Morata tris e tanto Atletico, allarme rosso per la Juve

Morata tris e tanto Atletico, allarme rosso per la Juve.
Hai voglia a dire che era solo un’amichevole, che il calcio d’agosto (e di luglio) va preso con le molle. Ma a una settimana dall’inizio del campionato di Serie A, la Juventus ha sofferto un pomeriggio di notevole impotenza, che non può non costituire motivo di allarme e preoccupazione. Trasferita da Tel Aviv a Torino, campo della Continassa, senza pubblico ma con diretta Tv su Sky/Now, la partita con l’Atletico Madrid ha reso soddisfatti soltanto gli spagnoli, vincitori per 4-0 e con l’aggiunta di un rigore parato da Szczesny che avrebbe reso ancor più pesante il passivo bianconero. Neanche a dirlo, l’Atletico ha dominato per tutta la partita, rischiando nulla e riscoprendo le doti di goleador del “nostro” Alvaro Morata, autore della doppietta del primo tempo, divenuta una tripletta nella ripresa. Il quarto gol al 90′, firmato da Cunha.
Restando alla partita, non si sono visti progressi in casa Juve, manca ancora un gioco, mancano i lanci per mettere Vlahovic in condizione non dico di segnare, ma almeno di tirare (palese la sua insofferenza per la situazione che sta vivendo anche in questo precampionato). Un tiro in porta di Miretti nella ripresa, attacco juventino nullo, con gol in fuorigioco di De Sciglio. I difetti che c’erano l’anno scorso sembrano ancora ben presenti: zero verticalizzazioni, centrocampo senza inventiva e succube del gioco avversario, difesa non impeccabile, con la fascia sinistra sempre in sofferenza.
Naturalmente l’infortunio di Pogba ha privato la squadra dell’uomo su cui molto o tutto si è puntato e la sua assenza è destinata a pesare molto, come minimo in questi primi mesi di stagione. La strada scelta dal francese, con l’intento di non perdere i Mondiali, giustamente non può non tenere in apprensione Allegri e la squadra, perché la terapia conservativa scelta presenta i suoi rischi. Alla sua assenza se ne sono aggiunte altre, una costante in casa bianconera. E ci si è messo anche Kean, arrivato tardi alla Continassa ed escluso per punizione. Titolare è diventato quindi l’argentino Soulé, oltre a Fagioli, in un centrocampo con Locatelli e Zakaria.
A una settimana dalla sfida di Ferragosto con il Sassuolo, la Juventus non ha ancora una parvenza di identità ed è perfino superfluo ricordare che nella scorsa stagione lo scudetto fu compromesso da quella sciagurata partenza iniziale.
In parole povere, al momento questa Juventus non è affatto migliore di quella che non c’è più. Di Maria con questo gioco non può dare più di quanto dava Dybala e gli arrivi non hanno compensato le partenze, checché se ne voglia dire. Si avverte il senso di incompletezza nell’organico, con Allegri che a causa delle molte defezioni, potrebbe essere costretto ad impiegare massicciamente le giovani risorse, tutte insieme e magari non nei rispettivi ruoli naturali. Un conto è avere un baby tra i veterani, altro pretendere che siano i più giovani a cambiare immediatamente il volto della squadra.

Morata valeva il sacrificio economico

Non c’era bisogno della tripletta di oggi per sapere di dover rimpiangere Morata. La Juventus ha speso tanto ma non ha capito che proprio su Morata si doveva concentrare qualche sacrificio economico in più. Nessuno dei sostituti di cui si parla e che la Juve ora insegue vale Morata, già inserito al meglio nella squadra e capace da un lato di essere uomo assist per Vlahovic, dall’altra di essere anche realizzatore. Forse la Juve era convinta che a Simeone nonn sarebbe servito, ma con tutti i gol che ha segnato in precampionato, suppongo che anche Simeone si sia convinto di avere un grande attaccante. E per la Juve il sogno di un ritorno rimarrà appunto solo un sogno.

Leandro De Sanctis

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