Brignone, combinata di bronzo. Valieva pagina nera olimpica

Brignone, combinata di bronzo. Valieva pagina nera olimpica. Il collega Fausto Narducci, che ha seguito nove Olimpiadi per la Gazzetta dello sport, scrive per noi di Pechino 2022. Ogni giorno il pagellone dell’Olimpiade Invernale. Da 10 a 1 un voto per tutte (o quasi) le discipline in programma, un modo diverso e divertente per rileggere la giornata olimpica. Nella tredicesima giornata il bronzo di Federica Brignone in combinata ha portato il bottino azzurro a 16 medaglie, secondo di sempre dopo i 20 podi di Lillehammer ’94. Con due soli primi posti abbiamo però un oro in meno di PyeongChang 2018 e siamo al 13° posto nel medagliere generale.

SENZA VOTO: Il delitto perfetto del pattinaggio

Il delitto (o il suicidio) perfetto è compiuto. Kamila Valieva, la quindicenne russa che avrebbe messo a soqquadro tutta l’Olimpiade se fosse finita sul podio, con una drammatica performance, fatta di cadute e salti sbagliati, nel libero finale è scivolata dal primo al quarto posto. La pattinatrice scomoda si è fatta da parte. Incredibile, forse mai vista, una cosa simile alle Olimpiadi: la russa, positiva a un controllo antidoping ma ancora in attesa di controanalisi, ha gareggiato in condizioni di tensioni e pressioni psicologiche disumane per una quindicenne e questo non è giusto. Sarebbe stato giusto squalificarla e comunque fermarla per il bene di tutti, ma non umiliarla così, vista la giovane età. Ma per il Cio è andata bene perché in caso di suo podio sarebbe stato congelato (fino alle controanalisi e ai processi sportivi del Tas) il risultato dell’individuale e forse anche della gara a squadre già vinta dalla Russia, Per la cronaca ha vinto nettamente l’altra russa Anna Shcherbakova con un punteggio clamoroso (255,95) che la stessa Valieva, anche al meglio, avrebbe fatto fatica a raggiungere. La Russia, comunque contenta e quasi sollevata di non dover affrontare il caso, si prende anche l’argento con Alexandra Trusova (251,73) e il bronzo va alla giapponese Kaori Sakamoto con 233,13. La Valieva, in testa dopo il corto, è quarta con 224.09. Annotazione tecnica: le russe, dopate o no, hanno trasformato il pattinaggio di figura in una competizione acrobatica, fatta più di tecnica che di grazia artistica. Non c’è più spazio per gli Stati Uniti (la migliore americana oggi è settima), c’è poco spazio per le asiatiche e crediamo che non ci sarebbe stato spazio neanche per la nostra Carolina Kostner. Una pagina nera per l’Olimpiade e per lo sport alla quale non ci sentiamo di dare neanche un voto.


DIECI: Meglio Fede o Sofia? Ben venga la rivalità


Alla fine bisognerà pesare le due medaglie di Federica Brignone con l’argento in discesa conquistato da Sofia Goggia a soli 23 giorni dall’infortunio e sarà difficile scegliere. Non avrà sicuramente dubbi Mamma Quario-Brignone che a Radio Capital si è fatta prendere un po’ la mano nel mettere in dubbio la gravità dell’infortunio della bergamasca ma va ammirata per la sincerità (da vera giornalista) con cui ha descritto la rivalità fra le due azzurre di punta. Ovviamente non ci possono essere paragoni fra un argento e un bronzo (Brignone) e un solo argento (Goggia) ma è il fattore umano a far rifulgere di più mediaticamente (magari discutibilmente) la singola impresa dell’eroica bergamasca. Eppure la Brignone ha sfatato un tabù: nella combinata femminile l’Italia non era mai andata oltre il quarto posto di Celina Seghi (1948) e Morena Gallizio (1992). E la Brignone è la terza sciatrice azzurra a ottenere due podi nella stessa edizione olimpica dopo Isolde Kostner ’94 e Deborah Compagnoni ’98. Tre medaglie olimpiche complessive (come solo Compagnoni e Tomba hanno saputo fare) e una coppa del Mondo assoluta fanno della Brignone una campionessa che vorremmo tenere in cassaforte fino ai Giochi italiani del 2026.


NOVE: Cronaca di un’illusione dorata


Basta comunque analizzare la prestazione di oggi della milanese-valdostana Brignone per apprezzare la sua impresa. Pur con l’assenza della Vlhova, l’azzurra sulla carta era tagliata fuori dal podio dal trio Shiffrin, Gisin e Holdener e se la sarebbe giocata con Ledecka, Miradoli e Siebenhofer per la quarta piazza. La discesa non aveva spostato i parametri: l’americana, in cerca di riscatto dopo le delusioni delle precedenti quattro gare. si era posizionata in pole position col quinto posto e la garanzia che lo slalom sarebbe stato disegnato a suo favore dall’allenatore americano Michael Day. Fra le aspiranti al podio dopo la discesa comandava però la sorprendente Ledecka (2^) su Siebenhofer (3^), Miradoli (4^), Shriffrin (5^), Brignone (8^), Holdner (11^) e Gisin (12^). Fra le altre italiane: Curtoni uscita, Nicol Delago nona e Bassino 13^. Per noi nottambuli lo slalom all’alba si presentava come la finale di un thriller: molti hanno puntato a colpo sicuro sull’americana. E invece le slalomiste, scese nell’ordine di piazzamento della discesa, hanno sovvertito tutti i pronostici: applausi alla super-poliedrica Ledecka (sarà quarta col quinto tempo dello slalom: un altro miracolo), delusione francese per la Miradoli ritirata e lacrime per la Shiffrin capace di tradire il suo allenatore (o viceversa?) con l’uscita dopo poche porte. La Brignone qui ha forse fatto la più bella gara della sua Olimpiade (alla fine avrà il quarto tempo di manche) e al traguardo non ha potuto fare a meno di pensare alla vittoria. Che le due svizzere pagassero anche loro il tracciato così insidioso? Niente da fare: Holdner (3° tempo di manche) le ha dato 1”10 e la Gisin 2”16. Per l’azzurra comunque un magnifico terzo posto dietro a due slalomiste che hanno fatto valere la loro specializzazione. E meno male che la Siebenhofer non è andata oltre il 10° posto in slalom fermandosi al 7° finale: anche per l’austriaca una clamorosa occasione persa. Peccato per l’uscita di Delago e Bassino: la valdostana potrà sfogare la sua rabbia nel team event di sabato.


OTTO: Ledecka superWoman anche nello slalom

Lasciateci esprimere ancora una volta tutta la nostra ammirazione per Ester Ledecka, la ceca mascherata (avete notato che non toglie mai gli occhiali da sci, neanche sul podio) che probabilmente saprebbe esprimersi ai massimi livelli, se soltanto volesse, anche nello sci nautico e nelle tavole a vela. Con gli sci e gli snowboard lei sa fare di tutto. Nella saga fumettistica di Zagor, concedeteci una divagazione personale, c’è un personaggio che si chiama SuperMike, capace di essere il numero uno in tutto, dal lavoro a maglia durante i viaggi in diligenza o nel poker sui tavoli dei saloon. La Ledecka ce lo ricorda. Dopo l’incredibile doppio oro di PyeongChang in superG (sci) e parallelo (snowboard), a Pechino si è ripetuta nella tavola e ha collezionato un quarto (combinata) e un quinto posto (superG) con gli sci. Solo in discesa ha commesso un grave errore che l’ha relegata al 27° posto. Ma è incredibile quello che ha fatto vedere oggi nello slalom, specialità che quasi non pratica neanche in allenamento: 5° posto parziale con uno stile aggressivo che ha del soprannaturale. Ecco, lei è la vera SuperWoman delle nevi. Con tanto di mistero: perché nasconde sempre gli occhi dietro la maschera?

Abramenko-Burov, abbraccio contro la guerra


SETTE: Abbraccio fra l’ucraino e il russo del freestyle

Nell’Olimpiade degli abbracci memorabili quello che entrerà nella storia riguarda indiscutibilmente un ucraino e un russo. Come poteva essere altrimenti? Al Genting Snow Park di Zhangjakou, nella gara di aerials (salti) del freestyle, l’ucraino Oleksandr Abramenko è arrivato secondo con 116,50, il russo Ilia Burov terzo con 114,93. Sul podio solo i tifosi si sono filati il vincitore Qi Gangpu, alla quarta Olimpiade, perché tutte le attenzioni sono state rivolte ai rappresentanti di due Paesi non solo nemici ma anche sull’orlo di una guerra che preoccupa il mondo. E’ andata esattamente come a PyeongChang dove l’ucraino primo aveva continuato a salutare e ad abbracciare il russo, anche allora terzo. Stavolta l’abbraccio avvolto nelle rispettive bandiere ha avuto però un potere ancora più simbolico perché la guerra sul confine della Crimea non è mai stata così vicina. Le Olimpiadi antiche facevano sospendere le guerre, oggi urlano che non si devono neanche cominciare.


SEI: La favola di Brittany finisce sul podio


Nei 1000 metri della pista lunga, favola a lieto fine per Brittany Bowe che, come raccontato più volte, dopo i Trials aveva ceduto il posto dei 500 metri a Erin Jackson (infortunata) guadagnandosi il ruolo di portabandiera. Recuperata in base al riequilibrio delle quote anche nei 500, Brittany era stata solo 16^ nella gara breve vinta dalla connazionale, primo oro afroamericano, ma oggi la Bowe si è guadagnata anche il suo podio. Terza nei 1000 metri vinti dalla giapponese Miho Tagagi davanti all’olandese Jutta Leerdam

CINQUE: Paura per la Fantelli nello skicross

Attimi di paura per Lucrezia Fantelli nello skicross. L’azzurra che era stata ottima sesta nel seeding round e stava guidando il proprio ottavo di finale davanti all’australiana Kennedy-Sim e alla russa Chirtkova quando è atterrata male su un salto ed è rimasta sulla neve. Soccorsa in toboga è in attesa di accertamenti ma non desta preoccupazioni. L’altra azzurra Jole Galli è arrivata fino ai quarti. Dominio assoluto della svedese Sandra Naeslund che ha condotto sempre in testa la finale. Argento alla canadese Thompson e bronzo alla tedesca Meier dopo la squalifica della svizzera Fanny Smith al termine di una lunga review.


QUATTRO: Wendy non ha potuto fare… l’amica


C’è la rivalità Goggia-Brignone ma a quanto pare anche le svizzere non scherzano. Avete visto la faccia di Wendy Lendener quando la compagna Michelle Gisin, peraltro campionessa uscente e già bronzo in superG, le ha tolto l’oro della combinata per la bellezza di 1”05? Altro che riconoscerne la superiorità! Non è bastata la precedente collezione di medaglie (un oro, un argento e due bronzi) alla 28enne svizzera e neanche la presunta amicizia con cui i telecronisti italiani descrivevano la loro “sorellanza” sciistica, divisa dai differenti Cantoni ma unita dall’anno di nascita (1993). Quando Michelle si è avvicinata per abbracciarla, Wendy ha visibilmente masticato amaro, si è liberata velocemente ed è scappata dal parterre inseguita dalla connazionale che in quel momento, ai suoi occhi, era solo una sciatrice che le aveva tolto l’oro. Da quel momento e per tutta la cerimonia di premiazione sul volto della Holdener si è stampato un sorriso di ghiaccio: l’impressione è che avrebbe voluto tirare uno sci in testa all’amatissima compagna che non la smetteva di esultare e di abbracciarla…Bisognerà chiedere informazioni al nostro De Aliprandini quando Michelle tornerà a casa in Italia per sapere come è andata dopo la premiazione…


TRE: Il curling maschile peggio di Torino

La sconfitta al 12° turno con la Norvegia è stata ininfluente nell’eliminazione. Dopo l’oro nelle coppie la squadra maschile del curling non ha brillato. L’Italia ha chiuso mestamente al nono posto con 3 vittorie e 6 sconfitte: una vittoria in meno di Torino 2006. Svezia-Canada e Usa-Gran Bretagna si sono giocate il podio in semifinale.


DUE: La Shiffrin come Biles e Osama


Ne abbiamo già parlato ma Mikaela Shiffrin è veramente la grande sconfitta di questa Olimpiade comunque andrà il Team Event, ultima occasione per mettere una medaglia in valigia nel ritorno in America. Alla vigilia c’era il dubbio se ci sarebbe stato posto nel bagaglio per i suoi trofei cinesi ma invece Mikaela ha chiuso la sua Olimpiade individuale con i seguenti piazzamenti: 18^ discesa, 9^ superG, ritirata Gigante, Slalom e Combinata. Sicuramente la depressione vissuta con la morte del padre ha avuto i suoi effetti ma gli ultimi risultati di Coppa del Mondo non avevano fatto presagire nulla di tutto questo. Come Biles e Osaka a Tokyo, la reginetta dello sci alpino ha pagato una profonda crisi psicologica ma nel suo caso c’è qualcosa di più: nervosismo, involuzione tecnica ed errori di programmazione. Vedendola sorridere sempre e comunque nel parterre noi continueremo a fare il tifo per lei anche se i maligni ci dicono che quella è solo una maschera.


UNO: Le americane battute nell’hockey femminile


Un’altra delusione per gli Stati Uniti nell’hockey. Dopo l’eliminazione maschile è arrivata la sconfitta nella finale femminile col Canada che ha tenuto in pugno la partita fin dall’inizio e hanno vinto 3-2. Parziali 2-1, 1-1-0-1

Fausto Narducci

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