Due | Recensione film

Due, il film. Gran Premio della giuria al Festival di Cannes, racconta una storia la cui tematica è probabilmente molto più frequente di quanto non si sappia. I temi che il regista svizzero Filippo Meneghetti mette a fuoco sono molteplici. Il suo Due è un film che parla d’amore e di terza età, di sentimenti celati e di ipocrisie, di figli egoisti e irragionevoli, privi di umana pietà e del rispetto per gli altri.
Nina (Barbara Sukowa) e Madeleine (Martine Chevallier) che è vedova, sono due donne settantenni che si amano da sempre, all’insaputa del mondo e dei familiari. Vivono nella provincia francese e progettano di vendere casa per andare a vivere a Roma, finalmente libere da occhi e giudizi indiscreti. Libere di amarsi alla luce del sole.
Ora, sorvolando sul fatto che è inevitabile chiedersi perché abbiamo aspettato tanto (a quell’età non è semplice cambiare vita e abitudini), lo spettatore più progressista e civile suggerirebbe loro di infischiarsene di tutti e di vivere serenamente il loro sentimento.
Ma le catene invisibili di mamma Madeleine tengono ancorata la coppia alla menzogna ad uso e consumo del mondo esterno. Perché loro due vivono in appartamenti sullo stesso pianerottolo e condividono tutto, spesso con le porte di casa spalancate, come in un unico ambiente.
Hanno trovato un loro modo. Ma il destino si mette di traverso e senza rivelare troppo va detto che un ictus scatenato forse da una lite, manda all’aria decenni di finzioni e ipocrisie, di segreti e consuetudini.
Il segreto diventa un muro invalicabile, perché in questi casi contano solo i legami ufficiali familiari, non i reali sentimenti d’amore. Quante volte accade anche al giorno d’oggi?
Si ragiona su quanto si possa diventare inermi nel momento della malattia, in balia di badanti ciniche e insensibili, oltre che disoneste; di figli ottusi che non fanno lo sforzo di comprendere, scegliendo il peggio fin quasi alla fine. E di medici a cui fa comodo imbottire di medicinali i vecchi ospiti della casa di riposo, per tenerli mansueti e inebetiti.
Ma di casa di riposo si può anche morire. Se non arriva l’amore, il vero amore più forte di tutto e di tutti, realmente salvifico. Inevitabile domandarsi come possa un figlio, o una figlia di età matura, essere così poco comprensivo degli affetti di una madre che tanto ha subito dal marito violento. Come può una figlia ormai matura, non rispettare le scelte di una madre, non accogliere in un abbraccio i sentimenti materni rivolti ad un’altra donna, da cui peraltro è stata ricambiata, nella buona e nella cattiva sorte?
Due è tutto questo. Ed è anche nei piccoli gesti, nel ballo a piedi nudi in casa che le due settantenni si concedono, rinnovando il ricordo di una vita amorosa che hanno tenuto nascosta. Negli sguardi, negli occhi dolenti eppure pieni di un amore che nemmeno un ictus ha spento.

Due, la scheda

DUE (orig, Deux). Francia, Belgio Lussemburgo. Durata 95 minuti. Visto in edizione doppiata.
Regia: Filippo Meneghetti. Sceneggiatura: Filippo Meneghetti e Malysone Bovorasmy.
Interpreti: Barbara Sukowa, Martine Chevallier, Lea Drucker, Jerome Varanfrain, Muriel Benazeraf, Augustin Reynes.
Musiche: Michele Menini.

Leandro De Sanctis

Torna in alto