CINEMA Sole cuore amore

SOLE CUORE AMORE Regia: Daniele Vicari. Interpreti: Isabella Ragonese, Francesco Montanari, Eva Grieco, Francesco Acquaroli, Giulia Anchisi, Chiara Scalise, Paola Tiziana Cruciani. Musiche: Stefano Di Battista.

Poche parole: Sole cuore amore è uno dei più bei film della stagone cinematografica italiana. Daniele Vicari torna sui livelli di Velocità massima e li supera tornando a parlare degli ultimi, prendendo spunto da un episodio realmente accaduto, tratteggia con lucido realismo personaggi che combattono per la sopravvivenza. 
Storie di povera gente-povera, vessata dalle vicende della vita, dalla disoccupazione e dai padroncini (per carità, magari forse anche loro succubi di contingenza e prelievi fiscali. Forse…) che rinnovano le figure dei caporali di una volta.
Vite parallele di due donne di diversa età e problematiche, ma amiche solidali (una single, l’altra madre di quattro figli e moglie: una lavora di notte – fa la performer – e rientra prima dell’alba, quando l’altra, pendolare, esce di casa per recarsi al lavoro e tornare poi quando è già notte).
Quella sveglia che suona alle 4.30 del mattino è una coltellata, uno squarcio sulla tela alla maniera di Burri. Il pullman, la metro fino alla Tuscolana, il bus che si rompe, l’affanno perenne di chi deve rincorrere una vita vera che non riesce a vivere. Isabella Ragonese è il sole e il cuore di una storia che il sole non lo vede mai: eppure riesce ad essere sorridente, geniale e in gamba nel suo lavoro, senza perdere la voglia di umanità e solidarietà nei riguardi della collega, ragazza studentezza non italiana, anche lei diversamente vessata. Un giorno uguale all’altro, preoccupazioni in serie, tanta fatica (osservazione naturale al giorno d’oggi: perchè tutti quei figli?) ma smisurata dignità e voglia di lottare, senso del dovere portato alle streme conseguenze. Non c’è vita senza dignità lavorativa, non si può sopravvivere senza sprazzi di vita propria e di riposo, per coltivare se stessi, l’amore, la salute. Ciò che dovrebbe essere diritto inalienabile è diventano merce troppo spesso negata da datori di lavoro insensibili ed egoisti, che al posto del cuore hanno un registratre di cassa, avido e senza sentimenti. Naturalmente con l’avallo di politicanti disgustosi che nel tempo hanno smantellato decenni di lotte e conquiste sindacali-lavorative (gente come la Fornero, Brunetta a affini insomma…) lasciando i lavoratori (spesso in nero) sottopagati e in balia del vampiro di turno.
Il valore dell’amore (che c’è ancora, nonostante tutto il negativo di una vita rubata, spesso sopraffatto dalla stanchezza), della solidarietà (tra le due amiche, nel bar dove la protagonista lavora, verso il marito che il lavoro non ce l’ha)

La bellezza del film, arricchito e reso ancor più drammaticamente intenso dalla colonna sonora del sassofonista Alessandro Di Battista, è anche la sofferenza empatica dello spettatore. Conquistato dalle interpretazioni, soprattutto di Isabella Ragonese, nel suo cappotto rosso (il solo frammento che dà colore al suo tran tran grigio), e gelato dal dramma a cui è chiamato ad assistere, inevitabilmente condividendolo con rabbia e commozione.

https://www.vistodalbasso.it/2013/07/11/cinema-come-non-si-scrive-una-recensione/

Leandro De Sanctis

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