Jojo Rabbit Recensione

Jojo Rabbit recensione

Saluti a braccio teso e svastiche come se piovesse sulle note di Komm, gib mir deine Hand, la versione tedesca di I want to hold your hand dei Beatles. È così che Taika Waititi (regista di Thor: Ragnarok) apre le danze del suo film candidato agli Oscar, Jojo Rabbit, ambientato nella Germania del Führer, che vede come protagonista un giovanissimo fanatico nazista neomembro della Gioventù hitleriana.

La versione tedesca di I Want To Hold Your Hand

Partendo dal trailer

Il trailer non faceva capire molto e lasciava trasparire l’ironia e la vena demenziale di un film dall’atmosfera alla Wes Anderson, colorata e sdrammatizzata. Un’anticipazione coerente ma non troppo perchè JoJo Rabbit si è rivelato ben più stratificato e profondo.

Il trailer ufficiale

La linea sottile

La Seconda Guerra Mondiale è stata portata al cinema innumerevoli volte, raccontata ormai sotto ogni aspetto possibile, o quasi. La scelta del regista neozelandese di realizzare un film sul romanzo di Christine Leunens (Caging Skies) si è rivelata vincente. Il punto di vista di un bambino dolce e insicuro che ha Hitler come amico immaginario (interpretato dallo stesso Waititi) riesce a rendere il tutto curioso e originale. In Jojo Rabbit nessuna delle figure autoritarie riesce a farsi prendere troppo sul serio, a partire da un Hitler buffo e infantile generato dalla mente del protagonista.
Le ideologie alla base del nazismo vengono tramutate in gag umoristiche e ridicolizzate ma senza discostarsi troppo dalla triste realtà.
Affrontare con ironia un tema come l’odio razziale e la persecuzione degli ebrei è difficile e pericoloso ma il film riesce a trovare il suo magico equilibrio. I dialoghi sono lucidi e intelligenti, accentuati da toni satirici che celano rabbia e frustrazione. Si crea così una sorta di bolla sospesa tra la cieca esaltazione e la necessità di impedire all’odio di imporsi.

Jojo Rabbit locandina
La locandina di Jojo Rabbit

Jojo Rabbit, le interpretazioni

Sam Rockwell e Scarlett Johansson impreziosiscono la narrazione con delle performance un po’ sopra le righe ma essenziali e funzionali. Anche Rebel Wilson e Stephen Merchant aggiungono il loro tocco comico caratteristico ma senza strafare. Curiosa la presenza di Alfie Allen, Theon Greyjoy di Game Of Thrones, chiamato in causa per una piccola parte di spalla a Sam Rockwell.
La vera perla però è l’interpretazione del giovanissimo attore protagonista Roman Griffin Davies, al suo esordio, toccante e ricca di contrasti. Le espressioni del piccolo Johannes, esuberante e tormentato, commuovono e rimangono impresse anche dopo aver lasciato la sala, con l’eco di Helden (versione tedesca di Heroes di David Bowie) che risuona ancora vibrando tanto nelle orecchie quanto sulla pelle.

La versione tedesca di Heroes

Jojo Rabbit, la scheda

Lingua: inglese, tedesco
Paese di produzione: Nuova Zelanda, Stati Uniti d’America, Repubblica Ceca
Durata: 108 min
Regia: Taika Waititi
Soggetto: dal romanzo di Christine Leunens
Sceneggiatura: Taika Waititi
Produttore: Carthew Neal, Taika Waititi, Chelsea Winstanley
Produttore esecutivo: Kevan Van Thompson
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox
Fotografia: Mihai Mălaimare Jr.
Montaggio: Tom Eagles
Musiche: Michael Giacchino
Scenografia: Ra Vincent
Costumi: Mayes C. Rubeo
Interpreti: Roman Griffin Davis, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Archie Yates, Thomasin McKenzie, Taika Waititi, Rebel Wilson

Luca De Sanctis

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