, il mondo della pallavolo è avanti. Quando si tratta di sperimentare e affrontare problematiche, le idee non mancano e se è vero l’antico adagio secondo il quale la necessità aguzza l’ingegno, il neonato progetto Soundtrack Volley è in linea con una visione generale che prova a superare le barriere, a risolvere problematiche risolvibili. E parlando di pallavolo, quando non c’è una Federazione internazionale a cui dover sottostare e si può decidere in autonomia, ecco che se c’è un problema si può arrivare ad una soluzione.
Il costo dei diritti musicali per gli “stacchetti” musicali che si ascoltano nei Palasport durante le partite era diventato insostenibile per i club ed era arrivato a coinvolgere perfino gli spettatori, che pubblicando sui social frammenti di partita o ambiente, captavano la musica che si ascoltava in quel momento e per questo, con motivazioni discutibili (su cui si potrebbero aprire contenziosi e fare giurisprudenza) venivano bloccati i video, con richiesta di pagamento dei diritti musicali.
Insomma, un vero problema trasversale che partendo dai club arrivava fino al singolo spettatore.

Soundtrack Volley, la colonna sonora della pallavolo

Ecco così che nasce l’idea di Soundtrack Volley, una colonna sonora creata dalla pallavolo per la pallavolo e per i suoi appassionati, addetti ai lavori della comunicazione inclusi. Un progetto che definire all’avanguardia per lo sport italiano è poco.
“Si stava creando un problema che abbiamo voluto risolvere, abbattendo i costi, spendendo la metà” spiega Marco Caronna, art director della Lega Pallavolo Serie A Maschile. La primogenitura di un progetto del genere è di colossi come la NBA e la NFL”
Ora si aggiunge la Lega Pallavolo Maschile, ma è naturale che un’idea che fa risparmiare considerevolmente risorse economiche potrebbe essere interessante per tutti, proprio in quanto auto prodotta e messa a disposizione del mondo sportivo per cui è stata pensata e creata.

Quali sono stati e sono i tuoi gusti musicali? Da musicista sei stato cantautore, cosa ascoltavi da ragazzo e cosa scegli oggi?

“Mi piace tutto, da ragazzo ho avuto un passato come cantautore, i miei idoli erano Fabrizio De André, Pino Daniele, Paolo Conte. Mi piaceva anche il fingerpicking, i confezionatori di canzoni come li chiamo, da Paul Simon a molti altri. Poi ho lavorato con De Gregori, Venditti, Dalla, e ho potuto imparare, vedere come si comportano i geni. Dopo di che sempre stato curioso della musica. Se oggi parli con un musicista che sta sperimentando qualcosa, pensi e realizzi che Peter Gabriel quella cosa l’ha già fatta venti anni fa.”
Con ironia, che è una sua cifra stilistica di vita, Marco si definisce “un maltrattatore di chitarre, che osserva con attenzione il punto di vista “visual” dei Maneskin ribadendo l’ammirazione per “Pat Metheny e per i chitarristi sperimentatori che creano trame melodiche all’interno di armonie complesse. Lavoro da 24 anni in radio con LatteMiele, mi incuriosisce vedere cosa fa il chitarrista dei Maneskin, o come lavorano quelli che in Italia fanno la musica trap, infantile rispetto alla trap dedel gli americani”.


La carica dei 101…

La prima infornata di musica pallavolistica è fatta da 101 brani, il richiamo al celebre film Disney non è casuale. Come hai costruito i 101 motivi del Soundtrack Volley?
“Beh, ne avevamo composti cento e quel punto la tentazione di arrivare a 101 è stata irresistibile. Li abbiamo costruiti in maniera mirata. Per la parte video e radio è valsa la mia esperienza diretta. Ho parlato con gli speaker che finora mettevano le hit del mondo che erano però le stesse utilizzate ovunque. In un paio di riunioni con gli speaker e con gli addetti stampa ho spiegato che stavamo cercando di fare musiche proprio per loro. E devo ringraziare Massimo Righi che ha curiosità ed è intrigato anche da questo progetto. Dovevamo creare una musica che fosse rock, epica, evocativa, adatta ai vari momenti. L’ ingresso in campo, lo starting six, il video check , l’attacco, il replay, il time out, l’accoglienza del pubblico. Abbiamo preso tutto quello che si può usare per sonorizzare un video, il nostro sport è slow motion ma c’è esplosività. La musica è la colonna sonora dei nostri movimenti, spero che i nostri comunicatori della pallavolo la utilizzino.”
Una colonna sonora dunque, che è di per sé effetto cinematografico, sottofondo o accompagnamento per video, testi, interviste.

“Battute in salto” alla radio, con Zorzi e Galli

Come arrivasti alla pallavolo? Anche se essendo nato a Parma, basta questo per spiegare…
“Allenavo una squadra di basket femminile, a Parma, mi resi conto che la Maxicono stava… insidiando le mie giocatrici e vinsi la naturale gelosia diventando amico dei giocatori. Roberto Ghiretti mi disse: “Tu che puoi permetterti di rompere le palle a Zorzi e Giani…E così accettai di essere coinvolto e pensai ad un progetto musicale con Andrea Zorzi. Si chiamava “Battute in salto” la trasmissione che facevamo su una radio parmigiana, anche con Claudio Galli” 

Una vita artistica a tutto campo la tua.

“Da una quindicina di anni il mio lavoro si è spostato sulla musica finalizzata al teatro, da tredici anni suono con Neri Marcorè, ho focalizzato l’attenzione sui video e su un’idea di regia teatrale che aiuti e agevoli la fruizione del testo. Sono interessato a coloro che usano la musica rispetto all’immagine, da Philip Glass a William Ackermann e Yann Tiersen“.


E lo sport, la pallavolo?

“Lo sport è sempre stato presente, da quando avevo 17 anni, la musica è stato un percorso parallelo. Sono nato a Parma, ma lucano di origine. A Parma iniziai con la radio, le notturne ti fanno scoprire cose, artisti validi che poi magari diventano famosi. Ricordo di aver conosciuto un giovanissimo Simone Cristicchi e dissi: Se non va lui da qualche parte chi ci deve andare? La mia naturale curiosità fu implementata dalla radio. La pallavolo, lo sport, un percorso parallelo che ha fatto si che potessi usare la musica per il montaggio video. La musica ha un linguaggio suo, mai sottofondo ma amplificatore di lingua e parole. Sto girando uno spettacolo che racconta l’incontro tra Gigi Riva e De Andrè. Canto De André e suono De André con dentro la mia esperienza, tenendo d’occhio le cose moderne”, dice quasi con pudore accostandosi a uno dei giganti della musica italiana.

   Tra le molteplici attività, in quale oggi ti senti più realizzato?

 “Il performer deve avere visione compiuta del tutto, sapere come si usano le luci i suoni, come recitare e cantare ma anche quanto costa il gas al metro cubo. Un percorso artigianale per riuscire a costruire un progetto. Non ringrazierò mai abbastanza la Lega Pallavolo e da parte mia sono contento di aver coinvolto negli anni grandi artisti sfruttando le mie amicizie per arricchire artisticamente eventi pallavolistici”.
Personalmente non dimentico la magia di Ron, uno dei miei musicisti preferiti, che canta all’Anfiteatro Romano di Verona, in occasione di una presentazione del campionato di pallavolo.
“Potrei dire di essere un armonizzatore. Negli ultimi anni si è imposto il racconto a teatro, ecco il lavoro con Federico Buffa è interessante, lui fa cose che non ha mai fatto ma che appartengono al suo mondo” .

Due dischi nel passato, un cd nel futuro.

Per Marco Caronna, che ha fatto cantare con l’orchestra Luca Zingaretti, “la vita è l’arte dell’incontro”. Di quello con la pallavolo abbiamo detto. Nella musica fu importante l’incontro con Edoardo De Angelis, da cui scaturirono i due dischi incisi con la RCA/BMG, musica per cantautori. Regista, musicista, attore, speaker radiofonico, presentatore: da un artista poliedrico e curioso che cerca di essere sempre in linea con i tempi, è inevitabile attendersi prima o poi una nuova esperienza musicale.
“In effetti sto pensando di raccogliere un po’ di amici con cui ho lavorato per un disco con pezzi nuovi: da Giò Di Tonno a Erica Gimpel (la Coco Hernandez della serie tv Saranno Famosi, ndr) a Sherol Dos Santos e altri”.

Il teatro e il workshop

Marco Caronna è direttore del Teatro Nuovo di Salsomaggiore. Una sensibilità artistica che lo ha indotto a promuovere anche un laboratorio teatrale per giovani attori. “Una settimana dentro la Casa Museo Pasolini, dieci ore al giorno”. Del resto le autentiche passioni artistiche raramente sono monotematiche, è naturale anzi che le passioni attraversino i generi e si esprimano senza rischiare falli di invasione. Quelli li fischiano solo sui campi di pallavolo, musica, immagini e teatro ne sono immuni. E Marco Caronna ne è la dimostrazione.

Marco Caronna, la scheda

Ecco la scheda che racconta Marco Caronna, appare sul sito di LatteMiele.
Speaker radiofonico, musicista, regista, attore. Due dischi all’attivo, come cantautore, con la BMG “So che ce la possiamo fare” e “SE mi CERCHI”. Una lunga collaborazione come chitarrista in studio e live con Endrigo, Dalla, Venditti, Ron, Barbarossa. Dal 2010 suona con Neri Marcorè in un progetto teatrale e musicale. Dal 2002 è Direttore Artistico della Lega Pallavolo Serie A. Regista della Cerimonia d’Apertura del Mondiale di Pallavolo 2010 e 2014. Regia di tutti gli eventi della Lega Pallavolo. Collabora in queste occasioni con Giancarlo Giannini, Fiorella Mannoia, Mario Biondi, Ilana Yahav, Dall’incarico in Legavolley nasce la collaborazione con LatteMiele, due rubriche, una quotidiana “FuoriBanda”, una alla domenica dai campi di pallavolo “Set & Note”. In teatro vince il Festival di Asti 1995 come autore di “Le voci buie”. Dal 2012 è Direttore Artistico del Teatro Nuovo di Salsomaggiore. Continuano le collaborazioni come chitarrista e attore, oltre che con Marcorè, con cui è in scena al Concerto del 1° Maggio 2011 a Roma, con Enzo Iacchetti, Dario Vergassola, Antonella Ruggiero, Mogol. Nel 2015 porta in tour “Talk Radio” con Giò Di Tonno, spettacolo in cui è attore e regista. Nello stesso anno Cura la regia ed è in scena con Luca Zingaretti in “La vita è l’arte dell’incontro”. Nel 2016 in tour con Francesco Guccini in “Incontro”;Nel 2015 comincia una collaborazione con la Toscanini: partecipa tre volte al Festival della Filosofia con tre produzioni originali: “Invictus”, Talk Radio” e “Il Canto delle sirene”. Nel 2011, 2015, 2017 scrive e porta in scena come attore e e regista un progetto “Fame Reunion” con il cast americano della serie “Fame, saranno famosi” – Nel 2018 cura la regia del tour teatrale dei Nomadi “Nomadi Dentro”- Nel 2019 in tour nei teatri italiani con due produzioni, sempre come attore e regista: con Carlo Lucarelli in uno spettacolo dal titolo “ControCanti”- Con Federico Buffa con “Il rigore che non c’era”.

Leandro De Sanctis

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