Solo come un pugile sul ring | Recensione

Solo come un pugile sul ring è l’ultimo affresco che Dario Torromeo ha dedicato alla sua amatissima boxe. Un grande romanzo corale, un concept composto con le tessere di un puzzle che lo straordinario e complicato mondo del pugilato nel tempo ha creato.
Storie di pugili, storie di uomini diversi, uomini miti e uomini violenti, spesso anche sfortunati nella loro avventura dolorosa per cambiare la propria vita.
Sono storie vere ma si leggono come un romanzo, a volte perfino quasi incredibile, come solo la vita vera sa essere.
Solo come un pugile sul ring è una lettura obbligata per i cultori di uno sport che ha conosciuto splendori oggi purtroppo dimenticati, ridimensionati e travolti dalla decadenza generale, dall’incapacità di chi l’ha governata, dalla corruzione che l’ha portata perfino quasi a scomparire dalle Olimpiadi, che in compenso accolgono discipline improbabili e assai poco sportive. Ed è materia sociologica chiedersi perché in un’epoca dove la povertà regna anche tra i giovani, lo sport che ha sempre attirato chi aveva fame, voglia e speranza di dare una sterzata all’esistenza, abbia cessato di essere uno sbocco contemplato. Forse troppo duro per generazioni cresciute nel nulla dei social, pigramente catturati dall’inutilità che pare imprescindibile.
In Solo come un pugile sul ring si respirano le ansie, i sogni, i dubbi di campioni più o meno grandi che hanno conosciuto quella solitudine che davvero solo chi ha indossato davvero guantoni, chi si è trovato tra quelle corde con un avversario pronto a picchiare, ha realmente provato.
Ma Dario Torromeo riesce nell’impresa di trasferire sensazioni ed emozioni nel lettore. Se non si è più giovanissimi, le storie e i nomi che animano il libro risulteranno spesso familiari e noti, anche se la polvere del tempo talvolta va spolverata per tornare a quei giorni, alle attese, ai match che gli appassionati attendevano, seguivano, commentavano.
Gli atti della commedia umana raccontati in Solo come un pugile sul ring, scaturiti dalla storia passata e recente della boxe, risultano avvincenti, come sempre quando a raccontare storie è chi le ha vissute molto spesso in prima persona, testimone partecipe di parole, sguardi e pugni, talvolta purtroppo sfociati nel dramma, nella tragedia.
E quando il narratore entra nel mondo e nei pensieri del pugile, nemmeno il ricordo può essere un semplice esercizio nostalgico. Diventa altro. Anche una confessione che va oltre la giusta distanza che il giornalista mantiene nelle sue cronache, sempre al servizio del lettore, invitato a condividere emozioni anche lontane nel tempo, ma ancora vive, patrimonio dei pugili e ormai anche di chi li racconta.
Trentanove vere storie di pugili e un bel racconto di fantasia a chiudere il cerchio. I pugili di cui si parla? Non tutti ma molti tra quelli che immaginate. Solo per citarne alcuni, oltre al maestro Elio Ghelfi: da Muhammad Ali a Mike Tyson, Holyfield e Bowe, Hearns, Archie Moore, Chavez, Andy Ruiz jr, Minter, gli italiani Minchillo, Atzori, Mazzinghi, Carlo Duran, Vidoz, Curcetti, Nati, Bundu, Rigoldi, Parisi.

Solo come un pugile sul ring, la scheda

SOLO COME UN PUGILE SUL RING di Dario Torromeo, 348 pagine, Absolutely Free Libri, 15 euro. Nelle librerie e nelle librerie on line.

Leandro De Sanctis

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