Roma Volley Club femminile, l’ingratitudine e l’ignoranza

Roma Volley Club femminile, l’ingratitudine e l’ignoranza.
Ecco subito messe in chiaro e sintetizzate le caratteristiche light e documentate che meglio si adattano a questo post.
Anche se forse sarebbe stato meglio esordire scrivendo: ritengo necessario fornire alcuni chiarimenti in merito alla nota diffusa ieri, 18 giugno 2020, dalla società Roma Volley Club Femminile.
Dopo lunga esperienza nel mondo dell’informazione, la nota della società romana mi ricorda un vecchio adagio, da rispolverare alla luce del comportamento della società Volley Roma Club Femminile, il giorno della pubblicazione di un servizio sul Corriere dello Sport-Stadio. Dare importanza a chi importante non è, spesso si rivela un boomerang. Le amarezze, le piccole grane, non nascono se si intervistano Velasco o Barbolini, Blengini o Mazzanti, tanto per restare nel volley, ma possono scaturire se si porta alla ribalta chi per meriti sportivi non lo è stato mai, Tizio o Caio che sia.
Chi vive la realtà sportiva romana e le problematiche dell’informazione, sa bene che conquistare un’apertura su un quotidiano nazionale è un dono da accogliere con gratitudine, un gesto da apprezzare nel nome di un legame corretto che è sempre auspicabile tra club e giornali.
Difficile da credere, ma l’attenzione del Corriere dello Sport ( l’articolo di Carlo Lisi), non è stata accolta bene. In un mondo normale dopo la pubblicazione ci sarebbe stata una telefonata o un messaggio di ringraziamento, includendo in quella sede qualsiasi tipo di “chiarimento” o correzione. Ma di normale, lo sappiamo, anche nel mondo dello sport spesso c’è poco o niente.
Inesatto e fuorviante è altro. Il titolo è perfetto. Invece di ringraziare per l’attenzione ricevuta, la società giallorossa se n’esce con una iniziativa a dir poco opinabile. Credo che questa società, nel suo stesso interesse, dovrebbe imparare qualcosa di giornalismo e di giornalisti, di persone e di comportamenti dirigenziali, oltre che di educazione e correttezza di rapporti, visto che nella forma più indelicata si rivela di non sapere nemmeno chi è Carlo Lisi. Come anche le pietre sanno il signor Carlo Lisi è stato capo ufficio stampa della Fipav per trent’anni circa, oltre che collaboratore delle tre testate sportive nazionali e del Messaggero. E’ stato tra gli inventori e poi direttore della rivista federale on line iVolley, in seguito diventata un sito indipendente di cui è direttore.
Non so da dove provenga e quale sia il curriculum di chi non ha provato imbarazzo a divulgare una nota scritta in questo modo e perfino in pdf in prima battuta (formato che non rende possibile la lavorazione ulteriore, un errore da principianti per un ufficio stampa). Una nota concettualmente sbagliata e scorretta. Senza neanche indirizzarla agli interessati, ai teorici destinatari.
Da quanti giorni sta nel volley chi ha avuto questa brillante idea?
Dove ha imparato a confezionare comunicati chi segue la comunicazione per questa società?
Se fossi Volleyrò e Marco Tavani mi affretterai a far sparire il loro nome da questa imbarazzante nota, perché l’unica cosa davvero imbarazzante è vedere quel marchio, abitualmente serio e signorile, associato a una cosa come questa. Se fossi Armando Monini sarei molto contrariato per essere stato trascinato in questa poco edificante vicenda. Tocca a lui e soltanto a lui decidere come guidare ed esporre il nome di Volleyrò.
Inaccettabile che un titolo perfetto sia oggetto di contestazione da chi non sa un’acca di giornalismo. Piaccia o no, generi invidia o no, Volleyrò è un nome e ha un ruolo ben preciso nello sport italiano e leggendo il testo del Corriere dello Sport, solo chi non padroneggia la lingua italiana potrebbe non capire di cosa si tratta. E ripensando a quel passaggio (identifichiamo nel giornalista Carlo Lisi) sorge il dubbio che forse chi lo ha scritto non è italiano e allora potrebbe essere scusato.
L’invidia non va d’accordo con le collaborazioni sportive. Volleyrò ha vinto scudetti a ripetizione nel giovanile e fornito tante atlete prima al Club Italia poi alla Nazionale assoluta.
La Roma Volley Club femminile è al quarto anno di vita con questo curriculum. 2017-18 mancati play off della serie B; 2018-19 retrocessione; 2019-20 settima su dieci nella Poule Salvezza.
Se i piazzamenti non fossero esatti, ospiterò volentieri la correzione.

Giornali e club, regolette anti figuraccia

Sotto ci si può fare un’idea di quanto pubblicato dalla società sulla sua pagina Facebook. Un comunicato molto scorretto per vari motivi.
1) se si deve chiedere o comunicare qualcosa a qualcuno, ciò che si scrive va spedito al destinatario o ai destinatari, non semplicemente pubblicato sull’organo del club.
2) Prima di protestare bisogna avere la certezza che le ragioni della protesta siano giuste. Attenzione: stiamo parlando di una protesta per un articolo in cui la Roma fa bella figura, messo in apertura di pagina dal quotidiano sportivo di Roma, la città dove gioca la società in questione. Quindi il comportamento è strategicamente errato e controproducente.

3) Il testo è sbagliato e scorretto sia concettualmente che nella sostanza e nel dettaglio di quanto vorrebbe contestare. Non è vero che l’articolo contenga formazioni inesatte o fuorvianti.
4) Acqua e Sapone non ha nulla a che vedere con Volleyrò? Il marchio è lo sponsor di una squadra ancora ai bassi livelli del femminile, Volleyrò è una onorata e brillante fabbrica di atlete da campionato e da nazionale. Da quando è irritante per una società vedere il nome del proprio sponsor in un titolo? C’è chi pagherebbe per vederlo sempre…
5) Ogni club pietisce la citazione dello sponsor nei testi e nei titoli, cosa che oggettivamente spesso è impossibile per vari motivi. Dalla lunghezza dei nomi alla brevità dei titoli disponibili, a seconda della collocazione. Comunque questa potrebbe essere una buona idea, non citare più Acqua e Sapone, ma semplicemente Roma Volley, così sarà ancora più facile distinguerla da Volleyrò.

L’errore di Volleyrò

A Volleyrò tuttavia devo imputare l’insufficiente vigilanza e l’eccessiva indulgenza mediatica. Non si gettano nel cassonetto anni e anni di onorata attività abbinando il proprio nome in questo contesto. Nemmeno in occasione delle precedenti partnership, da Orago a Novara, a Scandicci, tutti club di maggior prestigio e livello rispetto alla Roma femminile, sono mai sorti problemi del genere. I comunicati possono essere identici ma ogni società fa il suo, specie quando poi una delle due ci rimette a livello di immagine.

Appendice

Quando si dice che il rimedio è peggiore del male. La società non solo non ha tolto il post sulla sua pagina FB (se come sostiene tutto è chiarito perché lasciarlo?) ma nella sua unilaterale e “magnanima” ricostruzione non si rende conto di violare ulteriormente l’onorabilità del giornale, del suo interlocutore e del giornalista.

Per comodità di chi ha tempo da perdere e volesse leggere, riporto dalla nota (che l’autore, parlando di sé in terza persona gratifica perfino della lettera maiuscola)

si è fatta un’attenta valutazione dei contenuti dell’articolo e della Nota a commento, redatta congiuntamente dalle due società e apparsa sulle pagine ufficiali delle stesse. Si è preso atto che l’articolo era un gesto d’amore verso il volley romano sulla pagina nazionale del Corriere dello Sport e che, quanto premeva alle società precisare nella Nota diffusa nel tardo pomeriggio, era già noto al giornalista autore dell’articolo e alla testata giornalistica”
L’attenta valutazione non la potevano fare leggendo il giornale? Si sarebbero risparmiati tutto ciò che è scaturito dalla disattenta valutazione in prima battuta.

Si è preso atto che l’articolo era un gesto d’amore verso il volley romano sulla pagina nazionale del Corriere dello Sport, che quanto premeva alle società precisare nella Nota diffusa nel tardo pomeriggio, era già noto al giornalista autore dell’articolo e alla testata giornalistica”.
Ma che generosità! Ci si rivolge a professionisti come si potrebbe fare con un ragazzino maldestro alle prime armi: un gesto d’amore per il volley romano? E’giornalismo, i giornali non devono fare gesti d’amore, non si apre una pagina con un “gesto d’amore”. Nanni Moretti direbbe: chi parla male, chi scrive male, pensa male…
La società non ha ancora rimosso questi commenti, che tra l’altro rendono pubbliche conversazioni private senza, a quanto ne so, il consenso degli interessati. Povera Roma nella pallavolo: senza impianti, senza squadre di vertice, senza giornalisti a lavorare per le società… Viene voglia di reiterare questo post, fino a quando sulla pagina FB della Roma compariranno quelle due note che coinvolgono, ingiustamente e in maniera discutibile, il Corriere dello Sport, Francesco Volpe e Carlo Lisi.

Il comunicato sulla pagina Facebook

Il comunicato apparso sulla pagina Facebook della società Roma Volley Club femminile
Il comunicato apparso sulla pagina Facebook della società Roma Volley Club femminile
Il comunicato apparso sulla pagina Facebook della società Roma Volley Club femminile
Il comunicato apparso sulla pagina Facebook della società Roma Volley Club femminile
La nota ulteriore

Leandro De Sanctis

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