Europei sovrapposti, la CEV ha affossato il volley

Europei sovrapposti, la CEV ha affossato il volley-
Dopo la doppia delusione olimpica di Tokyo, gli Europei di pallavolo per gli appassionati sono stati e possono essere una bella occasione per fare di nuovo il tifo e seguire con passione lo sport che amano.
Ma i due Europei collocati dalla CEV (Confederazione Europea Volleyball) in sovrapposizione di date, evidenziano e ci ricordano come i governi del volley mondiale e in questo caso europeo, seguano logiche che invece di diffondere e far sviluppare questo sport, lo sviliscono e lo affossano, tarpandone le ali.
Tra le tante scemenze che si leggono sul web su ogni argomento (ormai sono diventate purtroppo la maggioranza rispetto a commenti adeguati, intelligenti, interessanti), questo aspetto non viene mai considerato.
Ora capisco che l’amore è cieco e la fede pure, ma che senso ha, ad esempio, mettere in contrapposizione la pallavolo al calcio? Lamentare gli spazi esigui rispetto a quanto ha il calcio sui giornali e in tv.

Non è il calcio il nemico per gli spazi mediatici

Prima di tutto non è certo il calcio il concorrente della pallavolo a livello mediatico. Il volley è nel settore degli sport vari e cerca spazio tra Formula 1, moto, tennis, basket, nuoto e i vari sport che sono decisamente meno rilevanti ma che investono soldi per acquisire spazi o che godono di legami “politici”, diciamo così: il golf, il padel e similari.
In generale si dimentica che i giornali per vivere hanno bisogno di un pubblico di acquirenti: chi segue il volley dubito acquisti regolarmente quotidiani sportivi, magari legge tutto ma su siti pirata o nelle rassegne stampa che non fruttano un centesimo a chi i giornali li produce. E parlo di quotidiani sportivi perché il volley è in realtà sparito dalle pagine dei quotidiani d’informazione, facendo capolino talvolta per fattori extra sportivi, simil gossip diciamo così.
Ma torniamo agli Europei in concomitanza. Ieri venerdì nel primo pomeriggio l’Italia di De Giorgi ha debuttato nell’Europeo maschile, ad Ostrava. In serata a Belgrado l’Italia femminile di Mazzanti ha disputato e vinto la semifinale degli Europei femminili, che tra poco la vedranno in campo contro la Serbia.

Europei sovrapposti, gli spazi si dividono

Due avvenimenti top di pallavolo negli stessi giorni. Succedeva anche a livello di Mondiali. Da decenni si cerca di far capire che moltiplicare gli eventi negli stessi giorni non moltiplica lo spazio. Lo riduce, lo divide. E mi limito al livello internazionale, tacendo dei campionati italiani di beach volley, delle Paralimpiadi che hanno visto la Nazionale di sitting volley concludere al sesto posto, alle manifestazioni giovanili, che non rientrano strettamente in questo ragionamento.
E così invece di avere una pagina sulla semifinale europea delle azzurre e una pagina sul debutto degli azzurri, le due Nazionali si sono divise lo spazio.
La pallavolo degli Europei sui media? Non CEV male, risponderemmo se fossimo al cabaret. Invece no, la CEV nella scia della Fivb si comporta e agisce come se del volley e dei suoi riflessi mediatici non gliene fregasse nulla.
In questo discorso parliamo della realtà italiana, è vero, ma non si dice sempre che l’Italia è una delle avanguardie mondiali di questo sport?
Allora, giornalisti al seguito dei due Europei ce n’è soltanto uno dei giornali (pronto a correggere, integrare, precisare, se sbaglio scrivendo da Roma): Davide Romani della Gazzetta dello Sport, che è a Belgrado. Gli altri due quotidiani sportivi non sono presenti con un loro inviato. Scrivono e firmano i servizi o dalla redazione o collaboratori che dirigono siti di volley, come Carlo Lisi (iVolley magazine) e Luca Muzzioli (Volleyball.it).
Lontanissimi i tempi, iniziati con gli Europei di Stoccolma nel 1989, in cui la Nazionale di pallavolo era seguita da decine di giornalisti professionisti, giornalisti che non scrivevano esclusivamente di volley e che garantivano una visione più ampia della pallavolo.
C’è invece la Rai, con Marco Fantasia e Giulia Pisani per gli Europei femminili, Maurizio Colantoni e Andrea Lucchetta per gli Europei maschili, con i passaggi in studio che coinvolgono Iacopo Volpi e Simona Rolandi con Consuelo Mangifesta e Fabio Vullo a commentare come ex pallavolisti. Per Dazn stasera finale con telecronaca di Fabrizio Monari e Maurizia Cacciatori a commentare.
La realtà è che la pallavolo non ha praticamente più giornalisti italiani al seguito, a parte la tv e la Gazzetta dello Sport (e comunque non ai livelli del passato).
Non essendo sul posto non so quantificare la presenza giornalistica della stampa degli altri Paesi.
La realtà è che sia la FIVB che la CEV, vedono da tempo la stampa come il fumo negli occhi. Uno sgradevole effetto collaterale che a loro giudizio non serve a niente. Bisogna ammettere che, castroneria dopo castroneria, i loro scopi li hanno raggiunti. I giornalisti al seguito non ci sono quasi più.

Disposizioni ridicole per le foto, inutili o al buio

Il minimo della pena è il giornalista che scrive da casa o dalla redazione, seguendo il volley davanti alla tv. Una volta si era una minoranza, ora la stragrande maggioranza degli articoli e non solo di volley, si scrivono a distanza. Ma anche in questo caso non li si agevola.
Perfino nell’aspetto più meritorio: le foto delle partite messe gratuitamente a disposizione dei media (un bel servizio, non c’è dubbio). Aprite a caso una qualsiasi delle gallery. Su una trentina di foto, forse sei o sette al massimo sono realmente utilizzabili dai giornali. Le altre sono con soggetti improponibili e di nessun interesse. La colpa è dei fotografi: no, delle disposizioni che sono state a loro impartite. E ci sono tante foto buie. L’altra grande genialata di FIVB e CEV: far calare le tenebre nei Palasport, tanto per…sgradire.
Ci vorrebbe a questo punto il grande Totò, con il suo pimice e pomice (indice e pollice) a tenere spalancati gli occhi dei fenomeni che hanno deciso questi format, per raggiungerli con spruzzi di liquidi salivari, volgarmente noti come sputi.
Eppure così va il mondo, non solo nello sport: l’incompetenza al potere, la forma (sbagliata) piuttosto che la sostanza. Il tutto in un contesto fuori dal mondo: c’è crisi economica ovunque, i media non hanno più risorse da spendere? Beh, gli Europei spiaccicati in quattro diversi Paesi sono il colpo mortale.
Uomini a Cracovia, Danzica e Katowice, in Polonia, a Ostrava, in Repubblica Ceca, a Tallinn, in Estonia, e a Tampere, in Finlandia.
Donne a Belgrado, in Serbia, a Zara, in Croazia, a Cluj-Napoca, in Romania e a Plovdiv, in Bulgaria.
Uno strazio per le squadre costrette a viaggi estenuanti, una barriera per la stampa che dovrebbe seguire, con le sole certezze della prima fase.
Mi chiedo ormai da anni perché FIVB e CEV abbiano voluto progressivamente massacrare la pallavolo, dando potere e ingaggi agli pseudo creativi (Vieni avanti cre…ativo) pagati per adottare nel volley strategie forse valide per altre cose e in altri luoghi.
Non è un discorso da nostalgico di una pallavolo che non c’è più. L’ho vista cambiare tante di quelle volte… E i cambiamenti non dispiacciono, se sono validi e non fatti tanto per cambiare.
Ma come si fa a non riconoscere che alla fine le novità volute dall’allora presidente Acosta e dalla sua signora Malù, hanno cambiato ma non ucciso la pallavolo: dal tie-break al tocco di piede, al libero.
Le castronerie che sono venute dopo: dai tabellini con le definizioni cool dei muri (follia) alle premiazioni al buio e distanti dal campo, uno alla volta. E le mixed zone per le interviste respingenti per la stampa non televisiva.
Hanno dovuto cambiare perfino il nome alla World League, un marchio che altri sport ci hanno poi copiato (la pallanuoto ad esempio), per scimmiottarne uno già reso celebre dal ben più popolare calcio: Nations League. Peggiorandolo, al punto che anche giocatori e tecnici quando ne parlano dicono VN, acronimo di Volleyball Nazions League, appunto per distinguerla dal calcio.
Peggio di cosi?! Più impersonale di così si muore. Infatti…

P.S.: se qualcuno conosce il significato del logo scelto dalla CEV per gli Europei, tra uomini e donne cambiano solo i colori, lo apprenderei volentieri e con enorme curiosità.

Leandro De Sanctis

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