Sanremo 2022, fattore E: Elisa e Emma star della seconda serata. Sbaglierò, ma le canzoni della seconda serata mi sono parse globalmente di livello inferiore a quelle ascoltate nella prima. Ad eccezione delle due donne che hanno scaldato la serata, ognuna con il suo stile: Elisa ha proposto O forse sei tu, un brano che starà bene nel suo repertorio classico. Melodia e risalto alle sue qualità vocali. Emma con Ogni volta è così si è impadronita del palcoscenico con il piglio di chi sa come mostrare voce e personalità. Il tutto in maniera genuina.
Cosa che non si può dire per tutti i cantanti che nelle due serate si sono esibiti. Specie tra i giovani si è percepita una fastidiosa presunzione non giustificata mai e soprattutto in assenza di qualità canore. E sto sorvolando sul look discutibile di molti, perché solo di musica vorrei parlare. Anche se ammetto che avrei la curiosità di sapere se Irama aveva in programma un’esibizione a torace nudo, ma poi avendolo già fatto Achille Lauro ha rimediato al volo una rete di pescatori….
Nella prima serata era parso che il volume delle voci fosse troppo basso e quindi in molti brani sovrastato dall’orchestra. Di alcune canzoni non si riuscivano a capire le parole, complici anche i cantanti. Anche la seconda serata ha offerto qualche stecca. Le Vibrazioni, il gruppo forse più rock del Festival, da un lato si è fatto notare per l’omaggio sulla batteria a Stefano D’Orazio, il batterista dei Pooh purtroppo prematuramente scomparso, dall’altra per l’incedere incerto anche oltre i limiti della stonatura, del suo cantante. E’ parso come se avesse sbagliato registro, partendo sempre un filino troppo in alto. Peccato perché a mio avviso il brano Tantissimo non era male. Se non si fosse stonato tantissimo.
Ho apprezzato la sobria intelligenza di Giovanni Truppa e del suo Tuo padre, mio padre, Lucia proposto senza fronzoli facendo leva sulla storia raccontata, con con un testo easy e ritornello reiterato all’infinito, magari anche senza senso. Non mi è piaciuta la spocchia di Sangiovanni e la sua banalità. Onesta la prova di Matteo Romano, ma il suo Virale è già debitore della modalità di canto del passato Mahmood.
Iva Zanicchi ce l’ha messa tutta, ma il brano Voglio amarti nasce vecchio, forse classico per qualcuno ma datato.
La Chimica tra Donatella Rettore e Ditonellapiaga indubbiamente c’è e si è vista: un ballabile che chiede solo di farsi ricordare col suo refrain tormentone. Classico pezzo di Fabrizio Moro, Sei tu, appunto. Sempre dignitoso anche se non spacca.
Con Tananai e il suo Sesso occasionale si torna nel club dei cantanti che o per emozione o per incapacità, non riescono a non deragliare dai binari dell’intonatura. Impressionanti le sue stonature. Senza guizzi Irama: Ovunque sarai non stupisce.
Aka 7even vestito di biancorosso (amicia e giacca) canta Perfetta così, ma la canzone non lo è.
Non mi è dispiaciuta Abbi cura di te, della strana coppia Highsnob e Hu.
Sanremo 2022, d’accordo con la Sala stampa
Come nella prima serata, almeno per i primi posti il voto della sala stampa coincide con i miei gusti, con le scelte che avrei fatto se avessi dovuto votare. Indiscutibilmente ai primi due posti Elisa ed Emma.
Credo e mi auguro che il vincitore, o la vincitrice del Festival 2022 di Amadeus uscirà dalle prime sei attuali posizioni. Elisa era data favorita ancor prima di salire alla ribalta, tanto per soddisfare i soliti sospetti. Potrebbe battersela con Mahmood e Blanco, i miei preferiti per la vittoria finale. Con La Rappresentante di lista grande outsider e Dargen D’Amico che è stata una delle piacevoli sorprese. Emma e Gianni Morandi non sono ceeto delle sorprese, ma la loro vitalità da animali da palcoscenico, ha colpito.
Un Festival senza musica nuova, con troppe canzoni che hanno strizzato l’occhio al passato e troppe stonature. L’impressione è anche la gioventù stia cedendo alla tentazione del classico riflusso. E nella musica manca il coraggio di uscire dagli schemi classici sanremesi.
