Sorry we missed you | Recensione

Sorry we missed you | Recensione.
Ci voleva un regista di 82 anni e mezzo, figlio di operai, per realizzare un film che affronta in maniera realistica, sensibile e drammatica il tema della nuova schiavitù del capitalismo, inchiodando ognuno alle sue responsabilità.
Sorry we missed you è l’emblema della cinematografia di Ken Loach, il regista della classe operaia e della vita vera, così dura e così poco fiction. Sorry we missed you arriva dopo Io, Daniel Blake, per raccontare un’altra faccia crudele del mondo del lavoro e della vita operaia nella Gran Bretagna che non fa notizia, lontana dal mondo cool. Anche se la schiavitù che viene raccontata nel film è purtroppo realtà in molti altri campi e in molti altri Paesi della (presunta) civile Europa.

Il furgone e la schiavitù

Chi ha già visto il trailer sa che si parla di un padre di famiglia che pensa di fare un salto di qualità rischiando in proprio, entrando in una ditta che consegna merci (non serve far nomi ma il primo nome che vi viene in mente può essere valido). E’ l’ultima fase, dopo che altri neoschiavi hanno individuato le merci, gli schiavi col furgone le portano di casa in casa, con tempi strettissimi e modalità schiavistiche, con i ritmi dettati da apparecchiature modello scatola nera o bracciale elettronico per detenuti. La sensibilità e la lucidità di Ken Loach e del suo sceneggiatore Paul Laverty regalano impeccabile spessore sociale e umano al film.
Una famiglia sferzata dalla vita e dalle crisi: Ricky ha perso il lavoro e poi la possibilità di un mutuo per la crisi della banca, cade nella trappola illudendosi di diventare proprietario di se stesso, precipitando in una spirale di lavoro disumano. La moglie Abbie non è da meno, schiava anche lei, che fa la badante, con modalità diverse nella forma ma non nella sostanza.
Non bastassero i massacranti e disumani turni di lavoro che li tengono tutto il giorno fuori casa, ecco il figlio adolescente con tutte le connotazioni tipiche (egoismo sfrenato, inconsapevolezza, cecità sulla realtà familiare, presunzione e disprezzo) e una figlia piccola che assorbe le difficoltà e i trami che ne derivano.

Kris Hitchen straordinario protagonista

Eppure Ken Loach offre una storia cruda in cui l’idea di famiglia è fortissima, unica oasi di sensibilità umana nel momento dell’estrema situazione, quando anche l’adolescente prende coscienza e cuore. Non servirebbe, ma anche stavolta il cast scelto da Ken Loach è impressionante. Attori non professionisti perfetti per i ruoli, a metà strada tra prove di naturalezza neorealistica e grandi performance attoriali.
Kris Hitchen sognava di recitare quando era ragazzo, poi si è guadagnato da vivere facendo l’idraulico. Per combattere la depressione si è avvicinato al mondo del volontariato e ha riscoperto la voglia di recitare. Aveva fatto un provino anche per il precedente film di Ken Loach (Io, Daniel Black). Capelli rossi, lineamenti irregolari, capelli spettinati: un volto che non si dimenticherà. Ma anche Debbie Honeywood dà sensibilità genuina al suo personaggio di badante che si occupa delle vecchiette “come se fossero sua madre”. Persone perbene, lavoratori onesti: l’altra faccia di una medaglia che offre come vanto numeri e prestazioni, che sfrutta nel modo peggiore gli schiavi che cadono nella trappola. E quando sbotterà nella scena dell’ospedale, allo schiavista della ditta di spedizioni le canterà come ogni spettatore avrebbe voluto.
Ma la storia di questa famiglia serve a Ken Loach per porre il problema, ce la mostra nel tratto probabilmente più difficile del cammino. Senza dare risposte. Senza un lieto fine. Senza una fine in realtà.

Aziende schiaviste e colpe dei governi

Il discorso del kapò della ditta di spedizioni, in un frangente particolarmente drammatico del film, contiene brandelli di amare verità (“alla gente che ordina interessa solo ricevere il pacco nel minor tempo possibile”) anche se non può naturalmente risultare convincente. Bugie e mistificazioni che il kapò dà e si dà per giustificare il suo odioso operato. Ma quanto vediamo accadere a Newcastle e dintorni (divertente l’intermezzo tra tifosi di calcio che si sfottono indossando la maglia bianconera del Newcastle – il cliente – e quella rossa del Manchester United – Kris) è in realtà fenomeno che ci tocca da vicino, anche nelle nostre città italiane. Siano grandi spedizioni che consegna di cibo a domicilio. Se nel film Kris deve pagarsi da solo furgone e attrezzatura da Grande Fratello, e da quando mette i pacchi nel furgone diventano “suoi” oggetti, con tutti i rischi e i pericoli, anche le biciclette di chi porta pizze e cibo a domicilio sono a spese del lavoratore, strozzato e vessato dai ristrettissimi tempi di consegna.
Colpa dei governi che accettano regole capitalistiche anti lavoratori, ridotti a sfruttatissimi schiavi. Basterebbe stendere una carta dei lavoratori del settore per trasformare la schiavitù in lavoro. Ma nessun governo se ne preoccupa, se non con vaghe promesse in campagna elettorale.
E l’Europa? Le regole comuni non prevedono tutele dei lavoratori ma solo dei padroni, dei capitalisti senza scrupoli. Lotte sindacali di decenni spazzate via dal neo capitalismo, con la complicità se non di tutti, di troppi. Non solo La classe operaia non è andata in Paradiso (cfr il film di Elio Petri con Gian Maria Volontè, 1971), ma oggi è sprofondata all’inferno.
Ogni volta che ordinate una pizza, fate acquisti on line, trovate un furgone per qualche minuto in doppia fila, pensate al film di Ken Loach e al “rosso” Ricky-Kris Hitchen. Il guaio è che chi più dovrebbe vedere questo film, non andrà a vederlo.

Sorry we missed you, di Ken Loach. Il protagonista Kris Hitchen
Sorry we missed you, di Ken Loach. Il protagonista Kris Hitchen

Sorry we missed you, trailer originale

Sorry we missed you, la scheda

SORRY WE MISSED YOU 2019. Regia: Ken Loach. Interpreti: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor. Sceneggiatura: Paul Laverty. Regno Unito, Francia, Belgio. 101 minuti. * visto in edizione originale inglese con sottotitoli in italiano.

Leandro De Sanctis

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