Arena, gli Europei e le “spine” del volley business

Arena, gli Europei e le “spine” del volley business.
Da tempo desideravo poter dialogare a ruota libera e con franchezza di problematiche pallavolistiche legate all’organizzazione e alla politica del volley europeo e mondiale. Nell’era di Ruben Acosta, presidente della Federazione Internazionale (FIVB) per ventiquattro anni, dal 1984 al 2008, non era complicato parlarci, soprattutto nel corso degli eventi oltre che al telefono.
Le cose anche a livello di comunicazione, sono cambiate rendendo tutto diverso e allargando la forbice tra i “governi” e gli addetti ai lavori, quando il volley è diventato patrimonio brasiliano e sono state compiute scelte radicalmente diverse. Probabilmente hanno fruttato a livello economico, ma sono andate a nocumento del gioco della pallavolo e della comunicazione. L’occasione è arrivata in occasione della presentazione, a Roma presso il Coni, dei due Europei di volley che l’Italia si accinge a ospitare.

Renato Arena è il vicepresidente della Confederazione Europea del Volley (CEV) che ha Alexandar Boricic presidente. E in quanto tale fa parte di diritto anche del Board della FIVB presieduta da Ary Da Silva Graça Filho. Nella scacchiera dirigenziale della pallavolo, è l’italiano più in alto.
Sessantotto anni, nativo di Acireale, entrò nella CEV in occasione degli Europei che Roma ospitò nel 2005 e poi sostituì Carlo Magri quando lasciò il suo posto in FIVB.
Renato Arena in gioventù ha praticato vari sport: correva i 1500 nell’atletica e soprattutto giocava a pallamano, nell’Enna, e arrivò alla qualifica di arbitro internazionale. Alla pallavolo, in FIPAV arrivò a livello territoriale , fino ad entrare nel Consiglio Federale, dal 1996 al 2008.

Anche gli Europei 2023 sovrapposti

Allora, cominciamo con il solito problema della sovrapposizione del calendario. Gli Europei femminili negli ultimi giorni si sovrappongono all’avvio degli Europei maschili togliendosi spazi a vicenda, in base ai risultati. E non è la prima volta. Perché non si riesce a eliminare questa sgradevole concomitanza?
“Perché c’è la contrazione dei campionati nei calendari, forse sarà l’ultima volta. Si intreccia il programma delle qualificazioni olimpiche, non abbiamo più giorni a disposizione. Iniziando prima si va a cozzare con la Volleyball Nations League. Col cambio del calendario, gli Europei dovrebbero andare nell’anno delle Olimpiadi, successivamente ai Giochi. Dal 2026 gli Europei avranno valore anche come qualificazione olimpica, nel 2028 varranno come qualificazione per i Mondiali.

Mentre la gioventù soprattutto si batte nel mondo per l’ambiente, lo sport e anche la pallavolo da anni fa disputare i suoi eventi, mondiali ed Europei, in tante città, obbligando a spostamenti deleteri per gli atleti e per i consumi derivanti. Se è diventato troppo dispendioso organizzare per un solo Paese è perché il gigantismo ha prevalso.
L’obiettivo è quello di promuovere la pallavolo. Perciò si è data la possibilità di partecipare a più Paesi. Aumentando il numero da 16 a 24 c’è promozione maggiore, ci sono più dirette televisive, maggiore attenzione dei governi e degli sponsor, dei media. L’incremento c’è stato, anche a livello televisivo. In fondo in Europa non facciamo grossi spostamenti: al massimo tre, con il quarto per chi raggiunge le semifinali. Riguardo il fatto che si possono ripetere partite del girone va detto che il format c’era già da prima, accade anche all’Olimpiade. Poi certo, tutti i format sono manipolabili, anche se facciamo di tutto per evitarlo. E’ però vero che nella VNL si deve viaggiare tanto e in tutto il mondo”

“A Israele solo un prestito che rientrerà”

Le chiedo un chiarimento sulla polemica che ha riguardato i soldi dati dalla CEV alla federazione di Israele, per consentirle di ospitare regolarmente la poule degli Europei maschili.
“Intanto va precisato che non si tratta di una regalia ma di un prestito, che riavremo nel giro di quattro anni. E’ un aiuto che abbiamo dto anche ad altre Federazioni, come Croazia, Macedonia e Norvegia per il beach volley. Israele non pagherà interessi, ma restituirà il prestito. Il ministro ha firmato l’impegno

Volley sempre più business economico, sempre meno sport. Il volley non si sottrae a questo modo di considerare lo sport, gli atleti e il pubblico. Ma questa è un’accusa che riguarda soprattutto la FIVB.
Riguardo gli Europei, la CEV impone ai Paesi ospitanti il prezzo dei biglietti? Sembra che a Verona (si giocherà all’Arena) per l’apertura degli Europei femminili (Italia-Romania, 15 agosto) non se ne siano venduti come ci si aspettava.
Nel contratto che abbiamo con gli organizzatori non è previsto: a parte i posti che la Cev chiede per le finali, diamo dei consigli rispetto a un mercato che si muove. Sono le federazioni che adottano il sistema e il prezzo dei biglietti, abbiamo un’agenzia internazionale che controlla il flusso dei biglietti. Ci facilitano il compito. Verona? Probabilmente la causa è che la prevendita è iniziata tardi. Ma penso che alla fine ci saranno almeno 8.000 spettatori”

A chi governa il volley piace la pallavolo o solo i soldi che dà?

L’impressione è che soprattutto alla FIVB (che ha perfino imposto di giocare set di Nations League senza la maglietta della propria Nazionale, a scopo pubblicitario) e a rimorchio la CEV, la pallavolo in quanto tale non piaccia. Ci si inventano novità che non hanno a che fare col gioco. Palazzetti al buio, fotografie fatte con criteri sbagliati. E nella maggior parte dei casi inutili per giornali e riviste, musica assordante anche dopo la fine delle partite, che rende impossibile lavorare. A volte nemmeno si gioca sul classico campo con il flex colore arancio che è diventato elemento caratterizzante della pallavolo. Il sacrilegio degli inventati “monster block” che finivano nei tabellini ufficiali.
Perché le organizzazioni del volley ritengono la stampa un nemico e la trattano di conseguenza? Posti stampa che non permettono di vedere il campo, press conference ancorate a vecchi schemi e troppo spesso poco appetibili. L’impressione è che inseguendo solo i soldi, che indubbiamente nelle casse soprattutto della FIVB sono arrivati, non si sia cresciuti di pari passo con il movimento agonistico: in poche e brutali parole, questa pallavolo non ha i dirigenti che meriterebbe.
Naturalmente non è un interrogativo al quale Renato Arena possa rispondere esplicitamente, pur ammettendo che “molto probabilmente ci sono errori da parte delle istituzioni che dovremmo modificare. La stampa è importante, diversa dalla televisione ma importante“.

Volley e Fondi, “invasioni” al di là delle competenze

La FIVB ha scelto la strada dei fondi di investimento, con la CVC capital partner è nata Volleyworld. La promessa era che non si sarebbe intaccata la materia ma la realtà dice che invece, entrati in ballo i soldi, anche gli aspetti tecnici sono stati intaccati eccome. Seguendo anche percorsi che hanno ignorato le competenze. Tante volte anche su questo sito ho scritto che la FIVB ha sbagliato e sbaglia volendo scimmiottare gli sport americani, nella sua attività e con la VNL.
Ma al riguardo Renato Arena dice che “il volley è cresciuto tantissimo nei social e da qualche anno è ai primissimi posti tra gli sport olimpici”.
Non può entrare nel merito delle scelte della FIVB ma, parlando per la CEV, Arena tiene a sottolineare che deve sottostare alla FIVB che legifera.
Con il presidente Boricic cerchiamo di tutelare la pallavolo europea, di garantirle benefici. Possiamo esporre le nostre considerazioni ma non decidiamo noi, il nostro peso specifico è limitato”
Insomma, nel regno del volley fare la guerra alla FIVB porterebbe a un massacro, ma chi ama la pallavolo cerca di salvare il salvabile.
Non ci siamo opposti al cambio del calendario – tiene a sottolineare Arena – ma abbiamo fatto in modo che non ci fossero più certi tornei”

Russia in guerra esclusa dallo sport

Capitolo Russia, esclusa dallo sport dopo l’assurda guerra dichiarata all’Ucraina.
Non la viviamo bene questa situazione. Credo sempre nei valori dello sport e, parlando a titolo personale, penso ci sia stato un errore basilare da parte del CIO: la decisione affrettata di esclusione. Penso soprattutto a coloro per i quali lo sport è un lavoro”

Sintetizzando il personale pensiero di Renato Arena, si può dire che lo sport che sogna non è precisamente quello che c’è. Ritiene fondamentale che ci sia un percorso di formazione sportiva che conduca ai massimi livelli dirigenziali, perché non è detto che un esperto di marketing ne sappia più di chi lo sport lo ha vissuto e lo conosce in ogni risvolto. Perché il volley non è uno sport che si può avere la presunzione di conoscere dopo pochi mesi.

Al di là dei ruoli e di quello che è diventato un lavoro, Arena ribadisce che la pallavolo è anche la sua principale passione. Lontano dalla rete cosa c’è?
Mi piace leggere, sono appassionato di John Grisham, dei fumetti: sono un collezionitista di Diabolik che mi riporta alla gioventù. Per hobby seguo tutto lo sport. Non vedo tanta tv ma quando l’accendo spesso litigo con mia moglie perché lo sport mi cattura. Cinema poco, ma sono un cultore del vino, mi piace andare per enoteche, ho fatto fatto anche il corso di assaggiatore. Mi piace seguire altre culture. La musica? Quella di oggi mi prende poco, sono ancorato alla musica degli anni ’70 e ’80, dai cantautori alle band”

Leandro De Sanctis

Torna in alto