Competenze non cognitive, proposta di legge sorprendente

Competenze non cognitive, proposta di legge sorprendente. Vistodalbasso.it ospita un intervento del professor Attilio Lombardozzi

di Attilio Lombardozzi

La proposta… di legge approvata alla Camera sulla valorizzazione delle “competenze non cognitive” appare sorprendente per due motivi. Stabilisce infatti un dato, lo sviluppo armonico e integrale della persona, che dovrebbe essere superfluo perché compreso, anche se in maniera non esplicita, nelle finalità della Scuola.
Al contempo si sottolinea che in tale processo il ruolo delle competenze extra disciplinari (life skills) deve essere valorizzato perché sono queste, più che le conoscenze relative alle varie discipline, che prepareranno i giovani ad affrontare le richieste della vita.
In questa prospettiva gli argomenti di studio di ogni materia possono essere considerati, più che per il loro valore intrinseco, come occasioni capaci di provocare situazioni che richiedono competenze extra disciplinari, al punto tale che, tra gli obiettivi didattici e quelli che più propriamente si possono definire formativi, si stabilisce un rapporto dialettico per la loro influenza reciproca.

Il valore delle competenze extra disciplinari


Il valore delle competenze extra disciplinari in genere viene solo marginalmente considerato dagli insegnanti, soprattutto in fase di valutazione degli studenti. Gli psicologi che si interessano del problema però mettono in evidenza la relativa incapacità di strumenti come i voti scolastici o il Qi (Quoziente d’intelligenza) di prevedere quali individui avranno successo nella vita. Si sostiene in pratica che per avere successo occorre un insieme di altre caratteristiche.
Le competenze extra disciplinari spingono ad abbandonare il concetto generale di intelligenza (quello valutabile attraverso il Qi) per considerare, come propone O. Gardner, una molteplicità di intelligenze. Queste competenze infatti vanno individuate essenzialmente nelle caratteristiche proprie dell’intelligenza emotiva, dominata principalmente dalla parte antica del cervello che, soprattutto nelle situazioni critiche, è predisposta a reagire prima del cervello razionale. Proprio questo è il motivo per cui le funzioni emotive non possono essere abbandonate al caso come generalmente capita, ma devono essere al centro dell’attenzione di ogni educatore: nella prima infanzia i genitori, poi gli insegnanti e gli allenatori delle varie discipline sportive.

Il controllo delle emozioni nello sport

Non c’è purtroppo attenzione in questo senso, col risultato di vedere proprio in ambito sportivo potenziali campioni annientati dall’incapacità di controllare le emozioni sia positive che negative. “Nell’attività didattica, come pure nell’allenamento sportivo, le competenze extra disciplinari facilitano l’apprendimento attraverso la psicologizzazione dei programmi, che comporta la proposta di obiettivi didattici capaci di sollecitare la motivazione ad apprendere. Ciò richiede predisposizione degli insegnanti, che dovranno avere una personalità adatta al compito, soprattutto per essere in grado di arricchire la comunicazione didattica con le modalità di un rapporto empatico. Quest’ultimo punto per la verità lascia perplessi, considerato che gli insegnanti non solo non sono formati in tal senso ma sono solo selezionati per il sapere”

Leandro De Sanctis

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