La terra dell’abbastanza | Recensione

Certi film assumono il valore di testimonianze sociologiche che valgono come è più di un saggio. La terra dell’abbastanza è un film duro che rispecchia e racconta frammenti di una società mai abbastanza conosciuta e considerata. Fabio e Damiano D’Innocenzo sono fratelli gemelli: 32 anni, nati a Roma, quartiere Tor Bella Monaca, ma vissuti poi nel litorale tirrenico, tra Anzio, Nettuno e Lavinio seguendo gli spostamenti del padre pescatore.
La terra dell’abbastanza è il loro esordio folgorante, un’immersione nella realtà di una periferia disastrata, nei luoghi e nelle persone.
Il dialogo iniziale tra Manolo e Mirko, Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti (entrambi molto bravi), proietta subito nell’universo dei due ragazzi studenti. I loro ragionamenti fotografano una povertà intellettuale e un disagio che tradiscono ingenuità e modestia.
Ma i modelli sono quel che sono e quando accade il fatto che sconvolgerà le loro vite, è l’adulto che ne determina le scelte sbagliate e un modello di sviluppo balordo e perdente. Al di là delle apparenze e le illusioni scellerate che il papà di Manolo (Max Tortora) detta dal garage in cui si è ridotto a vivere. E quando i figli hanno punti di riferimento così sballati e incapaci di riconoscere, custodire e insegnare valori, difficile stupirsi della piega degli eventi.
Manolo e Mirko si ritrovano a vivere una realtà più grande di loro, anche perché altri adulti li usano in quella terra di nessuno dove la malavita arruola per i suoi scopi, con soldi facili poi pagati a caro prezzo, la manovalanza, ingenua e per lo più ignorante, del crimine.
I valori dell’esistenza sono rovesciati, la gioventù terra terra è facilmente abbagliata dalla prospettiva di uscire con una scorciatoia dalla miseria, presente e futura. La terra dell’abbastanza mette in scena con realismo e vigorosa potenza, delle immagini e della sceneggiatura, questo viaggio verso il nulla. Lo sprofondare nelle tenebre senza un briciolo di consapevolezza. Si uccide, si incassa, si spende platealmente e ci si vanta dell’illusorio ed effimero status conquistato.
Il film, che ha riscosso premi in ogni Festival che lo ha accolto, ha la forza di certe opere del neorealismo. E’ girato con maestria e restituisce mirabilmente lo squallore, ora dolente, ora metabolizzato e non più riconosciuto, di una periferia romana dove la legalità è assente e dove le gang criminali di basso livello, tra usura e prostituzione, dominano il territorio più o meno indisturbate, facendosi periodicamente la guerra tra loro.
La chiusura delle sale cinematografiche per la pandemia ha ora rinviato a data da definire l’uscita del nuovo film dei fratelli D’Innocenzo, Favolacce, già premiato al Festival di Berlino per la migliore sceneggiatura, che ha Elio Germano come protagonista e Max Tortora voce narrante.

La terra dell’abbastanza, la scheda

LA TERRA DELL’ABBASTANZA – Italia 2018. Regia: Fabio e Damiano D’Innocenzo. Interpreti: Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Max Tortora, Luca Zingaretti, Milena Mancini, Giordano De Plano, Michela De Rossi. Durata 95 minuti.

La terra dell’abbastanza, il trailer

Leandro De Sanctis

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