CALCIO #Facciamogliuomini

Violenza sulle donne, il progetto per sensibilizzare la piaga sociale

#FACCIAMOGLIUOMINI
Nell’aula magna di Coverciano è stato presentato il progetto dell’AIC (Associazione Italiana Calciatori)#FACCIAMOGLIUOMINI, rivolto alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne.
Hanno preso parte al convegno i 60 iscritti al ritiro precampionato organizzato da AIC per calciatori senza contratto; tra di loro Andrea Barzagli, Stefano Sorrentino, Manuel Pasqual, Robert Acquafresca e Antonio Nocerino.

 Gli interventi
Per parlare di #FACCIAMOGLIUOMINI e presentare tutte le parti che lo compongono, sono intervenutiDAMIANO TOMMASI, Presidente AIC; DEMETRIO ALBERTINI, Presidente del Settore Tecnico della FIGC; FABIO APPETITI, Coordinatore progetto #facciamogliuomini e Responsabile relazioni Istituzionali AIC;CONCETTA RACCUIA, mamma di Sara Di Pietrantonio; MAURIZIA QUATTRONE, Commissario capo squadra mobile Roma; STEFANIA IASONNA, legale della famiglia Di Pietrantonio; ROSSANO BISCIGLIA Psicologo e psicoterapeuta del CAM Firenze – Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti; SABRINA CARRERAS Giornalista Rai3 PresaDiretta;DONATELLA CONZATTI Senatrice Vicepresidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio.
Damiano Tommasi
“Quello della violenza di genere è un tema molto delicato che purtroppo periodicamente torna alla ribalta e riempie le prime pagine delle cronache. Questo progetto è rivolto agli uomini e vuole coinvolgere i calciatori che diventano, in questo caso, un ottimo veicolo per divulgare una cultura diversa e sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema sul quale non deve mai calare l’attenzione”.
Demetrio Albertini
“È un dovere morale – ha esordito il presidente del Settore Tecnico – per noi calciatori e uomini di sport, con tutti i riflettori che ci illuminano, far porre l’attenzione su certe tematiche. Dobbiamo veicolare determinati messaggi positivi con il nostro esempio. ‘Facciamo gli uomini’ è il titolo della campagna promossa dall’Assocalciatori per evidenziare come atleti e media siano fondamentali nell’educazione al rispetto, e il convegno di questo pomeriggio ha portato un’aula magna gremita ad ascoltare attentamente le testimonianze di chi, nella propria famiglia, ha conosciuto tragici esempi di violenza di genere o di chi si è battuta per evitare che certe tragedie possano ripetersi. Il fatto che sia Coverciano, la casa del Settore Tecnico, ad ospitare una manifestazione del genere – ha concluso Demetrio Albertini nel suo intervento – mi rende orgoglioso ed è una testimonianza di quanto la Federazione sia vicina a certe tematiche.”
Fabio Appetiti
“Sono orgoglioso e contento che il Dipartimento abbia creduto in noi e nel nostro messaggio. Lo sport ci insegna a perdere e a rialzarci e, applicato a una relazione sentimentale, può diventare una straordinaria metafora: anche nelle relazioni bisogna imparare a perdere, a lasciare andare il partner che decide di chiudere la storia. Quasi tutti i casi di femminicidio, per esempio, sono determinati dalla non accettazione della scelta del partner di chiudere la relazione”.
 Concetta Raccuia,
la mamma di Sara Di Pietrantonio
ha evidenziato come sia “importante fare molta attenzione a certi atteggiamenti di persone apparentemente normali, non essere mai superficiali, cercare di capire dai primi accenni quali possono essere situazioni pericolose”. “Il ragazzo che ci aveva presentato mia figlia come fidanzato” – ha raccontato – “era di famiglia normale, con nessun problema di degrado sociale, con un lavoro, con grandi attenzioni nei suoi confronti, attenzioni che purtroppo ben presto si sono trasformate in ossessione”.
Maurizia Quattrone
Commissario capo squadra mobile Roma e primo funzionario ad intervenire sul luogo “Quello che è successo a Sara lo porterò sempre con me per il resto della mia vita. Qualcosa di troppo grande e di terribile. Con Concetta, la mamma di Sara abbiamo deciso di girare l’Italia per raccontare la sua storia, con la speranza che il suo esempio possa aiutare a prevenire questo tipo di crimini. Sensibilizzare è fondamentale in quanto ogni segnale va raccolto e raccontato. Un maltrattante può essere curato. Se si diventa assassini non si torna più indietro”.
Stefania Iasonna
“È raro parlare davanti ad una platea di soli uomini, ma credo sia importante che proprio dagli uomini partano messaggi positivi, e che sugli uomini si lavori per combattere la violenza di genere. La violenza psicologica non viene mai denunciata da una donna, perché è difficile da riconoscere e da far riconoscere e quindi subentra il timore di non essere creduta. Da un punto di vista giuridico sono state inasprite le pene riguardo a questo argomento. Le leggi in Italia ci sono, e se vengono applicate concretamente, la certezza della pena diventa un deterrente fondamentale”.
Rossano Bisciglia
“Ho sempre sperato di potermi confrontare con una platea di uomini, soprattutto con degli sportivi. In maniera certamente stereotipata, il calciatore è sempre un idolo da seguire e da emulare e, in quest’ottica, credo che abbiate un ruolo davvero dirompente per l’impatto che avete sull’opinione pubblica. È il momento che gli uomini si prendano la responsabilità di riconoscere che la violenza sulle donne dipende dai loro atteggiamenti e dal loro sbagliato modo di pensare ed agire. Se ognuno di noi, uscendo dalla propria mascolinità, avesse il coraggio di riconoscere ed intervenire al primo atteggiamento sbagliato di un uomo nei confronti di una donna, riusciremmo a cambiare una comune distorta mentalità e faremmo, da un punto di vista culturale, un deciso passo in avanti”.
Sabrina Carreras
giornalista Rai e autrice del libro “Se questi sono gli uomini” con Riccardo Iacona. “Lavoro in un programma dove si parla di politica. I femminicidi sembrano argomenti così distanti, invece entrano in maniera imperativa anche in questo campo, perché colpiscono la pancia della gente. Si possono fare le leggi più belle del mondo, ma se non vai a toccare l’aspetto culturale non cambierà mai nulla. Le donne diventano vittime di violenza quando decidono di ribellarsi, quando hanno accanto uomini che vivono la libertà femminile come una loro NON libertà. Questo fatto avviene con una percentuale più alta al Nord, perché le opportunità di lavoro e le possibilità di indipendenza sono maggiori”.
Donatella Conzatti
senatrice, “Quello che i calciatori possono fare può davvero essere straordinario, il potenziale che hanno forse nemmeno se lo immaginano, non solo come personaggi pubblici ma soprattutto come uomini. È proprio sugli uomini che si indirizzano tutti i nostri interventi, soprattutto a livello di prevenzione. Se da un punto di vista giuridico le leggi ci sono, manca tutto il resto, perché se parliamo solo dell’aspetto punitivo siamo arrivati tardi. Oggi viene uccisa una donna ogni due giorni, numeri drammatici, senza contare i maltrattamenti fisici e psicologici. Una donna su tre nella vita ha subito violenza, dati che fanno paura in una società civile come la nostra. Bisogna concentrare tutti i nostri sforzi su progetti indirizzati verso gli uomini maltrattanti, perché i loro atteggiamenti possono essere modificati. La commissione femminicidio sta lavorando su quella che definiamo un progetto basato sul concetto delle 3 P, Prevenzione, Protezione e Punizione”.
 La Madrina
di
 #FACCIAMOGLIUOMINI è ELENA SOFIA RICCI, fortemente voluta da AIC dopo le sue dichiarazioni di gennaio in merito a una violenza subita da bambina.
 Il simbolo: il narciso
Simbolo di #FACCIAMOGLIUOMINI è il NARCISO, un fiore stupendo dal significato potente e molteplice: da una parte rappresenta l’autostima, la forza e la sicurezza in sé; dall’altra, invece, rappresenta la vanità e l’incapacità d’amare. Secondo alcune leggende, i narcisi hanno il potere di assorbire i pensieri negativi e malvagi degli esseri umani ed è per questo che sono velenosi. NARCISO è un personaggio della mitologia greca, bello e crudele, tanto da disdegnare ogni pretendente; così, per punizione divina, si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Da qui deriva il termine NARCISISMO, un tratto della personalità che spesso diventa sinonimo di egoismo e vanità.

Leandro De Sanctis

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