La perizia sul muro da demolire si chiede… in bus

Accade a Roma. O meglio accadde. Tra realtà e fantasia. Chissà? Facciamo finta che sia solo un racconto di fantasia, partorito un paio di anni fa almeno.  Una fiction o una realtà? Ormai conta solo riflettere, nel caso fosse vera, su quanto si ipotizza ogni volta che crolla un palazzo o accade qualcosa per cui si registrano cedimenti strutturali che portano tragedie a cui apparentemente non si sa dare un perché.
Stando sul bus, una mattina, potrebbe capitare di essere testimoni di episodi che turbano. Tipo questo.

Il racconto

Mercoledi mattina ero sull’autobus 913, a Roma, diciamo tra le 9.30 e le 9.55 e ho dovuto ascoltare un signore, credo sulla sessantina d’anni circa, poco più o poco meno, capelli lunghi e ingrigiti, maglietta grigia con stemmini della Norvegia, pantaloni blu, borsa a tracolla mi pare grigio e nera. L’argomento riguardava la possibilità di buttare giù un muro che all’analisi si era rivelato portante e dunque da non demolire.
Il signore in questione, probabilmente un architetto (o un ingegnere? un geometra?) relazionava il suo interlocutore prospettando le difficoltà per ottenere l’ok alla demolizione.
«Bisognerebbe trovare uno iscritto all’ordine a fine carriera per la perizia firmata, che deve dire che anche senza quel muro non succede nulla, per sempre. Un giovane no, non si può rovinargli la carriera, serve uno che stia per andar via dall’albo».

Ha fatto anche un nome, che non ricordo, rammaricandosi che avesse già lasciato l’Ordine e che dunque non fosse più utilizzabile allo scopo. Non so di che stabile si trattasse, parlava di una casetta rossa, di vecchie signore che badano “solo ai comignoli”.

Mentre ascoltavo le due telefonate, cresceva in me la rabbia. Sono stato  lungo indeciso su come comportarmi. Guardarlo fisso negli occhi e dirgli: «Lei ora è nei guai, lo sa?». Oppure: «Fossi al posto suo lascerei stare…». O ancora: «Ma se crolla il palazzo non pensa a chi ci rimarrà sotto?».
Fingendo di non pensare a ciò che potrebbe accadere (spero che nessun perito firmi mai una perizia come quella chiesta da questo signore, che poi è sceso dal bus in viale Giulio Cesare, dove stanno i Tribunali) mi chiedo come si possa parlare così sfacciatamente, con tale leggerezza, di una azione così grave ed illegale. In autobus, tra decine e decine di persone, ad alta voce e perfino lasciandosi scappare il suo cognome.

Ora non si deve fare un processo alle intenzioni, non siamo, non ancora almeno in Minority Report dove la gente si arrestava prima che commettesse un crimine. Ma se fossi qualcuno con potere, verificherei da adesso in poi ogni singolo atto lavorato dal signor XYQ, passandolo al setaccio. E se si riscontrassero irregolarità…

Fine del racconto. Se fosse una storia vera, aggiungerei che se anche fosse partita una segnalazione ad un organo preposto al controllo, nessuno ha voluto prendersi la briga di controllare.

Leandro De Sanctis

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