Zagor in edicola, nella scia di Blek e Miki

di Fausto Narducci

Non è Tex, il riferimento assoluto dei fumettari di ogni epoca, e neanche Dylan Dog, il mito delle nuove generazioni dei Comics. Ma Zagor — che è in fondo l’ultimo sopravvissuto degli eroi della foresta detti tarzanidi ma fa capo alla genìa del Grande Blek e del Comandante Mark — ha un pubblico che per il suo eroe raggiunge vertici di fedeltà e attaccamento superiori a tutti gli altri.
Basta fare un giro alle mostre e alle esposizioni bonelliane, dove le memorabilie dello Spirito con la Scure sono fra le più richieste. La verità è che, di fronte al culto texiano e alle idolatrie dylaniane, noi zagoriani siamo meno disposti a esporci. È il momento di fare outing: Zagor è il mio fumetto preferito, quello che ha un posto di prestigio nella mia biblioteca e quello di cui non ho mai perso un solo numero, neanche delle edizioni speciali o monografiche riservate alla comicità della sua compagnia di giro.
Ma è proprio una certa visione superficiale di questo eroe bonelliano, quello in cui più si vede la mano dell’editore, che vogliamo sfatare: la forza di Zagor, quella che più ce lo fa amare e che ha coagulato attorno all’abitante di Darkwood un pubblico di estimatori, è l’anelito di giustizia che trapela dalle imprese e soprattutto dalle nuvole parlanti di queste storie. Se Tex è un eroe pratico e asciutto, perfino sbrigativo nel suo modo di risolvere gli attriti, Zagor condisce le sue missioni con quella saggezza filosofica che ha aveva trasmesso papà Nolitta, di cui è il continuatore pensante in questo mondo di carta dove tutto è concesso.

Zagor, “politico” ideale


Nella nostra immaginazione Zagor sarebbe oggi il politico ideale. Non è esente da dubbi, spesso deve convincere Cico sui suoi slanci di lealtà che, grazie a questo artificio letterario, vengono accompagnati da illuminate motivazioni. Ecco perché per noi lettori della prima ora Zagor è un padre putativo, saggio e onesto, che può ispirarci nella vita di tutti i giorni. Dovendo spaziare in tutti i generi del fumetto, ha vissuto i suoi alti e bassi di qualità, forse non è riuscito a rinnovare il suo pubblico come avrebbe sperato la Casa Editrice e non ha ottenuto i riscontri mediatici riservati al fratello maggiore Tex.
Eppure resta il più identitario e anche il meno convenzionale degli eroi bonelliani: non è che cinema e letteratura abbiano mai dato spazio a personaggi contraddistinti dallo stemma della casacca (un’aquila capovolta) e dall’arma di riferimento (un manufatto artigianale di pietra e legno). Zagor resta perciò una specie di eroe mascherato, un po’ fuori dal tempo, che ci cammina accanto come un angelo custode. Anzi, come uno Spirito con la scure.
* dalla Gazzetta dello Sport del 27 dicembre 201

Fausto Narducci

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